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 2025  luglio 17 Giovedì calendario

Il progetto della Difesa 35 mila riservisti in campo (anche per la guerra cyber)

Trentacinquemila riservisti da impiegare in tre diversi ambiti: operativo, territoriale e specialistico. È questa la proposta inserita nello studio confezionato dallo Stato maggiore della Difesa e ora sulla scrivania di Guido Crosetto. Un progetto ancora allo “stato embrionale”, a conferma, però, che sul tema il governo è intenzionato a fare sul serio. Anche dispiegando in prima linea esperti cyber.
L’AUDIZIONE
È alla fine di un’audizione lunga circa un’ora e mezza che il capo di Stato maggiore della difesa torna a parlare della riserva nazionale. Poco prima, nel suo discorso introduttivo di fronte ai senatori e deputati delle commissioni Difesa, l’aveva definita «indispensabile» per supportare e integrare le forze regolari, facendo riferimento alle «interlocuzioni in corso» con l’ufficio di gabinetto e quello legislativo della Difesa «per definire gli aspetti qualitativi e quantitativi». Ma è quando gli chiedono come la immagini, che il generale Luciano Portolano tira in ballo lo studio su cui per settimane si è detto fosse al lavoro il ministero e altre strutture collegate.
Più che ai numeri il generale guarda innanzitutto all’organizzazione: una parte, dice, avrà il compito di «completare le capacità operative delle forze armate». In sostanza, si tratterà di «una riserva operativa vera e propria». L’ipotesi è che possa essere costituita da giovani arruolati, che potranno passare ad altre mansioni, al raggiungimento di un limite d’età o del tetto massimo degli organici. Al fianco della riserva operativa, potrebbe affiancarsene un’altra, di tipo “territoriale”, limitata a uno specifico ambito geografico, chiamata a «svolgere compiti oggi coperti in parte delle unità operative» e che talvolta finiscono per costituire un aggravio. Infine, una terza riserva specialistica, o meglio, «altamente specializzata»: i requisiti per i profili da ricercare? Expertise in aree “complesse”, come quella cyber. Nella recente presentazione dello studio al ministro, però, si è parlato anche di cifre. Il modello della riserva, così ripartito, si aggirerebbe, secondo il generale, attorno alle 30-35mila unità. Un’entità da rapportare al totale di 160mila uomini, ovvero l’obiettivo numerico di partenza per la rimodulazione del modello di difesa. Un premessa è d’obbligo: «Si tratta solo di una bozza, un progetto» che non troverà «implementazione se non dietro l’approvazione dell’autorità politica», ribadisce Portolano, che pure ha sottolineato come l’attuale modello, in ogni caso, dovrà «prevedere delle evoluzioni», tenuto conto dei capability targets del 2025 – gli obiettivi specifici assegnati dalla Nato a ogni Stato membro – che richiedono «capacità di cui già disponiamo», ma anche altre da «sviluppare nel tempo». Difficile, al momento, definire il timing dei prossimi passaggi. Quel che è certo è che, trovata la quadra, servirà un passaggio normativo ad hoc per modificare il Codice dell’ordinamento militare e l’ipotesi più probabile è che l’intervento si realizzi tramite un ddl governativo ad hoc. In campo, per il momento, c’è solo la proposta della maggioranza – a prima firma del deputato Nino Minardo – che punta a costituire un bacino di 10mila riservisti su base volontaria da utilizzare in caso di necessità, facendo riferimento a personale già addestrato e formato (in congedo o che abbia già prestato servizio come volontario in ferma triennale o in ferma iniziale).
IL DDL DELEGA SUL PERSONALE
Tra le priorità messe a fuoco dal generale – e che potrebbero presto finire nero su bianco – c’è anche la revisione dell’impianto normativo per «riconoscere la specificità del personale militare». In questa direzione va la bozza del disegno di legge delega al governo che, secondo quanto preannunciato da Portolano, punterà a introdurre delle deroghe alla regolamentazione del pubblico impiego, con specifici istituti compensativi in materia di trattamento economico di servizio e pensionistico. Ma non solo: ci sarà posto anche per l’ ampliamento delle misure di tutela legale per il personale e a supporto del ricollocamento, una volta cessato il servizio.