Il Messaggero, 14 luglio 2025
L’intesa con l’Indonesia e la spinta al Mercosur Contro-tariffe congelate
Prima la difesa, con il diktat a più che raddoppiare la spesa militare. Adesso il commercio, con i continui rilanci di dazi generalizzati che causano imprevedibilità e gettano nello sconforto scambi e investitori. Non proprio le giocate incalzanti che ti aspetteresti dal più tradizionale fra gli alleati. Ma il secolo americano è finito, dicono con una punta di rassegnazione anche i più stagionati diplomatici di stanza a Bruxelles. E per l’Europa è ora di mettere mano al piano B. Una strategia che è anzitutto di brevissimo termine, poiché il futuro dei dazi tra le due sponde dell’Atlantico si definirà al fotofinish (sempre che dopo il 1° agosto non arrivino ulteriori rinvii dalla Casa Bianca) e occorrerà avere in mano tutte le contromisure per la rappresaglia, oggi sospese (come il primo pacchetto di controdazi su alluminio e acciaio, che per il momento resta congelato) o non ancora adottate.
La lettera di Donald Trump non è stata un fulmine a ciel sereno; a Bruxelles è ritenuta, semmai, «mera tattica negoziale» con lo scopo di «aumentare la pressione». Dopotutto, prendere sul serio le minacciate sovrattasse al 30% vorrebbe dire azzerare i commerci Usa-Ue, ragionano. E allora, tra i governi prevale la linea della fiducia alla Commissione per continuare il dialogo, «purché a tempo». Il piano Ue assume, intanto, un respiro sempre più ampio. Benché voglia evitare una netta contrapposizione con Washington, l’Europa è determinata a guardarsi attorno. E a cercare nuovi partner. «Aspettiamoci una decisa intensificazione della nostra diversificazione commerciale», avvertiva ieri una fonte diplomatica al termine del Coreper, la riunione degli ambasciatori dei 27 convocata d’urgenza per concordare la linea da tenere. Una manciata di ore prima era stata la stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen a mandare un segnale eloquente, apparendo in un insolito punto stampa domenicale a palazzo Berlaymont accanto al leader dell’Indonesia Prabowo Subianto. La ragione? Annunciare, dopo un decennio di negoziati, l’«accordo politico» su un trattato di libero scambio con Giacarta che dovrebbe arrivare dopo l’estate. «Viviamo in tempi turbolenti. E quando l’incertezza economica si intreccia con la volatilità geopolitica, partner come noi devono rafforzare la loro collaborazione», ha affermato von der Leyen. Un messaggio ben poco cifrato per l’amministrazione Usa: «Relazioni basate sulla fiducia, la reciprocità, la trasparenza e i valori condivisi sono importanti. Insieme, Ue e Indonesia rappresentano un mercato di 730 milioni di persone».
LE INTESE
L’Indonesia non è che un tassello. E infatti anche ieri gli ambasciatori sono tornati a ribadire la necessità di accelerare sulle altre intese commerciali, tema che – con tutte le sfaccettature geografiche del caso – oggi sarà in cima all’agenda dei lavori della riunione straordinaria dei ministri del Commercio dei 27. Perché se gli Usa distruggono e chiudono, l’Ue vuole costruire e aprire. Il convitato di pietra è il Mercosur. L’intesa con il blocco sudamericano che raggruppa Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay è stata conclusa con un blitz di von der Leyen a dicembre, ma adesso deve essere ratificata dai governi dei 27 che promettono battaglia soprattutto sull’agricoltura. Il testo del trattato dovrebbe essere pubblicato a stretto giro, e dalla sua formulazione dipenderà l’iter per l’approvazione finale. “New entry” all’orizzonte, l’America centrale: non è passato inosservato che oggi si riunirà, a Bruxelles, il primo consiglio di associazione tra Ue, da una parte, e Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama, dall’altra.
Ma gli occhi rimangono puntati sull’Asia e sul Pacifico: se con l’India Bruxelles vuole arrivare a una quadra entro fine anno, una schiarita commerciale con la Cina (incluso un eventuale stop ai dazi sulle auto elettriche importate dal Dragone) è sotto i riflettori in vista del summit del 24 luglio a Pechino, appuntamento che – avverte un diplomatico di rango – è inevitabilmente legato a doppio filo alla parallela partita con gli Usa. Sullo sfondo, i contatti serrati con quegli altri “big” occidentali – Regno Unito, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda – con cui l’Ue vuole resettare e far ripartire commerci globali prevedibili e basati sulle regole.