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 2025  luglio 22 Martedì calendario

Donatella Finocchiaro: "Il mio indimenticabile primo bacio Lui era uguale a Michael Jackson"

Nel bel mezzo del discorso, si autodefinisce: «Donatella cacio e pepe». Che vuol dire? «È come sono io, all’acqua di rose, con una maschera che serve a farsi andare bene tutto, non superficiale, ma allegra, conciliante, sempre pronta a organizzare cene per amici e parenti, evitando litigi, favorendo la pace, come ha sempre fatto mia madre. Forse ho preso da lei». L’amore, però, è un’altra cosa, in quel campo Donatella Finocchiaro è più esigente, ha idee chiare, e ricordi nitidi, come quello legato al primo amore: «Avevo 16 anni, era il primo fidanzatino, ci scambiavamo bacetti, carezze, e basta».
Chi era?
«È diventato un chirurgo, si chiamava Tommaso, anzi Timmy. È durata qualche mese. Allora era tutto diverso. Oggi c’è questa pre-sessualità diffusa, le ragazzine a dieci anni dicono “questo è il mio fidanzato”... con Timmy cominciò tutto a una festa, mio padre si risentì: “Che fai? A questa età parli già di fidanzato?”. Il giudizio era negativo e arrivò subito».
Come andò a finire?
«Era una cosa così, passeggera, ci siamo lasciati, e poi io, all’epoca, ero una timidona, piena di paranoie, mi giudicavo non bella, avevo mille fissazioni...».
Non vi siete più incontrati?
«No, ma ci siamo ritrovati su Facebook, lui si è sposato, ha avuto dei figli, forse vive a Torino. Ho un ricordo bellissimo. Ma più del primo amore, mi è rimasto impresso il primo bacio».
Con chi?
«Al liceo, forse al ginnasio, lo diedi a uno che somigliava preciso a Michael Jackson, che per me allora era un mito. Fu solo un bacio, non ci siamo mai frequentati, non avrei mai avuto il coraggio di continuare, già per il bacio ce ne volle... Si parla tanto di donne che prendono l’iniziativa, io non ce la faccio nemmeno oggi, forse sono all’antica».
Poi sarà arrivato il primo fidanzato vero.
«Sì, a 18 anni, ci siamo messi insieme alla mia festa di compleanno e siamo stati insieme per 5 anni. Una bella storia d’amore, io innamorata persa e lui pure, poi è finita, ho pianto due anni».
Lui che faceva?
«Studiava Legge, è un ragazzo che continuo a incrociare a Stazzo, dove prendo la casa ogni estate. Lì mi capita di rivedere gli amici dei miei 20 anni, tutti con i figli, le famiglie, i genitori anziani».
Che posto ha l’amore nella sua vita?
«È stato molto importante. Sempre. Ogni amore mi ha lasciato un segno. L’affetto rimane e mi tiene unita anche a persone che non vedo e non sento più. Dovrebbe essere così per ogni amore, a meno che non si sia trattato di una relazione tossica».
Tempo fa ha raccontato di averne vissuta una.
«Sì, purtroppo l’ho avuta e penso che possa capitare, ma me ne sono tirata fuori».
E adesso come sta?
«La mia ultima relazione era finita piuttosto male, mi ero un po’ chiusa. Ora ho iniziato di nuovo a guardarmi intorno, cosa che avevo smesso di fare. Ero delusa, l’idea di aprirmi di nuovo non mi attirava proprio».
È innamorata?
«No, ma c’è qualcuno che mi piace, che mi porta a cena, che in qualche modo mi attrae... anche più di uno, in effetti. Succede sempre così, all’improvviso appare quell’uomo affascinante, con il cavallo e il mazzo di rose bianche in mano... Allora ti dici: ma questo chi è? Ma lo sai che forse mi piace?».
Che cosa deve avere un uomo per attirarla sul serio?
«Prima di tutto mi deve piacere fisicamente, ho questo limite. L’aspetto conta. La cosa principale però è un’altra, deve avere qualcosa da dire, il dialogo, il percorso, intellettuale o spirituale, sono le cose che contano di più. Ma la vera, difficoltà, non è avere rapporti, ma riuscire a coltivarli».
Perché?
«Il problema è che io sto sempre in giro, la mia ultima storia è finita per questo. Dopo tre mesi la persona con cui stavo mi ha detto che non riusciva a vivere con una donna che non c’era mai. Eppure chi si avvicina a me, sa che lavoro faccio. La verità è che la questione si pone solo per noi donne, se i maschi stanno in giro per motivi legati alla professione non succede nulla».
Da giovedì sarà nei cinema con Paradiso in vendita, film di Luca Barbareschi in cui interpreta Marianna Torre, sindaca di Filicudi decisa a sventare il piano di vendita dell’isola perseguito da un politico francese, François Alarie (Bruno Todeschini). Anche in questa storia, l’amore è la chiave di volta.
«Interpreto una donna combattiva, che difende le proprie idee, ma subisce anche il comportamento seduttivo dell’invasore Alarie. Nasce un legame, il film, alla fine, racconta due storie d’amore. Quella verso l’isola e quella che avvicinerà François e Marianna».
Delusione d’amore e delusione di lavoro. Quale le brucia di più?
«Quest’anno ne ho avuta una di lavoro. Molto dura, ho perso un film a cui tenevo... Le delusioni di lavoro sono più gravi di quelle d’amore. Anche se, nel nostro mestiere, i due piani tendono a confondersi. Alla base di tutto, in ambedue i casi, c’è l’accettazione dell’altro. Dietro i no c’è sempre un giudizio, così viene da chiedersi se si è stati valutati come persona o come personaggio».—