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 2025  luglio 22 Martedì calendario

Il nuovo tesoro di Mozia è un capolavoro arcaico

Una scoperta archeologica di particolare rilievo, per il pregio dell’opera venuta alla luce e per il contesto del ritrovamento, è avvenuta nei giorni scorsi a Mozia, la splendida isola che fu sede di un’importante colonia fenicia e punica e che oggi è compresa nella Riserva naturale dello Stagnone delle Saline, tra la costa siciliana e l’isola Grande, presso Marsala.
Si tratta della metà inferiore di una statua femminile incedente con il caratteristico drappeggio di un chitone, la tunica senza maniche, e un himation, il tradizionale mantello greco. La scoperta è opera della Missione archeologica a Mozia dell’università di Palermo diretta da Paola Sconzo. La statua, sfortunatamente finora priva della metà superiore, è un originale greco in marmo del periodo tardo arcaico. Originariamente la statua era completata dalla metà superiore, che doveva essere applicata a quella inferiore mediante giunti in bronzo di cui ci sono resti negli incavi del frammento finora recuperato, che è di eccellente fattura e che doveva essere un capolavoro tardo arcaico, pervenuto in modo ancora inspiegabile nella grande colonia fenicia.
Questo notevole nuovo reperto viene ad aggiungersi al giustamente celebre Giovane di Mozia, uno splendido originale greco della metà del V secolo a.C., conservato oggi nel Museo Whitaker di Mozia. L’isola, con la sua splendida natura intatta, ha una storia millenaria. Nel tardo VIII secolo a.C. fu fondata la colonia fenicia. Tucidide ricorda che sotto la pressione greca i Fenici si ritirarono nella Sicilia occidentale, dove erano le tre colonie maggiori di Mozia, Solunto e Palermo. Nel 397 a.C. Dionisio di Siracusa conquistò Mozia distruggendola. L’isola non sfuggì al dominio romano e più tardi neppure alla conquista araba, testimoniata anche dai resti di una modesta moschea. Nell’età moderna la visitò Heinrich Schliemann, che pensò di effettuarvi scavi prima di dedicarsi alla rinascita di Troia. E anche Garibaldi passò una notte a Mozia, prima che i suoi tesori nascosti attirassero l’attenzione di Joseph Whitaker, celebre imprenditore inglese trapiantato in Sicilia, che acquistò l’isola e vi condusse scavi almeno tra il 1906 e il 1919. Creata nel 1975 per volontà dell’ultima discendente della famiglia, Delia, scomparsa senza eredi, oggi la Fondazione Internazionale Whitaker è un’istituzione culturale della Regione siciliana, che ho l’onore di guidare in quanto presidente designato tra i membri dell’Accademia Nazionale dei Lincei che ne ha il patrocinio.
Sotto l’egida della Fondazione rientra oltre l’isola di Mozia nel Trapanese, anche la Villa Malfitano di Palermo, gioiello dell’architettura di fine Ottocento, con il suo spettacolare parco secolare, i preziosi arredi soprattutto dell’estremo Oriente e oggetti provenienti dal Palazzo Imperiale di Pechino.
In tempi spesso difficili per la tutela del patrimonio, scoperte archeologiche come quella, recentissima, della meravigliosa “Giovinetta di Mozia” mostrano come la collaborazione tra pubblico e privato possa funzionare in maniera esemplare.