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 2025  luglio 13 Domenica calendario

Intervista a Enrica Bonaccorti

Enrica Bonaccorti è tante cose, scrittrice, attrice, conduttrice. Ha fondato il pomeriggio salottiero della Rai, ha preso i testimone da Raffaella Carrà alla tv del mattino, ha detto «no» a Maurizio Costanzo che la voleva ad Amici. E 34 anni fa, era il 9 settembre 1991, è stata la prima conduttrice di Non è la Rai su Canale 5. Un programma, creato da Gianni Boncompagni e chiuso esattamente 30 anni fa, diventato un vero e proprio fenomeno di costume.
Cosa ricorda di quell’anno?
«Avevo avuto un bel successo con Cari Genitori per tre anni, mi avevano chiesto una quarta stagione ma avevo già voglia di fermarmi un anno, di fare qualcosa che mi coinvolgesse di più. Mi chiamò Berlusconi direttamente, mi offrì il mezzogiorno di Canale 5. Mi disse che non potevo abbandonarlo in quel momento, mi aveva scelto per la diretta, la prima su quel canale. Così accettai. Come rinunciare a quella fascia oraria che mi aveva dato tanto con Pronto, chi gioca?».
Tante ragazzine tutte in cerca di un posto al sole, qualcuna di loro lo ha avuto, come Ambra.
«Ambra entrò quando dopo di me arrivò Bonolis, e poi condusse lei. Brava lo è sempre stata, la chiamai al suo debutto per farle gli auguri, lei me lo ricorda sempre. Ero affezionata alle ragazze, preoccupata per il successo improvviso che le aveva investite, proprio come un Tir, a quell’età così fragile. Potevano rimanere schiacciate sulla strada dello spettacolo, ma le storie che ne son venute fuori mi sembrano in gran parte positive, nel senso della presa di coscienza: non esiste solo la tv per dare senso alla propria vita».
Programma che fu accompagnato da mille polemiche, soprattutto sull’uso di «lolite».
«Non ho mai avvertito qualcosa di morboso nella presentazione delle ragazze, sarò anche ingenua ma io vedevo solo freschezza, giovinezza, gioia di vivere e di dimostrarla. La malizia come sempre è negli occhi di chi guarda».
Poi lo scandalo del cruciverbone, con la signora da casa che sapeva la risposta. E la tua immediata reazione. Se ne andò per quello?
«Anche per quello. Mentre tutto il pubblico aveva apprezzato la mia reazione, in “casa” fui quasi rimproverata… “Potevi glissare” furono le parole esatte… era il 31 dicembre, avevo pensato di andarmene, ma quella sera condussi il Capodanno di Canale 5 per la prima volta in diretta, e per la prima volta battemmo il Capodanno Rai. Perché lasciare quel tesoro, quel successo in mano ad altri? Strinsi i denti e arrivai fino a giugno».
Che rapporto aveva con Boncompagni?
«Un po’ faticoso, non mi amava tanto ma ci siamo stati utili a vicenda, quando presi il posto di Raffaella e quando mi scelse Berlusconi».
Poi la decisione di prendersi un sabbatico, per amore del principe Carlo di Borbone?
«Eh, ma solo in parte volevo una pausa dopo 10 anni in diretta, passando dal giornalismo di un programma come Italia sera alla leggerezza di Non è la Rai. Maurizio Costanza cercò di trattenermi, mi diceva che rientrare non sarebbe stato facile. E aveva ragione. Ma io penso poco al domani, vivo giorno per giorno. Faccio cose semplici non strategiche».
Che ruolo ha avuto l’amore nella sua vita? In questo file c’è stato anche Renato Zero.
«L’amore ha avuto la parte di un comprimario. È stata tenera amicizia come per Renato, passione adolescenziale per il principe e un sentimento solido per Giacomo, l’ultimo, con cui siamo stati insieme 22 anni meravigliosi».
E poi l’amore per sua figlia Verdiana.
«Siamo cresciute insieme, io e lei».

Lei ha avuto tante carriere, ha anche scritto La lontananza per Domenico Modugno. Leggenda vuole che fosse una pagina del suo diario scritta dopo un amore finito. Vero?
«Per una volta la leggenda è storia vera, un amore estivo di quando avevo 14 anni e mezzo. Cinque anni dopo, alla fine del primo anno di Università, la mia prima esperienza teatrale. Poteva restare una parentesi estiva, ma fra il pubblico del teatro greco di Tindari c’era l’amministratore della compagnia di Modugno e fui convocata a un provino. Ebbi un piccolissimo ruolo nella commedia Mi è caduta una ragazza nel piatto. Nove mesi di tournée,da una città all’altra, e a Cuneo, il 20 gennaio del 1970, nacque La Lontananza».

Ma Modugno come venne a conoscenza del suo scritto?
«Avevo confidato a Mimmo che scrivevo poesie, raccontini e lui mi faceva sentire le musiche e provare la metrica. Poi una sera dopo lo spettacolo, su una musica che aveva già gli faccio leggere quella frase sul mio diario e Mimmo esplode! Ho sentito il racconto di Migliacci quando gli portò le parole di Volare e la reazione fu identica! Comincia a saltare, a ripetere “Questo è un successo! Questo è un successo!!"».
Nel novembre 1986 venne travolta dalle critiche per aver annunciato di aspettare un bambino in diretta sulla Rai.
«In tanti anni di diretta mi è accaduto di tutto, anche continuare come niente fosse mentre gli artificieri controllavano lo studio per un allarme bomba! Ma la vera “bomba” la sganciai io quando annunciai di aspettare un bambino. Forse oggi è difficile rendersene conto, ormai in tv si dice di tutto, ma allora fu uno scandalo. Scrissero persino che era stato l’annuncio della regina ai suoi sudditi! Era proprio il contrario, per me era come dirlo in famiglia prima che lo venissero a sapere dai pettegolezzi. Ma il giorno dopo tutta la stampa mi condannò, “uso privato del servizio pubblico” descrivendo un’Enrica lontanissima da me».
Quel bambino lo perse…
«Neanche un’ora dopo il mio annuncio, in camerino, ebbi una emorragia, mi portarono in clinica e dopo qualche giorno nella mia stanza qualcuno mi rubò delle foto. E visto che ero venuta incredibilmente bene, dissero che era un servizio “posato”, che approfittavo anche della disgrazia! Non ho mai avuto un ufficio stampa né amici importanti a difendermi, ma credo che si dovrebbe avere più rispetto per le persone e per la verità».
Da qualche anno in tv commenta spesso anche la cronaca, con intransigenza.
«Io non conosco il perdono ma nemmeno la vendetta».
Scrive anche aforismi, tipo “Invoco l’amnesia per troppa nostalgia!"
«Questo sarà insieme a poesie, novelle ballate e una preghiera nel mio libro per Baldini&Castoldi Nove novelle senza lieto fine».
Crede nel destino?
«Il destino è il nostro carattere».
E lei che carattere ha?
«Superficiale e troppo ottimista complicato e un po’ intollerante sulle ingiustizie, non riesco a fregarmene. Magari avere il cinismo di Boncompagni».