Avvenire, 23 luglio 2025
Ecco le costose celle container: ben 83mila euro a posto letto
Mettere i detenuti nei container con lo scopo di dare respiro al sistema carcerario, ormai arrivato al collasso per l’eccessivo sovraffollamento delle celle, giunto a un tasso complessivo del 134%. È la soluzione presa in esame ieri dal Consiglio di ministri su proposta dal Guardasigilli Carlo Nordio in base al piano 2025-2027 definito dal commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio. L’idea iniziale di riconvertire le caserme dismesse, che finora ha riguardato pochi casi (il più rilevante è quello di Grosseto), ha dunque lasciato spazio ora alla proposta di realizzare, in tempi più rapidi e con meno costi, moduli prefabbricati che si dovrebbero aggiungere alle strutture carcerarie già esistenti, utilizzando i cortili o le aree esterne disponibili. L’esempio, anche se nessuno del governo lo ha ammesso apertamente, sarebbe quello dei centri per i migranti costruiti in Albania: i prefabbricati in questo caso non sarebbero isolati, ma sorgerebbero nelle pertinenze degli istituti e potrebbero servire anche come alloggio per gli addetti alla sorveglianza e per dislocare gli uffici.
In base al piano verranno realizzati, da qui al 2027, gradualmente i primi 1.500 container, 400 dei quali da installare subito in via sperimentale. L’obiettivo finale sarebbe quello di ricavare buona parte dei circa 10mila posti letto in più: attualmente i detenuti presenti nei 192 istituti di pena italiani sono oltre 62mila con un surplus di circa 17mila unità rispetto alla capienza regolamentare, dati preoccupanti che da anni non accennano a diminuire.
I tecnici del ministero di via Arenula nei giorni scorsi hanno già effettuato sopralluoghi nella casa di reclusione di Opera e nella casa circondariale di Voghera per individuare gli spazi dove far sorgere le prime “casette” e procedere all’apertura dei rispettivi cantieri. «Si tratta di una soluzione edilizia già adottata in altri Paesi europei – sottolinea l’esecutivo che permetterebbe di affrontare con maggiore rapidità la questione dell’ampliamento edilizio delle strutture carcerarie». Il commissario Doglio ha avviato a marzo le gare pubbliche per i lavori di ampliamento di istituti di pena in sette regioni italiane, per un totale di 384 posti detentivi da realizzare entro il 2025 con una spesa complessiva di 32 milioni di euro (in parte finanziati da fondi del Pnrr), pari a oltre 83mila euro a posto letto. Tra i penitenziari che saranno potenziati successivamente con interventi edilizi di riqualificazione e nuovi padiglioni figurano anche Roma Rebibbia (400 posti in più), Milano Opera e Bollate (complessivamente 600 unità), ls Dozza a Bologna (400 posti con Forlì) e Uta a Cagliari (un centinaio di posti per i detenuti soggetti al regime del 41bis). Sorgerà infine un nuovo carcere da 600 posti a Pordenone.
Non ci saranno, dunque, né indulti, né amnistie. Niente “svuota- carceri”, ma soltanto progetti di snellimento burocratico e investimenti edilizi: difficilmente basteranno, insieme alle altre misure (pene alterative e percorsi di recupero), a decongestionare le strutture penitenziarie e a risolvere la drammatica situazione che ha portato a condizioni di vita spesso disumane, con un costante incremento dei suicidi, arrivati a 45 da inizio anno, delle rivolte e delle aggressioni dietro le sbarre.