repubblica.it, 21 luglio 2025
Tour, la colazione monstre dei corridori prima di una tappa. Ma non sempre l’intestino reagisce bene
Se mai voleste correre una tappa del Tour de France, sappiate che questo può essere un possibile menu: a colazione 250 grammi di torta di riso, una banana, quattro crepes, quattro toast, quattro cucchiaini di marmellata, una bevanda proteica a base di latte. Prima di partire 30 grammi di caramelle gommose, una barretta ai cereali, un succo di frutta, un’altra banana. Durante la corsa 100 grammi per ora di carboidrati. Dopo la corsa una Fanta, un burrito, una barretta, 150 grammi di frutta. Tutto calcolato: circa 6.000 calorie, in gran parte prodotte dai carboidrati ingeriti. Questa, almeno, è la dieta del capitano della Israel Premier-Tech, il canadese Michael Woods. Il 38enne, secondo corridore più anziano del Tour, ne ha parlato nel suo blog. Aggiungendo, però, qualche particolare pulp. Perché non tutto, nella tappa sul Massiccio Centrale a inizio settimana, è andato per il verso giusto.
"Il mio momento Dumoulin"
Ora bisogna tornare indietro al 2017, al famoso pit-stop – diciamo così – di Tom Dumoulin nella tappa dello Stelvio. Woods era in corsa anche allora. “Ero completamente sfinito dalla fame” scrive nel suo blog “e pedalavo in silenzio con un gruppo di altri corridori distrutti in quella che sarebbe stata una giornata in bici di 7 ore. All’improvviso, rompendo bruscamente quel silenzio, il mio direttore sportivo Fabrizio Guidi è intervenuto alla radio e, con il suo accento italiano, ha detto: ’Dumoulin si è appena fermato... per un impellente bisogno fisiologico’. È un momento che non dimenticherò mai: Fabrizio rideva alla radio, e anch’io. Lo stress della corsa non solo sfinisce le gambe, ma può anche mettere a dura prova l’intestino, soprattutto in quest’epoca di forti dosi di carboidrati. Nel 2017, correvo regolarmente con 30-40 g di carboidrati all’ora. Per molti versi, era orribile e finivi la maggior parte delle giornate con gli occhi strabici, ma era decisamente più facile per lo stomaco. La sensazione di fame era un’esperienza terribile, ma col tempo hai imparato a gestirla, a superarla e persino a ottenere prestazioni superlative. Di certo non voglio tornare a quei giorni, ma correre con poco carburante era molto più una questione mentale, e in realtà mi piaceva quell’aspetto”. Oggi si corre al ritmo 100-120 grammi di carboidrati l’ora.
Il fattaccio
"Verso il chilometro 135 della tappa” aggiunge Woods, “le gambe hanno iniziato ad avere crampi e lo stomaco a gorgogliare. Ho cercato di respirare, ho cercato di superare il momento, ma sono stato colpito dalla consapevolezza che stavo per avere il mio momento Dumoulin. E ho avuto una meravigliosa intuizione: “I camper hanno i bagni” e il Tour ha più camper del Burning Man. Nel giro di pochi secondi, stavo passando davanti a un camper e ho urlato: ’Toilette, toilette, toilette’. Al povero, gentilissimo e sbalordito uomo che mi ha aperto la porta del suo camper, vorrei innanzitutto ringraziarlo, ma anche scusarmi profondamente per le condizioni in cui ho lasciato il suo bagno. Diciamo che 120 g di carboidrati all’ora per quattro ore consecutive non sono una bella cosa. Mentre una folla di tifosi confusi mi guardava, finalmente, e imbarazzato, sono uscito dal camper, sono risalito in bici e mi sono reso conto di non avere idea di dove mi trovassi in gara rispetto al resto del gruppo. Ero nel camper da più tempo di quanto ammetto (a differenza di Dumoulin non avevo una maglia da difendere ed ero meno di fretta), e quando un gruppo di corridori mi ha raggiunto, ho detto a Julian Alaphilippe: ‘Non ho idea se sono ancora davanti o dietro al gruppo’. Gli ho spiegato il perché, abbiamo riso entrambi, e poi abbiamo parlato di quanto fosse più facile correre una volta”.
Woods e la vittoria sul Puy de Dome
Micheal Woods è approdato al ciclismo dopo un infortunio: era un mezzofondista, con ottimi tempi anche di livello nazionale nel miglio. Il suo passaggio alla bici è avvenuto nel 2014. Ha vinto 16 gare, tutte in giornate molto impegnative, sulle montagne a Vuelta e Tour. Nel 2023 vinse sul Puy de Dome. Alla Vuelta, un anno fa, ha domato il Puerto de Ancares. Nel 2018 arrivò terzo dietro Valverde e Bardet nel terribile Mondiale di Innsbruck, quello caratterizzato dalla “salita dell’inferno”, una rampa al 22%.