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 2025  luglio 22 Martedì calendario

Mille messaggi al giorno, milioni di follower, libri e trasmissioni tv: è la carica dei preti influencer

In fondo, è nelle Sacre Scritture: «Tu seguimi», dice Gesù a Pietro nel Vangelo di Giovanni. E così sia: sono centinaia di migliaia oggi i «follower», o «seguaci» di una rosa di sacerdoti influencer che da soli potrebbero riempire uno stadio. E, quasi in sordina, tra il 28 e il 29 luglio, questi preti vedranno la prima vera consacrazione ufficiale agli occhi della Chiesa, con il Giubileo dei Missionari Digitali e degli Influencer Cattolici, idea di papa Francesco. 
«Perché, diciamolo, fino a qualche anno fa dall’alto ci guardavano con sospetto», ragiona Don Cosimo Schena, guida della parrocchia di San Francesco nella Diocesi di Brindisi, mezzo milione di follower solo su Instagram. Quarantasei anni, psicologo, idolo dei social e oggi anche autore («Dio è il mio coach», Piemme), Schena ammette che da quando diffonde la Parola di Dio su Facebook o su TikTok «il numero di persone che vengono in chiesa da me è raddoppiato, non solo grazie ai fedeli residenti, ma anche e soprattutto grazie a quelli che vengono apposta da altre città d’Italia per ascoltare l’omelia e confessarsi». 
Don Cosimo è perfettamente a suo agio nelle foto spettacolari che pubblica: alto, brizzolato, muscoli sodi, pose seducenti. Come lo è Don Giuseppe Fusari, diocesi di Brescia, meglio noto come «il prete culturista». Storico dell’arte, corpo ricamato di tatuaggi, eloquio raffinato: sul suo profilo Instagram racconta chiese barocche e artisti cinquecenteschi con competenza di specialista alternando video di divulgazione spirituale a sbalorditivi selfie con deltoide in vista. Risultato: quasi 62mila follower, senza contare quelli che lo ascoltano su Youtube mentre spiega gli affreschi medioevali. 
Da Verona risponde la bellezza delicata e imberbe di Don Ambrogio Mazzai, oltre mezzo milione di seguaci (digitali) tra instagram e TikTok. Ciclista, musicista, esperto di marketing e anche lui scrittore (per Piemme ha pubblicato il romanzo «Poco più di un’estate»), Don Ambrogio non è uno di quei preti che elargiscono solo parole curative per l’anima, anzi. Nei video e nei post affronta anche la difficoltà della vita sacerdotale, le incertezze. E, quindi, ecco gli haters, gli odiatori online. «Mi fanno tenerezza quando mi scrivono che è a causa mia che tanta gente si allontana dalla chiesa – dice – in realtà io penso che la Parola di Dio vada diffusa per quello che è, qualcosa di complesso e non consolatorio». 
Centinaia di commenti e domande ogni giorno affollano i suoi canali social, ma il record spetta a Don Schena: mille messaggi al giorno, tra email e «direct». Risponde a tutti? «Ci provo, ci provo». Sbrigare la corrispondenza diventa quasi un altro lavoro e, alla fine, quello che maggiormente colpisce di questi sacerdoti influencer è l’energia necessaria per fare tutto, dal post alla predica al video al libro al seminario alla confessione. Per carità, qui c’è di mezzo la «mano divina», però seguendo Don Mazzai, tra una trasmissione televisiva, un matrimonio e un’omelia digitale ci si chiede come riesca. E, soprattutto, ci si chiede come faccia Don Bruno Maggioni a trasformare le canzoni dei Ricchi e Poveri in colonne sonore delle messe: detto anche «il frate canterino», Don Bruno è l’idolo di TikTok perché ai matrimoni si scatena ballando e cantando «Ma-ma-ma Mamma Maria». È andato anche in tv, nel salotto di Caterina Balivo, e ha conquistato persino Luxuria. In confronto l’esuberanza di Don Mazzi è una merenda all’oratorio. 
C’è poi un brasiliano che, nei giorni del recente conclave, ha rischiato di rubare la scena a Leone XIV: bruno, barba curatissima, sorriso cinematografico e solida formazione nel campo dell’arte all’Università Gregoriana, Padre Jefferson Merighetti conta quasi 120mila follower su Instagram. Mentre su Youtube è vicinissimo al milione di follower Fra Stefano Maria Bordignon, conosciuto semplicemente come Fra Stefano. Di che cosa parla? Semplice, legge e commenta i Vangeli. In pratica, seguirlo è come andare a messa tutti i giorni. E allora ha ragione Don Schena quando dice che questi canali servono a far avvicinare sempre più persone alla fede, «anche quelli che non credono – aggiunge – perché lei non ha idea di quanti atei mi scrivano». Che cosa chiedono? Consigli, sostegno, suggerimenti per coltivare una vocazione appena percettibile. Come dire, le vie (digitali) del Signore sono infinite.