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 2025  luglio 13 Domenica calendario

«A bordo siamo soltanto musulmani Per favore non mandateci a fondo»

L’affondamento delle navi cargo Emergency C e Magic Seas nelle acque del Mar Rosso meridionale a opera degli Houthi non è certo privo di spettacolarità. I razzi partono maligni da occulte regioni dell’entroterra yemeniti, una voce dirige le missioni con fermezza marziale, le teste di cuoio avanzano chine sul ponte e prendono possesso della plancia di comando. Sul cassero, riprese panoramicamente da un drone, urlano all’unisono «Dio è il più grande, morte all’America, morte a Israele». Infine le esplosioni e lo sprofondare lento nell’oceano, la fragilità dei mostri d’acciaio su cui si richiudono le schiume. Arditezze da videogioco e piani sequenza hollywoodiani che parlano alla comunità yemenita come ai governi e al mercato globale. I risultati non sono mancati, sebbene nello spettatore permanga l’impressione di un cinema impotente.
Mentre il leader Abd al-Maliki al-Houti prometteva di continuare la campagna piratesca in supporto della causa palestinese, «una lezione per chiunque voglia fare affari con Israele», l’operazione navale dell’Unione Europea Aspides ha comunicato venerdì che quattro membri dell’equipaggio della Eternity C sono probabilmente deceduti. Undici i dispersi. Dieci persone sono state recuperate indenni dalla squadra di sicurezza dello stesso cargo. I rimanenti si troverebbero secondo l’esercito yemenita al sicuro, “in custodia”. Tutti e ventidue i membri della Magic Seas sono stati tratti in salvo da una nave mercantile poche ore dopo l’assalto portato dagli otto scafi armati. Mentre un missile, poi intercettato, sfrecciava verso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, Yahya al-Sarea, portavoce del governo di Sanaa, ha garantito giovedì che il blocco navale continuerà finché il massacro e l’assedio di Gaza non avranno termine. Riprendendo il filo dei raid di maggio e giugno, Israele ha risposto con il bombardamento di Hodaydah, di Ras Issa e di Ras Qantib. Recentemente, le navi impegnate a passare lo stretto di Bab al-Mandab verso Suez hanno aggiunto note di identificazione al sistema di tracciamento che registra il movimento dei natanti. Elementi fondamentali dell’improvvisato salvacondotto marittimo sono state la presenza di guardie armate a bordo, la distribuzione delle nazionalità nell’equipaggio e, naturalmente, l’affiliazione religiosa. «Siamo tutti cinesi», o «tutto l’equipaggio è musulmano» si poteva leggere nei sistemi Gps del MarineTraffic e del Lseg Ais data. Una disperata precauzione per evitare gli scafi carichi di uomini armati di fucili, lanciarazzi e droni subacquei. Sebbene la Emergency C e la Magic Seas appartenessero a flotte che l’anno scorso avevano attraccato nei porti israeliani, non esistono certezze fra le forche caudine costituite da Bab al-Mandab e le coste di Gibuti ed Eritrea. Nel marzo 2024 la petroliera cinese Huang Pu è stata colpita da missili balistici nonostante le ripetute garanzie. Nello stesso periodo sono state prese di mira anche navi dirette verso la Russia.
Alla fine del 2024, secondo la Banca mondiale, il traffico nel Mar Rosso si era ridotto del 75%. Se nell’ottobre 2023 erano in media 79 le navi a passare davanti al Golfo di Aden, prima degli attacchi alla Emergency C e alla Magic Seas erano 43. Oggi sono 32. I premi delle assicurazioni per i rischi delle imbarcazioni che con il loro carico attraversano il tratto di mare esposto alle coste dello Yemen sono saliti martedì dal 0,4 % all’1% del valore totale, sono quindi più che raddoppiati, oscillando fra i 300.000 e il milione di dollari. Là dove non arriva la criminale sciagura dell’ecatombe palestinese forse possono i denari.
Se non fosse per la prudenza che sempre si deve all’imprevedibilità delle carsiche vicende mediorientali, la guerra di corsa yemenita apparirebbe come uno degli ultimi singulti della costellazione resistenziale sciita, accesasi all’unisono dopo il 7 ottobre e ora avviata a una strategica quiescenza. Scomparsa la Siria di Bashar al-Assad, piegato Hezbollah, ridimensionato l’Iran, più che mai consapevole dello strapotere congiunto del piccolo satana israeliano e del grande satana trumpiano, ambiguamente pronto a riprendere il dialogo sul nucleare. Mentre Hamas è impegnato a preservare la propria esistenza nei tunnel e i gazawi subiscono l’apocalisse, restano soltanto gli Houthi, con i limitati mezzi lasciati intatti dalla campagna americana di bombardamenti chiusasi in maggio, per esercitare sulle cancellerie la pressione necessaria ad accelerare le discussioni sul cessate il fuoco nella Striscia, e con esso l’effimera stabilità regionale, il celebre e procrastinato “Patto del secolo”.