ilsole24ore.com, 16 luglio 2025
Inps: nel 2024 l’età media di pensionamento salita a 64,8 anni
Un costo di 364 miliardi delle prestazioni previdenziali, 355 miliardi per gli assegni erogati dall’Inps. Che, dopo l’inasprimento negli ultimi tre anni dei requisiti per l’accesso alle “Quote”, mostrano nel 2024 una riduzione del 9% dei trattamenti anticipati, mentre salgono del 14,5% quelli di vecchiaia e dell’11,8% le invalidità. Una crescita marcata anche per gli assegni pensionistici di natura assistenziale, lievitati lo scorso anno del 6,5% (+2,9% per quelli previdenziali). Sono alcuni dei dati del XXIV Rapporto annuale Inps (2024), presentato alla Camera dal presidente dell’Istituto, Gabriele Fava. Che ha sottolineato come l’Inps abbia accolto la sfida del nuovo welfare poliedrico con una visione innovativa, avviando un percorso di ripensamento della propria “mission” per «migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi offerti passando da una logica centrata sull’adempimento a una orientata al risultato».
Il report mette in evidenza che l’8,5% dei pensionati continua a lavorare a un anno del pensionamento (il 68% ha un trattamento anticipato) e che tra gli ex percettori di Reddito di cittadinanza la quota degli occupati è salita al 29%. Positiva la performance dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e lavoro. La platea degli assicurati Inps (oltre 27 milioni) è cresciuta dell’1,5% sul 2023 e del 5,9% dal 2019 (+28.8% da Paesi extra Ue). Nel 2023 sono rientrati in Italia 40mila “cervelli”.
Nel 2024 oltre 27 milioni di assicurati Inps: +5,9% sul 2019 (con una crescita al 28,8% da Paesi extra-Ue)
Lo scorso anno gli assicurati Inps hanno superato i 27 milioni: +1,5% sul 2023 e +5,9% sul 2019 (circa 1,5 milioni in più di cui 719mila under 34). Una crescita quest’ultima che è risultata maggiore tra le donne (+6,7%) che tra gli uomini (+5,2%), nelle regioni del Sud (+7,4%) che nelle aree del Centro-Nord (+5,3%). E che si è rivelata “particolarmente rilevante” tra i lavoratori provenienti da Paesi non comunitari (+28,8%), mentre diminuisce l’incidenza dei lavoratori in arrivo da Stati dell’Ue a 27. In aumento anche gli under 34: +11,2% rispetto al 2019.
Quasi 20,8 milioni di lavoratori dipendenti: il 13,7 stranieri da aree extra Ue-15. Effetto taglio-cuneo sulle retribuzioni
I lavoratori dipendenti nel 2024 erano quasi 20,8 milioni: l’86,3% italiani e dalla Ue-15 e il 13,7% da altre aree dell’Unione europea o provenienti da Stati extra-Ue. L’Inps evidenzia che le retribuzioni annuali dei dipendenti iscritti all’Inps sono aumentate tra il 2019 e il 2024 del 10,3%. Una crescita dovuta al recupero dell’inflazione, ai rinnovi contrattuali ma anche al taglio del cuneo.
Si intensifica il rientro dei “cervelli”: 40mila nel 2023
Dal report dell’Inps emerge che le agevolazioni fiscali introdotte negli ultimi anni per favorire il rientro dei “cervelli” stanno producendo alcuni effetti: lo stock di beneficiari, che era di 1.700 soggetti nel 2016, è lievitato a 40mila nel 2023: con le donne che rappresentano circa il 30-40% e gli “under 40” il 60-70%. Complessivamente gli italiani rientrati sono il 70-80% del bacino (tenendo conto che le misure adottate riguardavano anche gli stranieri).
Crescono i contributi sociali e anche le decontribuzioni per l’occupazione giovanile e femminile
I contributi sociali, pari a 263 miliardi, salgono del 5,9% sul 2023 e dell’11,4% sul 2024. In crescita pure gli sgravi e le sottocontribuzioni, che includono quelli per l’occupazione giovanile e femminile: +27,6% rispetto al 2023 e +72,1% rispetto all’anno precedente.
La riconfigurazione del sistema di imprese: cresce il numero delle grandi
Dal rapporto Inps emerge una “riconfigurazione del sistema imprenditoriale”, che nel 2024 conta 1,67 milioni di imprese sia in termini di dimensioni, con la crescita del numero di quelle di grandi dimensione e la diminuzione di quello delle micro e piccole (quasi il 98% ha meno di 50 dipendenti), che di settori economici: cala l’incidenza dell’industria e aumenta quella dei servizi.
L’Assegno unico per 10,1 milioni di figli, per una spesa di 19,8 miliardi, e bonus asilo per oltre il 54% delle rette
La fotografia dell’Istituto mette in evidenza che nel 2024 l’Assegno unico e universale ha raggiunto 10,1 milioni di figli con un costo di 19,8 miliardi (+9,5% sull’anno precedente) soprattutto per la rivalutazione al costo della vita. Il Bonus asilo nido è stato utilizzato per 521mila bambini (erano 480mila nel 2023): le famiglie hanno ricevuto mediamente 205 euro mensili per un periodo di 6-7 mesi coprendo circa il 54% delle spese effettivamente sostenute per i servizi all’infanzia
Bonus mamme per 667mila donne: il 74% con due figli
Lo scorso anno il bonus mamme, che per il solo 2024 è stato esteso anche alle madri con due figli, ha coinvolto circa 667mila donne, in prevalenza residenti al Nord (59%). Le principali beneficiarie sono le mamme con due figli (74%) con un’età media di 42 anni. Le lavoratrici non comunitarie (il 7% del totale) risultano mediamente più giovani e sovente madri di tre bambini.
