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 2025  luglio 22 Martedì calendario

Continua la battaglia sui vitalizi di Ilona Staller: ora trascina in tribunale Conte

La sua battaglia per ottenere nuovamente il vitalizio non è ancora giunta al capolinea. L’ex parlamentare Ilona Staller, la pornodiva Cicciolina, annuncia un nuovo percorso legale per ottenere il vitalizio di cui ha goduto dalla fine del suo mandato, concluso nel 1992, fino al 2018 quando una delibera dell’allora presidente della Camera Roberto Fico ha abolito il privilegio per gli ex parlamentari.
Appena qualche giorno fa il collegio d’Appello a Montecitorio, che rappresenta il tribunale di secondo grado interno alla Camera, ha respinto il ricorso in materia di vitalizi presentato da oltre mille ex deputati. Immediatamente dopo la pronuncia dell’organismo presieduto dalla meloniana Ylenia Lucaselli, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha rivendicato il risultato politico ottenuto parlando di una “storica battaglia” portata avanti dal suo partito.
L’ex premier ha aggiunto: “Eravamo presenti nel collegio di appello di Montecitorio e abbiamo respinto questa richiesta: questo dimostra la bontà della nostra battaglia, sul piano etico, morale ma anche giuridico. Fateci caso, quando il M5S non c’è i privilegi ritornano, come successo al Senato dove il Movimento non faceva parte del collegio omologo che ha ripristinato i vitalizi. Non siamo al governo ed è cosi che è possibile che aumentino gli stipendi di ministri e sottosegretari mentre tutti gli italiani si impoveriscono”.
Parole contro cui adesso si scaglia il legale di fiducia di Staller, Luca Di Carlo, pronto a presentare querela contro Conte perché l’aver rivendicato il risultato politico raggiunto dal Movimento 5 Stelle farebbe venire meno l’imparzialità del collegio giudicante, secondo la difesa di Staller. Il legale annuncia anche che Staller chiederà di essere ascoltata dal presidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana. “Quella che è stata una vittoria politica per Conte, è stata una sconfitta per la legalità in Italia”, attacca Di Carlo, che punta a far annullare la pronuncia del collegio d’appello alla Camera perché emessa “seguendo le logiche della politica, non quelle della legge”.