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 2025  luglio 20 Domenica calendario

“Nelle cucine delle carceri topi, insetti e zero controlli”

Topi e insetti nelle cucine. Nessuna tracciabilità degli alimenti. Assenza dell’attestato Haccp. Mancata sostituzione dei filtri degli erogatori d’acqua. Irregolarità nella gestione e pulizia della cucina e dei magazzini. Ma anche “mancata verifica dell’etichettatura dei prodotti alimentari, scadenze non sempre monitorate, mancata verifica dello stato e funzionalità delle attrezzature di refrigerazione”, comprese quelle sulla temperatura del cibo nei frigoriferi. Il tutto garantito da “attestazioni di conformità positive”.
Non è un ristorante degli orrori o un esercente “distratto” finito nel mirino dei Nas, ma sono le mense nelle carceri calabresi dove il controllore (lo Stato) non controlla e il controllato (l’azienda privata) intasca soldi pubblici per gestire, male, il vitto dei detenuti e degli agenti della polizia penitenziaria.
In estrema sintesi è quanto si legge in una delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), notificata nei giorni scorsi dalle parti di via Arenula. Un provvedimento che fotografa cosa succede all’interno delle case circondariali. Tutto è iniziato nel 2023 quando il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, aveva delegato alla Ragioneria Generale dello Stato “l’esecuzione di specifici accertamenti ispettivi nei confronti del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Calabria”.
Da Castrovillari a Reggio, passando per Cosenza, Crotone e Catanzaro, l’esito è devastante per tutti: non solo perché certifica l’irregolarità nella gestione di tre appalti e dei relativi controlli (che funzionari pubblici avrebbero dovuto eseguire in maniera adeguata nei confronti delle società private a cui è stato affidato il servizio delle mense e della vendita di generi extravitto), ma anche perché dà la misura dell’attenzione dello Stato nei confronti della polizia penitenziaria e di chi è privato della libertà.
Eppure, la procedura per vigilare sull’esecuzione del contratto esiste e prevede “tre livelli di controllo” da parte dei direttori dei singoli istituti penitenziari, del direttore dell’esecuzione del contratto (il Dec) e della Commissione di verifica e collaudo. A questo si dovrebbe aggiungere che “l’impresa affidataria è gravata da specifici obblighi documentali finalizzati a garantire la tracciabilità e la qualità del servizio erogato”. Niente di tutto questo funziona come dovrebbe. Anzi, a parte qualche segnalazione che ha portato a multe di poche migliaia di euro, l’amministrazione penitenziaria ha rilasciato sempre certificazioni di regolare esecuzione dell’appalto anche in presenza di gravi rilievi. Tranne in rare occasioni, infatti, nessuna penale applicata e “tolleranza verso inadempienze documentate” da parte delle aziende che hanno vinto appalti milionari grazie a ribassi fino al 15%. L’Anac non ha dubbi: “Le attività di controllo sono risultate frammentarie, talora meramente formali, e comunque inidonee”.
La sensazione è quella di chi nasconde la polvere sotto il tappeto. Solo che in questo caso è lo Stato a farlo. Un esempio: visionando il registro delle segnalazioni, gli ispettori hanno scoperto che il 22 ottobre 2023 nel carcere di Catanzaro “un utente dichiarava di aver rinvenuto pezzi di metallo all’interno di un piatto di riso”. Eppure “non risultavano effettuati né approfondimenti, – scrive l’Anac – né l’adozione di provvedimenti conseguenti”.
Sempre nella stessa struttura: “Condensa e muffa sulle pareti, obsolescenza delle scaffalature e dei frigoriferi, lavastoviglie non funzionante e mancato aggiornamento dei registri di disinfestazione”. A “San Pietro”, storico carcere di Reggio Calabria, la situazione supera ogni limite e il “rischio di proteste interne” è sempre dietro l’angolo: il 6 novembre 2023 il rup pro tempore ha confermato la “grave carenza igienico-sanitaria, con presenza di escrementi di roditori e insetti nei locali della cucina”. Pochi giorni prima era stata sollecitata una sanificazione che la società appaltatrice aveva dichiarato di aver eseguito con tre “interventi di derattizzazione”. Per uno di questi, quello del 27 agosto, non c’è alcun “riscontro documentale di un effettivo accesso del personale della ditta incaricata”. Tradotto: era domenica e quel giorno nessuno ha varcato i cancelli di “San Pietro”. Conseguenza una piccola multa e contratto non rescisso.
Le conclusioni dell’Anac sono impietose per i funzionari pubblici: “Gravi criticità in ordine all’effettività dei controlli in fase di esecuzione contrattuale”. E la delibera, oltre che al “responsabile della prevenzione corruzione e trasparenza del ministero della Giustizia”, stando a quanto risulta al Fatto Quotidiano, sarebbe stata trasmessa anche alle varie Procure calabresi e alla Corte dei Conti affinché valutino ipotesi di responsabilità penali o, quantomeno, un eventuale danno erariale.