Il Messaggero, 22 luglio 2025
Invalsi, bene le scuole statali Deboli le private al Centro-Sud
Scuole a confronto: dai risultati dei test Invalsi emergono differenze importanti tra i vari istituti superiori statali o paritari. A pesare sui risultati negativi delle regioni del Sud, come la Campania ad esempio, ci sono alcuni istituti privati dove si concentrano le maggiori criticità. Prendendo infatti in considerazione solo i dati delle scuole statali, gli esiti rilevati negli istituti della Campania si risollevano notevolmente.
LE REGIONI RILEVATE
Prendendo in esame le regioni tra quelle che hanno un’evidente presenza di alunni iscritti nelle scuole paritarie, vale a dire la Lombardia con 10,5% di studenti, il Lazio con l’11,3%, la Campania con il 28,9% e la Sicilia con il 5,9%, è possibile distinguere all’interno del settore paritario i percorsi di elevata qualità e quelli che mostrano invece maggiori problemi nelle competenze acquisite dagli studenti. I dati presi in esame sono quelli del 2025 relativi agli esiti degli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore (il cosiddetto “livello 13” dei test Invalsi).
In Campania, dove la percentuale del settore paritario nel quinto anno di scuola superiore è la più alta d’Italia, sono evidenti forti differenze tra il comparto statale e quello paritario rispetto alla media nazionale: in Italiano ad esempio il punteggio medio per le scuole statali resta sotto la media nazionale di soli 3 punti ma precipita poi a -41 per le scuole paritarie. In Matematica si presenta la stessa differenza passando dal -6 delle statali al -34 delle paritarie. Medesima situazione anche per quel che riguarda le rilevazioni sulla lettura in inglese (Reading) che va da -1 delle statali sulla media nazionale a -41 delle paritarie. Per quel che riguarda invece gli esiti dell’ascolto dell’inglese (Listening) il livello è comunque molto basso: si va dai 12 punti sotto la media della statale ai 40 delle private.
Quindi, per quel che riguarda la Campania, il risultato generale risulta molto più basso di quello che include nel calcolo soltanto le scuole statali. E dunque è possibile supporre che, in Campania, ci siano alcune scuole paritarie dove avviene una sorta di autoselezione degli alunni, ovvero con una concentrazione di studenti con livelli di apprendimento più bassi rispetto alla media regionale. Ed è così che la presenza di alcune scuole private allarga sia il divario tra settore statale e settore paritario sia, a livello nazionale, la differenza degli esiti complessivi delle scuole della Campania rispetto alla media nazionale complessiva. Un divario di fatto falsato.
Lo stesso ragionamento si può estendere al tema della dispersione scolastica implicita, per cui gli alunni portano a termine gli studi arrivando al diploma ma non dimostrano di aver raggiunto i livelli adeguati di apprendimento. La dispersione implicita raggiunge una percentuale nazionale del 7% per il settore statale mentre si impenna fino al 25,5% nelle scuole paritarie. Un divario molto evidente soprattutto in diverse regioni del Mezzogiorno.
Viceversa, se si osservano i dati della Lombardia la differenza tra scuola statale e paritaria è molto contenuta: si registra una dispersione del 3,4% nelle scuole statali e del 6,1% in quelle paritarie. Una situazione molto diversa da quella che si nota nelle altre tre regioni prese in esame: in Campania la dispersione scolastica implicita nelle scuole paritarie raggiunge il 39,3% contro il 9,1% del settore statale, in Sicilia si va dal 29,1% all’ 11,1% e nel Lazio si va dall’8,8% delle statali al 22,9% delle paritarie. Anche in questo caso è possibile supporre che ci siano dinamiche territoriali profondamente differenziate nella distribuzione e nella funzione delle scuole paritarie.
L’ALTERNATIVA
Nel caso della Lombardia infatti la scuola paritaria può rappresentare un’alternativa comparabile alla statale: la scelta della scuola è quindi guidata principalmente dal progetto educativo-didattico. Nelle altre regioni, come Campania, Lazio e Sicilia, ci sono invece forti differenze tra le scuole paritarie: alcune di indubbia qualità e addirittura di eccellenza, altre al contrario caratterizzate dalla presenza di alunni con maggiore fragilità.
Le forze dell’ordine, negli ultimi anni, si stanno concentrando con indagini e interventi sui cosiddetti “diplomifici": in base ai criteri introdotti dal decreto legge 45/2025 contro i furbetti del diploma, sono state chiuse oltre 70 scuole paritarie con un rilevante calo dei candidati alla maturità in territori specifici, come Enna e Benevento. Attraverso le rilevazioni Invalsi è possibile sfruttare uno strumen di analisi e approfondimento in più per distinguere le diverse tipologie di scuole paritarie. In questo modo si potrebbero individuare quali sono gli istituti che vengono scelti dagli studenti e dalle loro famiglie non per migliorare la formazione degli alunni ma solo per ottenere con più facilità un titolo di studio. Si eviterebbe così di mettere in ombra l’intero settore paritario, che offre invece molti casi di eccellenza anche nelle regioni del Centro e del Sud.