La Lettura, 13 luglio 2025
Quante sindromi da palcoscenico
Molti di noi hanno un rituale pre- partita prima di andare al lavoro. Una tazza di caffè fumante. Forse un po’ di meditazione o una preghiera. Beyoncé mangia un panino al tacchino prima di salire sul palco, come rivelato da Renaissance: A Film by Beyoncé. Si dice che Paul McCartney canticchi la sigla di The Monkees con la sua band prima dei concerti. Bill Russell (1924-2022, uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi, ndt) vomitava prima delle partite per liberarsi dal nervosismo.
Un rituale di riscaldamento, attivo o meno, può avere importanti benefici psicologici, dice Fallon Goodman, professore di psicologia alla George Washington University. «Quando il mondo è più prevedibile per noi, possiamo entrare più facilmente in uno stato di fluidità chemigliora le prestazioni», spiega.
Il New York Times ha contattato un ampio ventaglio di persone creative, tra cui scrittori, attori, comici e musicisti, per scoprire come si riscaldano prima delle loro esibizioni. Alcuni rituali sono semplici, altri sentimentali o una combinazione di entrambi. Alcune risposte sono state leggermente modificate per motivi di lunghezza e chiarezza.
Jeff Daniels
L’attore, vincitore del premio Emmy, ha un rituale in cui... beh, lasciamo che sia lui a raccontarvelo. «Comincio sempre con un budda-gudda, budda-gudda, budda-gudda sostenuto dal diaframma, seguito da una serie di suoni vocalici (A, E, I, O, U) a cui aggiungo una consonante (ad esempio, “S”: say say say, see see see, si si si, so so so, sue sue sue). Poi faccio la stessa cosa usando altre consonanti (T, Z, K, P, V, F,M, N, W, finendo con una R dura), culminando con la lingua protesa in avanti per comporre l’alfabeto in grandi lettere maiuscole a cinque centimetri dal mio viso. Non è bello, ma funziona».
Michael Connelly
Autore di thriller bestseller, tra cui Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer, paragona il suo rituale ripetitivo a un “disco rotto”. Per inciso, il rituale coinvolge un vero disco.
«Inizio la giornata di scrittura mettendo l’album con il brano Lullaby del defunto sassofonista jazz Frank Morgan».
Gene Simmons
Fondatore della rock band Kiss, questo mese ha iniziato un tour da solista. Dice che il suo riscaldamento richiede un po’ più di brio quando si trasforma nel suo alter ego “Demon”.
«Il rituale che seguiamo da decenni, perché lo facciamo da cinquant’anni, se riesci a crederci, è quello di mettere musica di tutti i generi: gruppi femminili degli anni Sessanta, le Shirelles o le Ronettes e tutto il resto. Ma più avanti nei tour, ho iniziato a riprodurre l’intera serie dei vecchi Friars Club Roasts, con Milton Berle e Dean Martin e tutti quei personaggi che non venivano trasmessi in televisione. Quindi si possono dire parolacce, e non ho idea del perché, ma quelle risate a raffica mi fanno venire voglia di salire sul palco e spaccare tutto».
Michael Kosta
Nel suo ruolo di conduttore e corrispondente diThe Daily Show, sostiene che annodarsi la cravatta è un rituale sentimentale.
«Voglio che sia perfetta. Mi piace il ritmo. Mi piace la struttura di come dovrebbe apparire. Mi ricorda sempre mio padre, che è morto alcuni anni fa. Mi ricorda quando sistemavo la cravatta a mio padre».
Sarah Sherman
La comica e star diSaturday Night Live rivela di cantare insieme a David Bowie la cover dei Merseys Sorrow dall’album del 1973 Pin Ups, prima di andare in diretta da New York.
«Sono superstiziosa, ma penso anche che sia necessario dal punto di vista medico avere un’energia straordinaria da superstar prima di esibirsi».
Kyle Zerna
Timpanista della New York Philharmonic, usa un cuscinetto per esercitarsi e rafforzare i muscoli prima delle esibizioni. I cuscinetti, realizzati in gomma, variano in termini di rimbalzo e ammortizzazione e nella quantità di rimbalzi quando vengono colpiti.
«Ti sei svegliato centinaia, migliaia di volte, ma sei ancora molto stanco. Hai ancora bisogno di seguire il tuo rituale mattutino, che sia bere un caffè, fare una passeggiata o prendere il sole, qualunque cosa tu debba fare. Quindi direi che è un po’la stessa cosa con le mani».
Gracie Lawrence
Lawrence, solista della band omonima, è stata nominata ai Tony Award per aver interpretato la cantante Connie Francis in Just In Time, il musical di Broadway su Bobby Darin. Canta varie versioni del classico For Once in My Life per prepararsi agli spettacoli.
«Puoi giocare con lo stile. La versione originale di For Once in My Life è una sorta di standard. Ma poi c’è anche l’iconica versione di Stevie Wonder, che è un po’ più pop-soul, il genere della mia band».
Rosebud Baker
Stand- up comedian il cui nuovo speciale Netflix, The Mother Lode, è uscito a febbraio, dice che il suo rituale quando è in tour «è molto più simile a un’ora di studio».
«Ascolto le registrazioni dei miei spettacoli in quella città o l’ultima del mio tour».
Mel Robbins
Speaker motivazionale e autrice del libro di autoaiuto
The Let Them Theory, pubblicato lo scorso anno, si riscalda spronandosi.
«Ricordo a me stessa che c’è una persona che vedrà o sentirà ciò che sto per dire, ed è esattamente ciò di cui ha bisogno in questo preciso momento, e che quella è l’unica persona a cui sto parlando».
Rick Elice
Scrittore, vincitore di un Tony Award, autore di spettacoli di Broadway tra cui Smash e Jersey Boys, prima delle prove recita un discorso tratto da una copia autografata dell’opera teatrale di Tom Stoppard The Real Thing.Il defunto marito di Elice, Roger Rees, ha interpretato il ruolo di Henry, l’alter ego di Stoppard, nella produzione londinese del 1982.
«Questo discorso in particolare è impresso nella mia mente come quando si incide il proprio nome su un tavolo, ripercorrendolo più e più volte affinché non svanisca. L’ultima frase è: “Se trovi le parole giuste nell’ordine giusto, puoi dare una piccola spinta al mondo”. Il mio obiettivo è fare del mio meglio per continuare a cercare di metterle nell’ordine giusto prima della mia uscita di scena».
Felipe EsparzaIl comico, il cui ultimo show di stand-up comedy, Raging Fool, è uscito su Netflix a febbraio, scrive sempre la prima battuta del suo spettacolo.
«Anche se dico solo: “Ciao! Come state stasera?”, questo mi aiuta a ricordare l’intero discorso che devo pronunciare sul palco».