Avvenire, 20 luglio 2025
Finanza più inclusiva nei Paesi fragili: contro il debito uno strumento in più
C’è un dato che racconta una trasformazione silenziosa ma che può dispiegare effetti importanti: il 40% degli adulti nei Paesi a basso e medio reddito ha avuto la possibilità di accedere a una forma di risparmio formale nel 2024, contro il 24% di tre anni fa. È uno dei risultati principali del Global Findex 2025, il rapporto di Banca Mondiale sulla diffusione dei servizi finanziari nel mondo, che mostra come l’inclusione finanziaria stia avanzando, in particolare grazie alla telefonia mobile. Ma dietro le cifre incoraggianti, restano interrogativi e nodi strutturali. Se è vero che il 79% degli adulti a livello globale oggi ha accesso a un conto bancario o mobile, sono ancora 1,3 miliardi le persone escluse dal sistema finanziario. E, spesso, si tratta delle stesse che vivono in condizioni di estrema povertà o vulnerabilità sociale.
Il merito principale della crescita dell’inclusione finanziaria va alla tecnologia mobile. Nei Paesi in via di sviluppo, il 10% degli adulti ha utilizzato un conto mobile per risparmiare, con un aumento di 5 punti percentuali dal 2021. In Africa sub-sahariana, l’area che più ha beneficiato di questi strumenti, il tasso di risparmio formale è cresciuto dal 23% al 35%. Eppure, solo la metà dei 4 miliardi di possessori di cellulare in queste aree protegge il proprio dispositivo con una password: un segnale di vulnerabilità che evidenzia i limiti della digitalizzazione senza adeguata alfabetizzazione e sicurezza. Il presidente di Banca Mondiale, Ajay Banga, ha parlato di una «trasformazione in atto», sottolineando che «la finanza digitale può cambiare la vita delle persone e delle economie». Ma ha anche ammonito: «Servono condizioni abilitanti, come identità digitali sicure, programmi sociali ben costruiti, sistemi di pagamento moderni e regolamentazioni favorevoli».
Investire in sistemi che consentano trasferimenti di denaro istantanei, come Upi in India o Pix in Brasile, potrebbe contribuire ad ampliare l’utilizzo dei servizi finanziari. Lo stesso, evidenzia il rapporto di Banca mondiale, vale per quadri normativi più rigorosi a tutela dei consumatori e per iniziative volte a rendere più sicuri telefoni e conti. Nei Paesi in via di sviluppo, un numero sempre maggiore di adulti utilizza telefoni cellulari o carte per pagare al dettaglio. Nel 2024, il 42% degli adulti nei Paesi a basso e medio reddito ha effettuato un pagamento digitale in negozio o online, in aumento rispetto al 35% del 2021. Inoltre, tre quarti degli adulti che ricevono pagamenti governativi, e metà dei lavoratori dipendenti, ricevono il denaro su un conto, una pratica che contribuisce a ridurre i furti e a garantire che il denaro venga trasferito alla persona giusta.
L’inclusione finanziaria, evidentemente, non può essere però considerata solo una questione di accesso individuale ai conti. In un momento in cui molti Paesi del Sud globale sono alle prese con alti livelli di indebitamento estero, tassi d’interesse crescenti e risorse fiscali limitate, il collegamento tra finanza inclusiva e sostenibilità economica è più stretto che mai. Una maggiore formalizzazione del risparmio e dei flussi di denaro può rafforzare i sistemi fiscali nazionali. Laddove le persone usano conti bancari per ricevere salari, trasferimenti pubblici o fare acquisti, lo Stato ha maggiori strumenti per contrastare l’evasione fiscale e ampliare la base imponibile. In altre parole, l’inclusione finanziaria può aiutare le economie fragili a uscire dalla dipendenza dal debito estero, potenziando le entrate interne. È una prospettiva tutt’altro che scontata. Molti Paesi africani, asiatici e latinoamericani, oltre al taglio generalizzato degli aiuti allo sviluppo, affrontano una crisi fiscale silenziosa: entrate insufficienti per garantire servizi essenziali, mentre crescono i costi per il rimborso del debito. Secondo l’Onu, più della metà dei Paesi a basso reddito è oggi in situazione di sovraindebitamento o a rischio. In questo contesto, rafforzare l’infrastruttura finanziaria digitale e promuovere l’uso dei conti non è solo una questione di efficienza: è anche un’esigenza di giustizia e stabilità.
Un altro elemento di progresso è la riduzione del divario di genere nell’accesso ai servizi finanziari. A livello globale, il 77% delle donne possiede un conto, contro l’81% degli uomini. Nei Paesi a basso e medio reddito, l’accesso femminile è quasi raddoppiato: dal 37% nel 2011 al 73% nel 2024. Ma le diseguaglianze persistono, soprattutto tra le fasce di popolazione più povere, nelle aree rurali e tra chi non ha istruzione. «Più persone che mai hanno ora strumenti finanziari per investire nel futuro e costruire resilienza economica, incluse donne e categorie prima escluse – ha sottolineato Bill Gates, presidente della Gates Foundation –. È un progresso reale, ma va accompagnato da investimenti in connettività, infrastrutture digitali e tutela dei più vulnerabili».
Accrescere l’inclusione finanziaria, secondo gli analisti, non significa solo aprire conti o promuovere pagamenti digitali. Significa creare un ecosistema trasparente, affidabile e sicuro, in cui le persone possano sentirsi tutelate. Senza una governance pubblica forte e senza protezioni adeguate, l’accesso può diventare un’esclusione mascherata. Il successo dell’inclusione finanziaria dipenderà dalla capacità di integrare le innovazioni digitali con politiche sociali intelligenti, capaci di ridurre la povertà e promuovere sviluppo umano. Perché non basta trasferire denaro con un’app: occorre costruire un sistema in cui i diritti economici fondamentali – come il risparmio, il credito, la previdenza – siano davvero accessibili a tutti, in modo equo e sostenibile.