Positiva performance per Assegno di inclusione e Supporto per la formazione lavoro
Dal report emergono la positive performance dell’Assegno di inclusione (Adi) e del Supporto per la formazione lavoro (Sfl), anche alla luce delle modifiche introdotte dall’ultima legge di bilancio. Nel primo anno di attuazione a beneficiare dell’Adi sono stati circa 766mila nuclei familiari (in tutto 1,84 milioni di persone), con un importo medio di 617 euro. Nel primo trimestre del 2025 i nuclei percettori sono stati circa 672mila (1,57 milioni di soggetti) con un importo medio salito a 723 euro e quindi con una crescita «significativa» rispetto all’anno precedente. Sul versante del Sfl, L’Inps afferma che l’andamento mensile dei beneficiari mostra una crescita costante nel 2024, con un picco di 72mila beneficiari a ottobre, «sebbene ancora inferiore alle attese». Le donne rappresentano la maggioranza degli utilizzatori di questa misura (il 59% nel febbraio e nel marzo 2025).
Al 29% la quota di occupati tra gli ex percettori del Reddito di cittadinanza
L’Istituto osserva che con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Adi e al Sfl, la quota degli occupati tra gli ex percettori del Rdc è salita dal 12% di inizio 2019 al 29% di fine 2024. Un trend positivo, secondo l’analisi dell’Inps, che dovrebbe essere frutto delle nuove politiche attive per il lavoro ma anche del favorevole andamento del ciclo economico che ha determinato una generale espansione delle opportunità occupazionali nel mercato del lavoro italiano.
Sono 16,3 milioni i pensionati per un costo di 364 miliardi: età «effettiva» di pensionamento a 64,8 anni
Al termine dello scorso anno i pensionati erano circa 16,3 milioni (il 51% donne) per un importo lordo di 364 miliardi, 355 dei quali per pensioni erogate dall’Inps. Il peso medio degli assegni pensionistici è stato di circa 1.444 euro mensili mentre quello dei trattamenti assistenziali (pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) è stato di poco più di 500 euro. Secondo l’analisi dell’Inps nel 2024 l’età “effettiva” di pensionamento era di circa 64,8 anni.
Con la stretta alle “Quote” calano del 9% le pensioni anticipate, aumentano gli assegni di vecchiaia e le «invalidità»
Nel 2024 le nuove prestazioni previdenziali liquidate sono salite del 4,5% sul 2023 (quasi 1,6 milioni), con una crescita degli assegni di vecchiaia (+14,5%) delle invalidità (+11,8%) e una diminuzione dei trattamenti anticipati (-9%). Che risultano in flessione dal 2022 per l’inasprimento dei requisiti delle “Quote” e di Opzione donna.
Salgono del 6,5% le nuove prestazioni assistenziali
La lievitazione delle invalidità è uno dei fattori dai quali deriva l’aumento delle prestazioni assistenziali. Dei circa 1,6 milioni di nuovi trattamenti pensionistici erogati nel 2024, oltre 707mila sono di natura assistenziale con un incremento del 6,5%, mentre quelle previdenziali crescono del 2,9%.
L’8,5% dei pensionati lavora a un anno del pensionamento: nel 68% dei casi ha un trattamento anticipato
Da una specifica radiografia dell’Istituto della transizione dal mercato del lavoro alla pensione emerge che l’8,5% dei pensionati risulta “attivo” a un anno del pensionamento; nel 45% dei casi con un rapporto di lavoro dipendente o parasubordinato. Il 68% di questa platea percepisce un trattamento anticipato. Il lavoro dopo il pensionamento non ha molto “appeal” tra i dipendenti pubblici (solo lo 0,9%). A continuare a lavorare dopo la pensione sono prevalentemente gli uomini (72% del totale). L’età media del pensionamento è di circa 63 anni. L’analisi degli esperti dell’Inps evidenzia che tra i pensionati più anziani una pensione elevata si associa a una maggiore propensione a continuare a lavorare, mentre tra i pensionati più giovani la prosecuzione dell’attività lavorativa appare maggiormente legata a esigenze di natura economica.
Oltre 37.800 pensionati all’estero nel 2023: nel 45% dei casi gli assegni sono superiori a 5mila euro mensili
Nel 2023 i pensionati italiani all’estero sono saliti a 37.825 (+7,55) dopo la frenata negli anni immediatamente successivi alla pandemia: il 45% beneficia di assegni superiori ai 5mila euro mensili. I «tassi più di emigrazione» più elevati sono stati registrati In Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta.
I conti dell’Istituto: l’esercizio 2024 con un avanzo positivo
La gestione finanziaria di competenza dell’esercizio 2024 dell’Istituto ha chiuso con un avanzo di oltre 15miliardi e quella finanziaria di cassa con un avanzo di quasi 42 miliardi. Cifre, ha sottolineato Fava, che «confermano la solidità finanziaria» dell’Inps.