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 2025  luglio 20 Domenica calendario

Cina, "Sorella rossa” e gli incontri hot rubati: lo scandalo sessuale dell’uomo che si fingeva donna

Trucco, parrucco, filtri di bellezza e per rendere la voce più femminile. Prometteva agli uomini incontri discreti, peccato poi che una volta in camera da letto tutto venisse registrato di nascosto, i filmati pubblicati online in gruppi privati ai quali per poter accedere bisognava pagare un’iscrizione di 150 yuan (circa 18 euro). Lo scandalo hot di cui si parla sui social della Cina da giorni ha come protagonista un uomo, Jiao, 38 anni, che negli annunci sul web si spacciava per donna, “Hong Jie”, sorella rossa. Circolano alcuni numeri: 1.691 gli uomini che avrebbero avuto rapporti con Jiao e sarebbero finiti in video sul web. La polizia, che lo scorso 5 luglio a Nanchino ha arrestato l’uomo con l’accusa di distribuzione di materiale osceno e violazione della privacy, ha ridimensionato il numero delle vittime, considerato “esagerato”, senza però fornire cifre precise.
Poco importa, il caso ormai era esploso: diventato virale su diverse piattaforme social cinesi. C’è un’inchiesta in corso. E cresce la preoccupazione per i rischi sanitari: e se Jiao fosse davvero sieropositivo come sostengono alcune voci che circolano online e avesse consapevolmente avuto rapporti sessuali non protetti?
“La storia ha iniziato a circolare online all’inizio di luglio”, ricostruisce il sito What’s on Weibo che si occupa di monitorare le tendenze del social mandarino. “Indossava abiti femminili, una parrucca, usava trucco pesante e si affidava anche a filtri di bellezza e strumenti per modificare la voce per apparire più femminile agli uomini che incontrava online. Dato che Jiao non chiedeva soldi per questi incontri, alcuni uomini portavano a casa sua dei regali: frutta, latte, bottiglie di olio da cucina”.
Nell’appartamento di Jiao c’erano telecamere nascoste che riprendevano gli incontri, filmati che poi “Sorella rossa” caricava online. “Alcune delle vittime di Jiao lo hanno denunciato alla polizia dopo aver scoperto che i video dei loro incontri erano stati diffusi in Rete”, continua What’s on Weibo. “Una donna avrebbe riconosciuto il proprio marito in uno dei video”. Gli uomini che frequentavano Jiao sono studenti, imprenditori, sposati, giovani e anziani, pure qualche straniero. Quanti di quegli uomini credessero che Jiao fosse una donna non è dato sapere, di certo molti “hanno capito la verità ad un certo punto durante gli incontri”, scrive in modo elegante il sito.
Le discussioni sui social media relative al caso ora toccano una serie di questioni, dalla violazione della privacy all’identità di genere e alle preoccupazioni per la salute pubblica.
A parte le accuse penali che Jiao potrebbe dover affrontare, questa vicenda presenta pure livelli di lettura più profondi che sono politicamente delicati. L’omosessualità non è illegale in Cina, ma “come ha scritto il noto blogger Lu Shihan, la censura e la sensibilità che circonda questioni lgbtq+ costringono i media ad attenersi ad una ‘narrazione sicura’: e cioè un caso comico e bizzarro che riguarda un uomo con una parrucca, che si traveste per il proprio piacere feticista e diffonde oscenità, truffando uomini eterosessuali. La narrazione è stata intenzionalmente spostata lontano da qualsiasi discussione su una possibile transessualità e sull’emarginazione della prostituta”, riporta What’s on Weibo. “Riconoscere che molti degli uomini potevano sapere (o non importava loro) che ‘Sorella rossa’ era biologicamente maschio trasformerebbe l’incidente in una conversazione sull’identità queer e la sessualità. E come sottolinea Lu, questo è un argomento tabù”.