Avvenire, 20 luglio 2025
«Ecco come il Fentanyl è finito nelle mani della ‘ndrangheta»
«Un fatto molto preoccupante, un salto di qualità terrificante». Così il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, conferma l’allarme Fentanyl lanciato in occasione della doppia operazione “Arangea bis-Oikos” contro il narcotraffico in mano alla ‘ndrangheta, cocaina soprattutto ma ora anche il pericolosissimo stupefacente sintetico che sta provocando migliaia di morti, soprattutto negli Usa. «Il Fentanyl è tra noi – avverte Lombardo –. È una traccia molto preoccupante, perché senza andare troppo nei dettagli sappiamo bene quanto questo oppioide abbia di recente occupato spazi nell’enorme mercato delle sostanze stupefacenti, non soltanto in ambito europeo. Siamo preoccupati perché quando questo tipo di droga entra in circolazione il rischio sociale diventa incalcolabile».
Il procuratore non si stupisce che la ‘ndrangheta abbia fiutato anche questo affare. «Il suo programma criminale è molto ampio e non tralascia nulla, ma credo che l’attenzione investigativa sia altissima». Piuttosto, è il suo appello, «noi continuiamo a chiedere la collaborazione di tutti coloro che vivono sulla loro pelle la gravità del fenomeno e la sua capacità straordinaria di incidere sulla vita di tutti noi non solo sul territorio calabrese ma in tutta l’Italia e in un ambito globale nel quale la ‘ndrangheta è definitivamente protagonista assoluta di determinate dinamiche». Anche da queste vicende, sottolinea Lombardo, «è emersa ancora una volta l’ampiezza del fenomeno ‘ndrangheta, che costantemente si evolve, si espande, cerca nuovi mercati, dispone di risorse economiche enormi, ed è formato da una rete straordinariamente efficiente di soggetti stabilmente in grado di gestire operazioni complesse». Ovviamente, sottolinea Lombardo, «il narcotraffico è in questo momento l’ambito in cui opera di più e che consente di generare tutta una serie di sinergie criminali che hanno trasformata la ‘ndrangheta e l’hanno fatta diventare un protagonista assoluto a livello mondiale di quelle che sono le grandi rotte che riguardano non solo l’Europa ma il resto del mondo». Così «una tonnellata di cocaina rende 100 milioni in Europa e 300 milioni in Australia e questo fa comprendere come la ‘ndrangheta investa dove si riescono a raggiungere risultati ad altissima redditività». Dunque, spiega il magistrato che guida la Dda di Reggio Calabria, «la Calabria rimane baricentrica ma le logiche criminali che governano la ‘ndrangheta sono globali e vanno ben oltre l’ambito locale che però noi cerchiamo di investigare costantemente perché le risposte poi arrivano partendo sempre da qui». Dunque «è necessario non interrompere mai l’attività investigativa perché sappiamo che perderli di vista anche per poco tempo significa rischiare di non riconoscerli più e soprattutto di non riconoscere la loro straordinaria capacità di adattamento a determinate logiche criminali che non sono più calabresi, non sono italiane, non sono europee ma si inseriscono in uno scenario mondiale che guarda con crescente attenzione a tutta una serie di evoluzioni del mercato, in particolare quello degli stupefacenti». Così indagando proprio sulle cosche reggine, anche in piccoli paesi come San Roberto, gli investigatori hanno scoperto la presenza del Fentanyl. Ma, avverte il procuratore, «le investigazioni sono sempre più difficili perché le modalità di comunicazione sono in continua evoluzione. Le tecnologie investigative vanno utilizzate anche cercando di recuperare il gap rispetto ad altre realtà che avevano investito di più e meglio in questo ambito. Senza sfruttare fino in fondo le nuove tecnologie è difficile bucare le filiere comunicative che caratterizzano le organizzazioni criminali più evolute». Ricordando che «colpire la ‘ndrangheta vuol dire colpire la componente più importante del sistema criminale integrato».