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 2025  luglio 18 Venerdì calendario

Caldo, Glovo e Deliveroo ora ci riprovano: 10 centesimi per l’acqua e 50 per le creme solari

Non è bastata, a quanto pare, la bufera che si è scatenata sul bonus da 5 centesimi sulla consegna minima per lavorare sotto il sole a 35 gradi. Dopo aver ritirato la misura, vista la marea di critiche, Glovo e Deliveroo ci riprovano. Come denuncia la Cgil, l’altro ieri le due piattaforme di consegna a domicilio, in linea con quanto stabilito dalla loro associazione di categoria, Assodelivery, hanno inviato un messaggio ai loro 30-35 mila rider proponendo nuove “indennità” per il caldo fino al 15 settembre. Stavolta quando le temperature superano i 32 gradi. Si prevedono 10 centesimi a consegna per l’acqua, 50 centesimi al giorno da utilizzare per acquistare creme solari e sali minerali e 5 euro una tantum per comprare una borraccia termica. Oltre a una mappa web con fontanelle e punti d’acqua pubblici e l’obbligo di seguire un corso online, disponibile dal 21 luglio, sui rischi legati al caldo, realizzato in più lingue. Se il corso non verrà seguito entro il 31 luglio, dal 1° agosto i rider non potranno più fare consegne. I contributi saranno erogati il mese successivo a quello con le giornate calde. “Non incentiviamo a lavorare in condizioni estreme – chiariscono le aziende nel messaggio – accettare o rifiutare le consegne non ha alcun impatto sulla possibilità di riceverne altre”. Eppure solo una settimana fa il Tribunale di Milano aveva stabilito che Glovo deve avviare una trattativa con le parti sociali per valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei rider che lavorano durante le ondate di calore. E soprattutto mettere a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione, così come acqua, creme protettive e sali minerali. Non, quindi, dar loro solo qualche decina di centesimi per comprarseli da soli. Non solo. Le ordinanze regionali di Piemonte, Lazio e Puglia vietano il lavoro all’aperto (compreso quello dei rider), nei giorni di rischio “alto” per l’attività fisica sotto il sole, dalle ore 12.30 alle 16. Le ordinanze, però, lasciano uno spazio di autonomia sindacale e territoriale per misure più restrittive. “Le piattaforme – denuncia Roberta Turi, segreteria nazionale Nidil Cgil – invece di rispettare le sentenze, continuano a muoversi in autonomia, ignorando i sindacati e offrendo soluzioni inadeguate. Non bastano un corso online e pochi centesimi a consegna per garantire sicurezza”. Secondo la Cgil bisogna seguire la nuova direttiva Ue sul lavoro tramite le piattaforme digitali (con obblighi specifici per garantire sicurezza e salute), il cui iter parlamentare è iniziato lo scorso marzo.