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 2025  luglio 21 Lunedì calendario

Trump sfida i Commanders: “Tornate al nome Redskins o niente stadio”

Donald Trump vuole riaprire una partita che doveva essere finita. L’obiettivo: riportare il nome Redskins alla squadra della capitale. E lo fa con una minaccia: il presidente sarebbe pronto a bloccare il nuovo stadio previsto sull’area dell’ex RFK Stadium.
"Se non riprendono il nome originale, Washington Redskins, e non eliminano quel ridicolo Commanders, non farò nessun accordo per costruire lo stadio”, ha scritto Trump sul suo social. Un ultimatum in piena regola, in perfetto stile trumpiano. E non è finita: nel baseball ha chiesto anche il ritorno dei Cleveland Guardians al nome Indians, sostenendo che ci sia “un grande clamore” per questa restaurazione.

Ma il Paese appare diviso come non mai. Il suo gradimento è crollato al 42%, secondo l’ultimo sondaggio CBS/YouGov. E mentre cresce il malcontento tra i lavoratori, le imprese e persino tra alcuni fedelissimi, puntare tutto su una battaglia che parla alla pancia del suo elettorato può rivelarsi un’ancora strategica. Un ritorno alle origini del trumpismo: slogan, identità e simboli.
Il nome Redskins fu abbandonato nel 2020, nel pieno delle proteste per la giustizia razziale. Una decisione spinta dagli sponsor e resa inevitabile dal nuovo clima culturale. Oggi, Trump cerca di ribaltare quella stagione, riaprendo il fronte identitario. Un tentativo di riscrivere la narrativa: non più gesto di rispetto verso le comunità native, ma cedimento al politicamente corretto da correggere.
Le reazioni? Per ora, silenzio. I Commanders non hanno commentato, ma il proprietario Josh Harris aveva già spento ogni nostalgia lo scorso anno: “Il nome non cambierà”. A Cleveland, Chris Antonetti ha ribadito la stessa posizione: “Stiamo costruendo un’identità. Il cambio è una realtà ormai consolidata”.
Dietro le quinte, però, la pressione politica è reale. Il terreno dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio è sotto la gestione del District of Columbia, ma resta in parte soggetto al controllo del Congresso. E con un presidente disposto a tutto per guadagnare consensi tra gli scontenti…
Lo sport torna così a essere campo di battaglia. Non tra squadre, ma tra visioni opposte dell’America. Da una parte chi vuole voltare pagina. Dall’altra chi vorrebbe riportare tutto al passato, anche a costo di passare su sensibiità ormai consolidate.