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 2025  luglio 14 Lunedì calendario

“Caporalato tra i fornitori”: Loro Piana in amministrazione giudiziaria. Giacche da 100 euro vendute a 3mila

Non ha impedito il caporalato tra i fornitori e così, man mano che si scendeva nella catena, si finiva per pagare la lavorazione di una giacca in cashmere, venduta fino a 3mila euro in negozio, appena 100 euro. Capi che venivano prodotti in opifici cinesi con gravi carenze sotto il profilo dei diritti dei lavoratori. Scoppia un nuovo caso di sfruttamento nella moda internazionale, sempre grazie al lavoro del pubblico ministero della procura di Milano, Paolo Storari, che ha chiesto e ottenuto l’amministrazione giudiziaria per Loro Piana spa, brand vercellese del lusso controllato dalla multinazionale francese della moda LVMH. L’accusa è quella di aver instaurato “stabili rapporti” di lavoro “con soggetti dediti allo sfruttamento dei lavoratori” e agevolato “colposamente” il caporalato cinese lungo la filiera della lavorazione del cashmere in Italia. Si tratta del quinto caso di misura di prevenzione che colpisce un colosso della moda fra 2024 e 2025 dopo le vicende che hanno coinvolto Alviero Martini spa, Armani Operations, Manufactures Dior e Valentino Bags Lab.
I carabinieri del Comando Tutela Lavoro hanno ricostruito una catena di “sub appalti non autorizzati” articolata su almeno 4 livelli per “impiegare manodopera irregolare e clandestina” in violazione delle norme su salute e sicurezza e non rispettando i contratti collettivi nazionali di settore su stipendi e salari, orari di lavoro, pause e ferie. Loro Piana si occuperebbe solo della “prototipazione” dei capi d’abbigliamento fra cui le pregiate giacche in cashmere del marchio guidato da Antoine Arnault, figlio di Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia e fra i primi 10 al mondo per patrimonio, mentre la produzione sarebbe esternalizzata a società “senza alcuna capacità produttiva” (dipendenti o macchinari per lavorare la materia prima) che a loro volta appaltano le lavorazioni per abbattere i costi a opifici cinesi clandestini.
Per quei capi il “costo unitario” era di circa un “centinaio di euro” e venivano poi rivenduti negli “store” del brand a prezzi “tra i 1000 e i 3000 euro”, scrive la procura di Milano negli atti dell’inchiesta per caporalato. Dalla “mappatura” di un solo pezzo della produzione e realizzata dagli inquirenti con visure camerali, ispezioni fisiche, analisi di contratti d’affitto, consumi elettrici, posizioni Inps e rapporti di fatturazione è emerso come Loro Piana appalti la produzione dei capi in cashmere alla società Evergreen nonostante questa abbia solo “7 operaie” e quasi nessun macchinario per la lavorazione. Un fatto di cui il brand sarebbe consapevole per aver commissionato nel 2024 un audit a una società di consulenza in cui “non sono riportate considerazioni o verifiche inerenti la capacità produttiva” della società.
Evergreen a sua volta sub appalta alla Sor-Man, un’altra società italiana di nome collettivo che per la produzione fisica dei capi si serve di due ditte cinesi: la Clover Moda srl di via dei Giovi 19 a Baranzate e la Day Meiying di Senago. Esistono rapporti di fatturazione con una terza ditta cinese, la Hu Sufang, che la procura ritiene “di fatto inesistente”. Le condizioni di lavoro all’interno di queste ditte – secondo il Tribunale di Milano – si baserebbero sull’evasione fiscale e contributiva, l’omissione di “tutti i costi relativi alla sicurezza” come la “rimozione dei dispositivi di sicurezza dai macchinari” o l’assenza di disposizione di protezione individuale per i lavoratori, le “situazioni abitative degradanti” per la manodopera e operai “di fatto continuamente sorvegliati”. I consumi energetici hanno mostrato che “il lavoro era svolto per tutto il giorno, indistintamente” compresi “sabati e le domeniche ed i giorni festivi” con “retribuzione sottosoglia rispetto ai minimi tabellari”. Tutte modalità che hanno il “chiaro fine di abbattere il costo del lavoro”.
Durante le ispezioni legate all’inchiesta – partita a maggio 2025 dalla denuncia di un lavoratore per caporalato e lesioni, picchiato e ferito dal suo datore cinese perché aveva chiesto il pagamento degli stipendi arretrati – i militari del Nucleo ispettorato lavoro e del Nucleo operativo del Gruppo per la tutela del lavoro di Milano hanno identificato almeno 21 lavoratori, di cui 10 occupati in nero e 7 irregolari in Italia impiegati con paghe sotto la soglia oraria, senza formazione, sorveglianza sanitaria degli ambienti. Due imprenditori cinesi sono stati denunciati e uno di loro arrestato in flagranza per sfruttamento mentre altri due titolari di aziende italiane rispondono della violazione di normative sulla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono state elevate multe per 181.482,79 euro e sanzioni amministrative per 59.750 euro. Due opifici sono stati completamente sospesi dall’attività lavorativa per gravi violazioni in materia di sicurezza e lavoro nero.
La società di Quarona, in Piemonte, non è indagata ma per i giudici Pendino-Cucciniello-Profeta della sezione Misure di prevenzione avrebbe agevolato il “sistema” dello sfruttamento che è stato “perpetrato nel tempo” per ottenere “l’abbattimento dei costi” e la “massimizzazione dei profitti” attraverso l’elusione di “norme penali e giuslavoristiche”, si legge nelle 26 pagine del provvedimento su Loro Piana – 2.294 dipendenti, quasi 1,7 miliardi di euro di ricavi nel 2024 e 389 milioni di euro di utile – che nel 2013 è stata ceduta dalla famiglia fondatrice alla multinazionale transaplina LVMH. I giudici hanno nominato la professionista padovana Micaela Cecca come amministratore giudiziario fissando per il 13 novembre la prima udienza per discutere del piano di risanamento aziendale e organizzativo.