la Repubblica, 16 luglio 2025
Il silenzio d’oro del maestro per un patrimonio di lusso
Altro che “Musica, maestro”.
Nel 2022 il direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev ha scelto di tacere sull’offensiva sferrata in Ucraina dal presidente e suo mecenate Vladimir Putin. E il silenzio, si sa, è d’oro. Certo, il boicottaggio in Occidente gli è costato un calo dei guadagni all’estero, ma in compenso sono aumentate le sue entrate in patria per le tournée dell’Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo che dirige. L’interruzione delle sue collaborazioni mondiali, come ha osservato egli stesso, si è rivelata «un’opportunità» da «sfruttare al massimo» per «fare qualcosa di molto grande» in Russia.
Tempo fa il media indipendenteAgentsvo ha calcolato che, soltanto nei primi sei mesi del 2023, la sua fondazione aveva ricevuto appalti governativi per 67,7 milioni di rubli, quanto tutto il 2022, già anno record. Peccato che Gergiev spenda questi soldi non «per sostenere i giovani artisti» o «diffondere la musica classica» come da statuto, ma per se stesso. Per arricchire ulteriormente il suo patrimonio e sostenere il suo lussuoso stile di vita, come rivelò già nell’aprile 2022 un’inchiesta del Fondo anti-corruzione Fbk di Aleksej Navalny ricordata ieri dalla vedova Julija Navalnaja nel suo appello suRepubblica a boicottare il ritorno di Gergiev a Caserta. Per il team dell’oppositore, «Gergiev dà a Putin lasua immagine, la sua reputazione, e Putin dà a Gergiev denaro e l’opportunità di rubare». Oltre che appalti di governo, la Fondazione riceve donazioni da oligarchi e aziende statali come Sberbank o Rosneft. Denaro che il direttore d’orchestra usa come suo «portafoglio personale» per pagare a colpi di strisciate di carta di credito pasti luculliani come una cena da 32.500 euro in un ristorante di New York, acquistare appartamenti di lusso a Mosca e a San Pietroburgo o ristrutturare le sue tante proprietà da un capo all’altro dello Stivale per un valore da oltre cento milioni di euro.
In Italia, dove presto potrebbe tornare a esibirsi, Gergiev possiede infatti un vero e proprio impero che, tra le altre cose, si guarderebbe bene dal dichiarare. Si parte dal piccolo comune di Massa Lubrense, non lontano da Sorrento, proprio nella regione Campania al centro delle polemiche dove possiede un promontorio da 5,6 ettari che nasconde diverse case. Più a Nord, all’Olgiata, periferia Nord di Roma, una villa da 18 camere e piscina, «che non dichiara». Sulla costa adriatica, a Rimini, decine di lotti e fabbricati, un bar, il ristorante “United Tastes of Hamerica’s”, campi da baseball, un camping e un luna park per quasi 30 ettari totali. A Milano, ben 80 ettari di terreni. A Venezia, infine, i possedimenti più lussuosi: il Palazzo Barbarigo, un altro edificio cinquecentesco, nonché il ristorante Quadri risalente al 1775 e vari locali in Piazza San Marco. Molti degli immobili italiani proverrebbero da un lascito fatto, alla sua morte nel 2015, dall’arpista giapponese Yoko Nagae, a sua volta ereditiera del defunto conte Renzo Ceschina, che fu a lungo benefattore del Mariinskij. Ma grazie al suo ambiguo silenzio d’oro, Gergiev è sfuggito alle sanzioni europee e continua a trarne profitto.
Pochi mesi fa, ad esempio, gli Alajmo, una delle più note famiglie italiane della ristorazione, hanno rinnovato per altri sette anni il contratto d’affitto del “Ristorante Quadri” di Venezia. Pagheranno a Gergiev 500mila euro l’anno di canone. Per la vedova e i collaboratori di Navalny è un vuoto da colmare. Gergiev e tutti i fedelissimi di Putin «che fino ad oggi non hanno rinnegato il loro folle protettore» vanno sanzionati perché «non ci sia più un solo Paese decente in cui i compari di Putin possano aprire un conto, comprare un appartamento» e perché «nessun teatro, nessun palcoscenico al mondo dia spazio a queste persone, seppur talentuose, ma molto corrotte».