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 2025  luglio 14 Lunedì calendario

Usa. La carota per Senegal & C. per prendersi i migranti extra

La scorsa settimana mentre il presidente Trump incontrava i leader di cinque paesi dell’Africa occidentale, la sua Amministrazione li stava spingendo ad accettare i migranti deportati dagli Stati Uniti, i cui Paesi d’origine li rifiutano o sono lenti a riprenderli, stando a un documento interno finito nelle mani del Wall Street Journal.
Prima che i leader di Liberia, Senegal, Mauritania, Gabon e Guinea-Bissau arrivassero alla Casa Bianca per il vertice sulle questioni economiche e di sicurezza, il Dipartimento di Stato ha inviato a ciascun Paese una richiesta di accoglienza dei migranti, sottolineando la sovrapposizione tra l’aggressiva campagna di deportazioni dell’amministrazione e la sua politica estera.
Secondo il documento fornito ai governi della regione, la proposta Usa prevede che i Paesi accettino il “trasferimento dignitoso, sicuro e tempestivo dagli Stati Uniti” di cittadini di Paesi terzi. Questi Stati dovranno accettare di non rimpatriare i migranti trasferiti nel loro Paese d’origine o nel Paese di precedente residenza abituale finché non sarà presa una decisione definitiva sulle loro richieste di asilo negli Stati Uniti.
Non è chiaro se qualcuno dei cinque Paesi abbia accettato la proposta statunitense. Nessuno dei leader africani ne ha parlato.
L’Amministrazione è alla ricerca di altri paesi che accolgano migranti da quando, a febbraio, ha raggiunto un accordo con Panama, dove ha deportato più di 100 migranti, provenienti per lo più dal Medio Oriente.
Ai diplomatici statunitensi è stato chiesto di dire alle loro controparti dell’Africa occidentale che ospitare cittadini di paesi terzi era la questione più importante per Trump, l’assistenza all’immigrazione era fondamentale per migliorare i rapporti commerciali con gli Usa.
Gli Stati Uniti hanno cercato di stipulare accordi sui migranti con altri paesi, tra cui Libia, Ruanda, Benin, Moldavia, Mongolia e Kosovo. L’Amministrazione sta promuovendo l’espansione dei legami commerciali, piuttosto che degli aiuti esteri con i Paesi africani dopo lo scioglimento, all’inizio di questo mese, dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID).