Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  luglio 12 Sabato calendario

Serie Arabia

Arrivano gli sceicchi. E i club italiani non vedevano l’ora. Perché negli ultimi due anni l’effetto Arabia Saudita aveva travolto il calciomercato internazionale, finendo però per toccare solo marginalmente il nostro campionato. Il vero mare di soldi è quello investito in stipendi per giocatori e allenatori, ma un miliardo e settecento milioni è stato comunque speso in cartellini: di questi solo circa 120 erano finiti nelle casse delle società di Serie A. Che ora, alla terza ondata della Saudi Pro League, provano a diventare protagoniste cercando quegli incassi che solo da quelle parti sono ipotizzabili. Ne sa qualcosa l’Atalanta, capace di registrare la cessione di Retegui per 70 milioni o quasi, con il centravanti della Nazionale pronto a firmare un contratto da 16 milioni più 3 di bonus per quattro anni con l’Al Qadsiah: tutti contenti, da Bergamo a Khobar, tranne il ct Gattuso. Immediata la delusione palesata da Gravina: «Dispiace perdere ragazzi che in questo momento davano un apporto significativo alla maglia azzurra. Lo seguiremo, ma un campionato competitivo come quello italiano ti porta a una formazione ben diversa. È l’effetto della globalizzazione, uno degli aspetti negativi. Non riusciamo a porre paletti», le parole del numero uno della Figc. In realtà i soldi dell’Arabia Saudita vengono vissuti come uno spettro quando si avvicina magari la scadenza di contratto per un giocatore, soprattutto come una risorsa dai club italiani se si tratta di poter vendere. Basti pensare alla sponda trovata nell’Al Hilal da De Laurentiis per la cessione di Osimhen: dietro alla posizione di forza del Napoli nei confronti del Galatasaray c’era infatti l’offerta del club arabo pronto a pagare i 75 milioni previsti dalla clausola rescissoria, oggi scaduta. Proprio la squadra allenata da Simone Inzaghi (ingaggio da 25 milioni l’anno), giunta fino ai quarti del Mondiale per club, è quella più attiva in Serie A: preso Theo Hernandez (20 milioni l’anno a lui, 25 al Milan), pur insistendo sul fronte Osimhen ha chiamato sia Vlahovic che Kean (oggi principale alternativa a Ekitike dell’Eintracht) ed è pronto a sbaragliare la concorrenza per Ederson dell’Atalanta. Tra chi cerca una soluzione in Arabia Saudita per sbloccare il mercato in uscita c’è anche la Juve, si sta scaldando la pista che può portare Nico Gonzalez all’Al Ahli per 30 milioni, in attesa di capire se un ingaggio in doppia cifra possa bastare a convincere l’argentino.
Alla terza ondata, può toccare quindi alla Serie A creare un filo sempre più diretto con l’Arabia Saudita, proprio mentre Pioli fa il passaggio inverso dall’Al Nassr alla Fiorentina. Scelta, anche, di cuore. Ma con il passare delle stagioni, quella della Saudi Pro League si sta rivelando qualcosa di diverso da una semplice moda o magari una bolla destinata a scoppiare in fretta come è stato in passato il mercato cinese. Da gennaio 2023 tutto è cominciato con Cristiano Ronaldo, passato proprio all’Al Nassr dallo United firmando un contratto da 200 milioni l’anno: nessuno come lui, comunque capace anche di rilanciare la propria carriera in quello che definisce «uno dei top 5 campionati al mondo». Nell’estate del 2023 è arrivato un mercato da un miliardo solo in cartellini, la passata stagione sono stati 670 i milioni inseriti nel circuito dai club arabi. Prima decisi a portare i nomi, molti sul viale del tramonto: oggi sono 13 i giocatori che guadagnano più di 20 milioni, età media vicina ai 34 anni. Ora la direzione va verso un ringiovanimento con l’idea di un rilancio del movimento saudita: il numero massimo di stranieri in lista consentito ai 18 club di massima serie rimane 10, di cui 2 under 21, non mancano i casi di stelle rimaste fuori (come Firmino, 19 milioni di ingaggio per giocare solo le coppe da gennaio in poi). E anche se il sogno del fondo sovrano è portare Messi a sfidare di nuovo CR7, garantendogli lo stesso ingaggio e la maglia numero 10 dell’Al Ahli, gli investimenti vanno sempre di più verso giocatori nel pieno della carriera e allenatori di prima fascia: Mancini era stato scelto come ct dell’Arabia Saudita ancora da campione d’Europa in carica, Inzaghi dalla finale di Champions all’Al Hilal è solo il caso più emblematico. Dopo tre anni gli arabi non smettono di spendere. E ora comprano anche in Italia.