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 2025  luglio 15 Martedì calendario

In Italia il 27% di minori a rischio povertà Al Sud e tra gli stranieri quasi uno su due

Allarme giovani, per l’ennesima volta. Il 26,7% degli under 16 che vivono in Italia – circa 2 milioni di ragazzi – è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quota che sale marcatamente per i minori che risiedono nel Sud e nelle Isole (43,6%). Lo rivela un’indagine Istat, che spiega anche come le difficoltà aumentino in modo direttamente proporzionale al numero di bambini e adolescenti presenti in famiglia.
Alta probabilità di esclusione sociale anche per i minori stranieri: pure nel loro caso la percentuale tocca il 43,6% dei casi, valore superiore di oltre 20 punti al dato dei coetanei con cittadinanza italiana (23,5%). Secondo l’Istat, il livello di istruzione dei genitori si associa strettamente alla condizione socio-economica della famiglia: è a rischio di povertà o esclusione sociale oltre la metà (51,8%) dei minori con genitori che hanno al massimo la licenza di scuola secondaria inferiore, quota di oltre cinque volte superiore a quella di coloro che hanno almeno un genitore laureato (10,3%). Le difficoltà economiche delle famiglie degli under 16 – generalmente nella prima fase del ciclo di vita sono spesso legate al pagamento di un mutuo per l’abitazione di proprietà (lo paga il 22,7%, quota più che doppia rispetto a quella rilevata sul totale delle famiglie, pari a 10,2%) o al pagamento di un affitto (23,6% contro 18,4%). La situazione finanziaria della famiglia in cui vive il minore – spiega l’istituto di statistica – è tra i fattori determinanti del rischio di povertà a cui potrà essere esposto in età adulta. Come dire che l’ascensore sociale funziona più che altro a parole: complicato aspirare a un buon tenore di vita se si proviene da ambienti svantaggiati. Un problema che tuttavia non riguarda solo il nostro Paese. Nel 2023, l’incidenza del rischio di povertà per gli adulti degli Stati mebri dell’Ue di età compresa tra i 25 e i 59 anni è pari al 20% per coloro che, all’età di 14 anni, vivevano in famiglie con difficoltà economiche, mentre si ferma al 12,4% per coloro che sono cresciuti in buone condizioni finanziarie. La trasmissione di generazione in generazione del disagio economico è particolarmente evidente, oltre che in Italia, anche in Bulgaria e Romania. Il posto fisso di almeno uno dei genitori rimane una delle armi migliori per esorcizzare lo spettro del disagio: dove la principale fonte di reddito è il lavoro dipendente, il rischio povertà è decisamente inferiore a quello stimato in presenza di redditi da lavoro autonomo (rispettivamente 17,3% e 24,4%). Ma sullo scenario incide inevitabilmente (e pesantemente) anche la situazione di coppia: quando nella famiglia single è infatti presente solamente la madre, il pericolo di trovarsi in ristrettezze minaccia il 48,4% dei minori (era il 42,4% nel 2021), mentre la percentuale scende di quasi 8 punti (30,9%) nel caso di famiglie in cui è presente solo il padre. Ma anche in questo caso va peggio rispetto al 2021, quando il dato si fermava al 25,6%.
Interessanti anche le sfumature del dossier Istat, con buone e cattive notizie che si rincorrono tra una tabella e l’altra. Rispetto al 2021 (anno dell’ultimo focus sul tema), ad esempio, nel 2024 la quota di minori “marginali” è sì diminuita di 3 punti percentuali (soprattutto nel Nord) ma, tra loro, è purtroppo raddoppiata la quota degli stranieri, a conferma di un’integrazione che rimane ancora sulla carta anche per i giovani di seconda generazione. Rischiare la povertà o l’esclusione, in termini concreti, significa trovarsi in condizioni di “deprivazione materiale”, cioè non aver la possibilità di soddisfare alcuni bisogni primari per un minore. In Italia l’11,7% degli under 16 conosce questa fatica esistenziale: un dato comunque inferiore alla media Ue, che supera il 13%. Il segnale di deprivazione più diffuso è il vivere in una famiglia che non si può permettere per motivi economici di “sostituire mobili danneggiati con altri in buono stato”. A seguire c’è il non potersi permettere “di trascorrere almeno una settimana di vacanza all’anno lontano da casa” e il non poter “svolgere regolarmente attività di svago fuori casa a pagamento”. Nel 2024, tra i minori in condizione di deprivazione, il 24,7% non ha ancora accesso a una connessione internet utilizzabile a casa. Uno scenario peraltro in miglioramento di quasi 10 punti percentuali rispetto al 2021. In generale, oggi solo il 3% dei minori è isolato dalla Rete, mentre nel 2021 era il 5,2%.
Infine, l’aspetto alimentare. Il 3,1% dei minori vive in famiglie che hanno sperimentato difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario (in calo però rispetto al 4,9% del 2021). L’incidenza è più elevata nel Mezzogiorno (5,7%), mentre presenta valori sensibilmente più bassi nel Centro e nel Nord (1,9% e 1,7%, rispettivamente).
Inoltre, il 2,3% dei minori dichiara di non consumare almeno un pasto proteico al giorno perché la famiglia non può permetterselo. Anche qui la differenza è marcata tra le tre macro aree del Paese: 3,1% nel Nord (che osserva un miglioramento rispetto al 2021, quando era il 6,2%), 2,1% nel Centro e 8,9% nel Mezzogiorno.