La Stampa, 20 luglio 2025
Giustizia promesse al palo
Caos giustizia. I temi sul tavolo del ministero sono numerosi: questione carceri, giustizia penale e giustizia civile, risorse del Pnrr. E sullo sfondo ci sono i toni sempre più aspri tra governo e toghe sulla riforma costituzionale in discussione e non solo.
Carceri affollate ma edilizia penitenziaria ferma al palo
Strutture fatiscenti, pochi posti per troppi detenuti, carenza di personale: questi sono solo alcuni dei problemi del sistema carcerario. Il sovraffollamento è intorno al 130 % e il numero dei detenuti è di oltre 62mila per 51.280 posti (oltre 4500 non sono disponibili per inabilità o ristrutturazione). Il decreto Carceri sicure del luglio 2024 ha previsto nuove infrastrutture e investimenti per 250 milioni di euro. Si è tornato a discutere sulla possibilità di utilizzare le caserme dismesse e a marzo è stato pubblicato il bando per la costruzione delle nuove celle. Il modello è quello dei centri in Albania con nuovi padiglioni da montare in spazi liberi nel perimetro di nove carceri già esistenti. «La costruzione di nuovi spazi non è neppure cominciata. E quale personale si occuperebbe delle nuove strutture, viste le gravi carenze attuali di organico?», chiede il vicesegretario dell’Associazione nazionale magistrati Stefano Celli. Si valutano anche soluzioni alternative alla detenzione per circa 10mila detenuti con pene residue di meno di due anni, senza reati gravi o sanzioni disciplinari. E il ministero della Giustizia ha istituito una task force che ha già attivato interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti penitenziari per definire le posizioni. Il decreto prevedeva anche l’istituzione di un albo nazionale di comunità che possono accogliere detenuti con residui di pena bassi o con problemi di tossicodipendenza. «Poteva essere uno strumento utile – dice Celli – A un anno dal decreto, però, non si ha notizia dell’albo».
Dal piano Pnrr 2,8 miliardi parte dei fondi da spendere
Per il comparto giustizia sono stati stanziati oltre 2,8 miliardi di fondi Pnrr e parte sono ancora da spendere. Le maggiori risorse sono state destinate al reclutamento di nuovo personale per l’Ufficio del Processo, alla digitalizzazione e all’edilizia giudiziaria. A quanto si apprende solo il 41% dei funzionari previsti sarebbe stato assunto e poco meno del 20% dei fondi per l’edilizia sarebbe stato utilizzato. «Avrebbe dovuto esserci un piano nazionale condiviso, sostenuto da strumenti adeguati e da una visione complessiva della giustizia come leva di sviluppo – riflette Marco Bisogni, consigliere del Consiglio superiore della magistratura (Unicost) – Il fatto che oggi ci troviamo a confrontarci con misure necessariamente emergenziali è già segno che quello spirito è stato disatteso».
Giustizia civile: aumentati i procedimenti pendenti
Sul fronte della giustizia civile, il Pnrr puntava a una riduzione del 95% dell’arretrato entro fine 2024 e del 90% entro metà 2025. Obiettivo praticamente raggiunto, ma nel 2024 i procedimenti pendenti sono aumentati del 12%. «Occorreva incidere sulle cause strutturali alla base della durata dei processi» aggiunge Bisogni. Che ricorda come dal 2019 al 2025 «le scoperture sono passate dall’11,35% a più del 17%. Oggi mancano 1817 magistrati e circa il 40% del personale amministrativo e solo di recente il trend sulle scoperture dei magistrati segna un miglioramento». Proprio al Csm è stata approvata una delibera in cui si suggeriscono interventi deflattivi, ovvero quelle misure come la mediazione o la conciliazione, per semplificare e velocizzare i contenziosi.
Giustizia penale bloccata dal processo telematico
Gli obiettivi Pnrr, che prevedevano una riduzione del 25% della durata media dei processi penali, sono stati superati, con una riduzione di circa il 28% a fine 2024. A creare particolari disagi, però, è stata App, l’applicazione promossa dal ministero della Giustizia per gestire il processo penale telematico. Dopo mesi di sperimentazione, dal 2 gennaio l’utilizzo di App è diventato obbligatorio non più solo nei casi di archiviazione o riapertura delle indagini, ma anche per tutti gli altri atti e i flussi processuali. Ed è stato il caos. Crash, errori di sistema, impossibilità di depositare i documenti e molti tribunali hanno ripristinato il deposito cartaceo, dando vita a un “doppio binario” in vigore sino al 31 marzo 2025.
Scontro sulla riforma Costituzionale
Centrale la riforma della giustizia voluta dal governo Meloni. Ecco i punti principali: la separazione delle carriere tra magistratura requirente e magistratura giudicante, la creazione di due Consigli superiori della magistratura, con i componenti nominati per sorteggio, e la creazione di un’Alta Corte disciplinare.Tra governo e toghe è scontro. L’Anm denuncia che questa riforma mina l’autonomia del pubblico ministero e rischia di sottoporlo al potere dell’esecutivo. L’obiettivo, sostengono dal governo, è di aumentare l’efficienza e garantire l’imparzialità. «Questa riforma non sarà un’umiliazione dei magistrati, piuttosto un recupero della loro dignità e libertà – ha dichiarato Nordio – Mai mi sognerei di entrare in conflitto con la magistratura. L’indipendenza è un principio non negoziabile».