ilfattoquotidiano.it, 18 luglio 2025
Open Arms, Salvini dopo il ricorso dei pm: “Qualcuno non si rassegna”. Meloni: “Accanimento surreale”
“Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato“. Matteo Salvini rispolvera su X il suo collaudato slogan come prima reazione alla decisione della Procura di Palermo di impugnare in Cassazione la sua assoluzione nel processo Open Arms. Poi, parlando ai cronisti a Milano, aggiunge: “Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo”. In una nota successiva, il ministro dei Trasporti circoscrive l’attacco alla Procura: “Su Open Arms non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura, e infatti ringrazio il Tribunale di Palermo e sottoscrivo tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione, arrivata dopo decine di udienze e anni di approfondimenti”. Anche la sua legale, la presidente della Commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno, commenta in modo lapidario: “La sentenza del Tribunale di Palermo è completa e puntuale in fatto e ineccepibile in diritto“.
Sulla vicenda interviene anche la premier Giorgia Meloni: “È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni – a un ministro che voleva far rispettare la legge – concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia”, scrive sui social. E dopo poco Salvini la ringrazia sotto forma di riiisposta al suo post: “Grazie Giorgia. Sono convinto che difendere l’Italia e i suoi confini non sia reato. Altri mesi e anni di processi? Io vado avanti, a testa alta, con la certezza di aver fatto il mio dovere, senza nessuna paura”.
Tra i primi a esprimere solidarietà al leader della Lega il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che all’epoca dei fatti era il suo capo di gabinetto proprio al Viminale: “Mi dispiace molto per questa notizia, mi ha colpito molto, nel rispetto profondo dei passaggi giudiziari. Mi dispiace umanamente e personalmente e anche professionalmente, io ho vissuto quella stagione da capo di gabinetto di Salvini. Me ne sento ancora più partecipe e rivendico l’azione che fu fatta per contrastare l’immigrazione illegale che non è tanto diverso dalle mafie. Mi ritengo moralmente imputabile anche io”, afferma. Anche il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, ha telefonato al vicepremier manifestandoglii solidarietà.