il Giornale, 14 luglio 2025
I partiti in rosso per i parlamentari morosi. Gli eletti grillini "devono" 2,8 milioni a Conte
Quasi tutti i partiti sono alle prese con i “morosi”. Ma, nonostante il cambio delle regole per i versamenti al partito, la riluttanza dei parlamentari a contribuire alla cassa si conferma un problema soprattutto per il M5s. Dopo anni di polemiche e varie modifiche al regime delle “restituzioni” degli eletti, la questione è ancora calda. I numeri del bilancio parlano chiaro. Sono 2,8 milioni i crediti dovuti da parlamentari e consiglieri regionali, 1,4 i milioni per le indennità di fine mandato. Una situazione indubbiamente difficile, tanto che il tesoriere del Movimento, l’ex parlamentare ed ex sottosegretario al Lavoro del primo governo Conte Claudio Cominardi, arriva a evocare “il parametro di Regolarità Contributiva certificata dal Tesoriere” come “requisito fondamentale per concorrere ed eventualmente mantenere il ruolo nelle cariche associative, quale leva per la riscossione dei contributi”. Insomma, chi non si metterà in regola con i contributi potrà perdere la sua eventuale carica all’interno del partito. Ma a pesare, presumibilmente, sono pure i contributi dovuti dai tanti ex che hanno cambiato casacca nella scorsa legislatura. Da inizio 2023 sono anche cambiate le regole per le restituzioni dei Cinque Stelle. Da allora gli eletti sono tenuti a versare 2500 euro, di cui 2000 direttamente nelle casse del partito e i restanti 500 “su un conto intestato all’Associazione Movimento 5 Stelle appositamente dedicato alla restituzione alla collettività”. Dunque in beneficenza, seppur in misura minore rispetto all’epoca d’oro delle “restituzioni” grilline. Morosità, anche se riferite al 2024, che si vanno a saldare al malumore strisciante all’interno della truppa. Le nuove regole sul doppio mandato, infatti, tra “stop and go” tra un’Istituzione e l’altra per poter fare il terzo mandato, ritorno dei big e deroghe per il terzo giro consecutivo in Parlamento tutte in capo a Conte, stanno facendo aumentare la preoccupazione, soprattutto tra i peones. “La prossima volta sicuramente saremo di meno, stando ai sondaggi, e Conte sceglierà molti di quelli che torneranno in Parlamento”, sbuffava un deputato alla seconda legislatura qualche giorno fa nella sala fumatori del Transatlantico di Montecitorio. Concorrenza dei volti noti del passato e potere del leader sulle candidature non sono di certo un incentivo a contribuire economicamente, a maggior ragione per quanto riguarda l’anno in corso.
Ma il problema dei “morosi” riguarda anche altre forze politiche, dal Pd a Forza Italia. I dem vantano crediti verso deputati e senatori per 441 mila euro ed è continuata, spiega il tesoriere Michele Fina nella relazione al bilancio, “l’azione di recupero verso eletti nelle varie legislature, con 9 azioni giudiziarie aperte e 4 accordi transattivi”. Calano i versamenti degli eletti anche per +Europa, che passano da 28.530 a 22.950 euro. Nel rendiconto di Forza Italia si mette l’accento “sulla discontinuità dei versamenti dovuti da parte di alcuni eletti” e si sottolinea che “occorrerà adottare decisioni più rigorose per ottenere i pagamenti”.
Scendono per la Lega i contributi da parte di persone fisiche e giuridiche, da 4,5 milioni del 2023 a 3,8 milioni dell’anno scorso. Diversa la situazione di FdI, dove i versamenti da parte di parlamentari ed europarlamentari sono su base volontaria.