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 2025  luglio 14 Lunedì calendario

Lavori ad alto rischio nell’estate rovente Otto italiani su dieci favorevoli allo stop

Negli ultimi anni, sempre più italiani si sono resi conto che qualcosa sta cambiando: secondo un recente sondaggio di Only Numbers, l’85% della popolazione percepisce un aumento delle temperature. Le estati in effetti sono descritte come costantemente più torride, con ondate di calore sempre più frequenti e i periodi di siccità appaiono più lunghi. Ma questa percezione ha una base reale? E, soprattutto, da cosa dipende? La scienza risponde con chiarezza: il cambiamento climatico esiste, è misurabile e in accelerazione. È vero che il clima della Terra ha sempre attraversato fasi naturali di riscaldamento e raffreddamento, tuttavia l’attuale aumento delle temperature ci appare troppo rapido e intenso per essere spiegato solo da fenomeni naturali.
I dati scientifici confermano -in modo inequivocabile- che il clima globale si sta scaldando. Le temperature medie sono aumentate in modo costante negli ultimi decenni, e anche gli eventi estremi come ondate di calore, incendi, alluvioni, stanno diventando sempre più frequenti. Nove italiani su dieci (85%) sono convinti che anche nel nostro Paese c’è stato un aumento delle temperature. Una sensibilità più spiccata al Nord rispetto al Sud Italia. Tra questi c’è chi denuncia un incremento evidente delle temperature (63,3%), e chi invece la ritiene una crescita lieve – di anno in anno- ma costante (21,7%). L’idea che si tratti solo di allarmismo mediatico non trova conferma nei dati scientifici. Secondo l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change – UN), il principale organismo internazionale che studia il clima, l’attività umana – in particolare l’uso di combustibili fossili, la deforestazione e l’eccessiva emissione di gas serra – è la causa principale del riscaldamento globale. L’aumento della CO? nell’atmosfera sta alterando gli equilibri climatici del pianeta, portando conseguenze sempre più evidenti anche in Italia. Il clima terrestre ha sempre avuto fasi di riscaldamento e raffreddamento, ad esempio ere glaciali, tuttavia l’attuale “fase calda” appare troppo rapida per essere spiegata solo da cicli naturali. I modelli climatici infatti mostrano che, senza l’influenza umana, non si spiegherebbe l’aumento registrato dagli Anni 50 in poi. Negli ultimi giorni sono stati molti gli avvisi sul “clima rovente” e sugli eventi atmosferici fuori misura come piogge torrenziali, inondazioni, alluvioni, trombe d’aria.
Un italiano su quattro è convinto che siano una casualità legata ad un’evoluzione naturale dei fatti (24,1%), mentre il 68,5% lo associa proprio ad un cambiamento climatico reale che sta accelerando. Sono i più giovani i sostenitori maggiormente convinti di questo passaggio. Insomma, per la maggioranza degli italiani non si tratta di cicli naturali o di sensazioni soggettive: il caldo che sentiamo, e che preoccupa, è reale e ha radici profonde. La sfida ora è riconoscere le responsabilità e agire per limitarne i danni. Sempre un italiano su quattro (24,1%) ritiene che ci sia un certo livello di esagerazione nei toni usati da media e attivisti, mentre il 53,1% è convinto che le denunce mediatiche siano totalmente veritiere. Addirittura il 10,7% sostiene che intorno al fenomeno del clima oggi ci sia una certa minimizzazione. La comunità scientifica internazionale è ampiamente concorde nel definire reale il riscaldamento globale e causato in gran parte dalle attività umane. Gli allarmi, quindi, non sembrerebbero infondati anche se a volte possono essere comunicati in modo sensazionalistico con affermazioni ricche di iperboli linguistiche.
L’emergenza climatica non sembrerebbe più una previsione per il futuro, ma una realtà che stiamo vivendo. Le temperature globali sono in aumento, i ghiacciai si sciolgono, eventi estremi come alluvioni e incendi diventano sempre più frequenti. Secondo l’Onu, abbiamo meno di un decennio per ridurre drasticamente le emissioni di CO? e contenere l’aumento della temperatura entro 1,5°C. Le prove sarebbero ovunque: estati roventi, piogge torrenziali e siccità. Eppure agiamo come se fosse tutto normale. Non si tratta di un solo problema ambientale, siamo in presenza di un fenomeno economico, sociale e umano. La sua portata trasversale richiede risposte che siano altrettanto globali e integrate. Il cambiamento climatico infatti non è più una questione di “se” e “forse”, ma per la maggioranza dell’opinione pubblica, di quando e quanto colpirà ognuno di noi. Nel 2025, le temperature estive hanno toccato nuovi record.
In risposta, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato un’ordinanza urgente che vieta, dal 2 luglio al 15 settembre, le attività lavorative all’aperto tra le 12,30 e le 16 in cantieri, cave, aziende agricole e florovivaistiche nei giorni di rischio climatico elevato. Sono previste eccezioni per i lavori urgenti o di pubblica utilità, ma solo se vengono applicate rigorose misure di prevenzione. Una misura che ha trovato ampio consenso tra i cittadini: l’80,6% degli intervistati si è dichiarato favorevole, mentre solo il 10,1% si è detto contrario. Più lenta e burocratica è stata invece la reazione del governo centrale. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha avviato la firma di un protocollo per la protezione dei lavoratori dalle emergenze climatiche, che sarà presto recepito tramite decreto ministeriale. Tra le misure previste: l’estensione della cassa integrazione per condizioni climatiche estreme e altre iniziative a tutela della salute dei lavoratori nei luoghi esposti a rischio. Nonostante l’importanza del tema, le reazioni politiche si sono concentrate più sull’origine dell’iniziativa che sulla sua efficacia. Il 45,8% degli italiani approva il provvedimento, mentre un cittadino su tre (33,2%) lo critica. Il sostegno è massimo tra gli elettori dei partiti di governo (media oltre il 70,0%), ma scende drasticamente tra quelli dell’opposizione (media circa il 28,0%).
In conclusione, quando si parla di clima, sicurezza e salute sul lavoro, non ci si può limitare a giudicare le iniziative in base all’appartenenza politica di chi le propone. L’emergenza climatica impone risposte concrete, trasversali e condivise. Le soluzioni devono essere valutate per la loro efficacia reale, non per la bandiera che le accompagna. Il clima non fa distinzioni ideologiche, colpisce tutti.