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 2025  luglio 16 Mercoledì calendario

Atene sospende il diritto d’asilo I migranti finiscono in strada

«C’è stato panico, perché la notizia è rimbalzata subito fra le persone», commenta al telefono Lorenzo Bergia dal Victoria Community Center di Atene, dove richiedenti asilo e migranti ricevono servizi e beni di prima necessità. L’annuncio era stato dato il 9 luglio dal Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis, poi il voto dell’11 luglio in Parlamento ha approvato la misura. La Grecia sospende per tre mesi l’esame delle domande di asilo di coloro che fanno ingresso nel Paese via mare dalle coste libiche, lungo la rotta che da un anno e mezzo vede sempre più imbarcazioni partire da Tobruk, in Libia orientale, verso Creta e il vicino isolotto di Gavdos. Sarebbero già oltre 7.300 le persone sbarcate, in arrivo da Somalia, Sudan, Egitto e Marocco, in forte aumento rispetto alle 4.935 dell’intero arco del 2024. Da giugno, gli approdi hanno registrato un’accelerazione, poi un picco, con quasi duemila e cinquecento sbarchi tra il 4 e il 9 luglio. Proprio nelle stesse ore, la Grecia stava tentando di aprire un dialogo con le autorità libiche di Bengasi per arginare il flusso da quelle coste. Tentativo fallito, perché la sera dell’8 luglio il governo del Primo Ministro libico ad interim Osama Hammad e del Generale Khalifa Haftar (non riconosciuto a livello internazionale) ha rifiutato l’ingresso della delegazione Ue composta dal Commissario europeo Magnus Brunner, e dai ministri di Italia, Malta e, appunto, Grecia. La trattativa è saltata per ora, con la contromisura della sospensione dell’asilo subito adottata da Atene, nonostante le critiche dell’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr). «Da tempo le autorità non riescono a implementare disposizioni di legge esplicite per lo screening immediato dei nuovi arrivati a Creta – commentano dalla noprofit greca Refugee Support Aegean –. C’è una totale mancanza di pianificazione e infrastrutture di base. La prima e ultima volta che Atene ha tentato una sospensione altrettanto illegale dell’asilo è stata nel marzo 2020, pratica ora al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo». Per chi è in transito, la vita in Grecia non è mai stata facile. Ora anche le prove di solidarietà viste in passato vengono meno. «In quattro anni abbiamo assistito alla chiusura di una Ong al mese. Siamo rimaste in pochissime organizzazioni internazionali indipendenti, 15, forse 20 in tutta Atene» prosegue il racconto Lorenzo Bergia, coordinatore della Ong La Luna di Vasilika che, con la svizzera Glocal Roots e i tedeschi di Medical Volunteers, gestisce il Community Center di Victoria Square, la piazza dove da anni converge chi è appena giunto nella capitale greca. «Offriamo cibo, servizi medico e legale. Una volta a settimana è presente l’Unhcr. Accogliamo oltre centocinquanta persone al giorno, è un luogo unico ad Atene». Uno spazio sicuro in una città che l’attivista descrive come «un buco nero, un luogo di rastrellamenti quasi quotidiani, in cui la polizia carica su pullman diretti ai centri di detenzione». Secondo l’Unhcr, gli arrivi in Grecia da inizio 2025 finora sono stati 20.854. Lo scorso anno erano stati in totale 62.119. Nulla di paragonabile alle 861.630 persone in transito del 2015. Oggi proseguono gli ingressi dalla Turchia alle isole dell’Egeo e al confine di terra a nord. E si aggiungono i molti profughi con asilo greco riconosciuto, obbligati a forza a rientrare in Grecia da Paesi come Germania, Belgio, Regno Unito, dove si erano spostati. «In questo quadro si inserisce la nuova rotta verso Creta. Vediamo arrivare numerosi egiziani, ma l’Egitto rientra nella lista di Paesi sicuri, così sono subito trasferiti nei centri di prerimpatrio – spiega Lorenzo Bergia –. Dopo un periodo, però, sono rilasciati e buttati per strada con un foglio di via, destinati alla clandestinità. Vediamo poi un incremento di cittadini del Sud Sudan. La decisione di sospendere l’asilo per tutti dal nord Africa, senza distinzioni di nazionalità, è assurda perché coinvolgerà anche i sudsudanesi, che pure lo ottenevano sempre per le condizioni difficili da cui fuggono». La nuova misura influirà anche sul destino di chi, già in Grecia, non è ancora riuscito a presentate domanda. «Se si approda a Creta, non essendoci strutture di registrazione, occorre aspettare di essere trasferiti. Ora, con la sospensione, le persone verranno messe in strutture detentive, è ciò che il governo ha dichiarato – aggiunge l’attivista –. Chi finirà in centri di detenzione, uscirà poi senza poter chiedere asilo e resterà senza sostegno, come molti che vediamo vivere per le strade di Atene. I nuovi arrivati saranno schiacciati da un pugno duro che al governo fa comodo mostrare, in un periodo di crisi di consensi. Perché questo è un gioco politico che creerà più costi e ancora più problemi, e soprattutto che non funzionerà».