corriere.it, 22 luglio 2025
Su Spotify pubblicate canzoni di artisti scomparsi generate con l’intelligenza artificiale: è polemica
È morto nel 1989, ma su Spotify ha appena pubblicato un nuovo singolo. L’artista è Blaze Foley, cantautore, poeta e figura di spicco della scena country texana, assassinato più di trent’anni fa. Ma Together, il brano apparso di recente sulla sua pagina ufficiale, non è una registrazione d’archivio né un vecchio demo ritrovato in un cassetto dimenticato: è una canzone generata dall’intelligenza artificiale
Il brano su Spotify
Nelle ultime settimane, la piattaforma di streaming ha iniziato a distribuire brani creati artificialmente attribuendoli ad artisti scomparsi da tempo. E lo ha fatto senza il consenso degli eredi o delle case discografiche che ne detengono i diritti. Il brano – rimosso da Spotify dopo le segnalazioni – presentava una voce maschile country accompagnata da pianoforte e chitarra elettrica. Nulla, però, che richiamasse davvero lo stile di Blaze Foley. A rafforzare il senso di non naturalezza c’era anche la copertina: un’immagine generata dall’intelligenza artificiale che mostrava un uomo al microfono, senza alcuna somiglianza con il cantautore texano che avrebbe dovuto im.
Un danno d’immagine
Craig McDonald – fondatore della Lost Art Records, l’etichetta che detiene i diritti sulla sua musica e gestisce la pagina ufficiale su Spotify – ha spiegato a 404 Media che chiunque conosca Blaze avrebbe capito subito che Together non era un suo brano. «È un danno per la reputazione di Blaze che questo sia successo», ha aggiunto alla testata. «È piuttosto sorprendente che Spotify non abbia una soluzione di sicurezza per questo tipo di azioni, e credo che la responsabilità sia tutta di Spotify. Dovrebbero assumersi questa responsabilità e agire rapidamente».
L’etichetta fantasma
In fondo alla pagina Spotify del brano compariva anche il marchio di una misteriosa etichetta chiamata Syntax Error. Non esistono informazioni ufficiali su questa società di distribuzione, ma il nome compare anche su altri profili di artisti deceduti. È il caso, ad esempio, di Happened to You, attribuito al cantautore country e vincitore di un Grammy Award, Guy Clark, scomparso nel 2016. Anche quel brano, creato con l’AI, è stato caricato e poi rimosso da Spotify. Stesso schema che si ripete con With You di Dan Berk, artista pop statunitense. La canzone è stata pubblicata la scorsa settimana e, sebbene risulti ancora visibile sulla sua pagina Spotify, non è più possibile ascoltarla: cliccando sul titolo si viene automaticamente reindirizzati a un’altra canzone.
«Violava le nostre politiche»
Spotify ha comunicato di aver prontamente segnalato il problema a SoundOn, il distributore del brano: «Il contenuto è stato rimosso perché violava la nostra politica contro i contenuti ingannevoli». SoundOn, che fa parte di TikTok, è una piattaforma pensata per permettere agli utenti di caricare musica e guadagnare royalties, ma offre anche la possibilità agli artisti di distribuire i propri brani su altri servizi, come Spotify.
Un problema etico
Il problema della musica generata dall’intelligenza artificiale, così come quello dell’arte digitale in generale, è ormai una realtà sempre più diffusa. Oggi esistono artisti e band creati interamente dall’AI, come i Velvet Sundown, che hanno accumulato milioni di stream su Spotify. Sebbene questo fenomeno possa aprire nuove strade creative, solleva anche importanti questioni etiche e legali, soprattutto quando viene usato senza il consenso degli eredi o delle case discografiche.