repubblica.it, 13 luglio 2025
Bimbo ritrovato, “Se il testimone interrogato non avesse collaborato, non avremmo risolto”
“Il bambino sta bene, si sta sottoponendo ad alcuni controlli di routine in ospedale ma ha potuto riabbracciare la sua famiglia e noi oggi festeggiamo per questo. La persona interrogata? Se non avesse collaborato con i carabinieri e non avesse fornito le indicazioni utili al ritrovamento, non saremmo riusciti a risolvere questa situazione. Se ci sono indagini o meno, dipende dall’autorità giudiziaria”. Valerio Massimo Romeo, prefetto di Imperia, presiede la conferenza stampa convocata per raccontare come il piccolo filippino di cinque anni sfuggito dal controllo dei genitori venerdì sera presso il camping “Por la Mar” di Latte, una frazione di Ventimiglia, ultimissimo avamposto italiano prima della Francia (che dista meno di quattro chilometri), è stato ritrovato.
Nella mattinata ha ricevuto la telefonata del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, mentre la premier Giorgia Meloni e altri ministri del suo governo hanno diffuso note per felicitarsi, vista la soluzione positiva di quella che poteva anche evolversi in una tragedia. “Questa mattina alle 8,48 – racconta il prefetto Romeo – il piccolo è stato trovato in un anfratto, nei pressi dell’autostrada”. Non in un casolare, com’era stato precedentemente detto, ma “in una boscaglia di rovi, dove stava fermo immobile. A un certo punto ha mosso un braccio e abbiamo capito che era vivo”, come ha raccontato Dario Mattiauda, il volontario della Protezione Civile antincendio boschivo Riviera dei Fiori – Pompeiana che lo ha ritrovato insieme ai colleghi Dario Campione e Matteo Trecci.
Le ricerche
“Eravamo già stati in questa zona, ma di notte e quindi non eravamo riusciti a rintracciare il bambino, o forse non era ancora arrivato qui, questo non lo possiamo sapere. Sicuramente è stato anche grazie all’ausilio dei cani molecolari che siamo ritornati, e alla fine il bambino era seduto immobile in mezzo a rovi e sterpaglie, con le gambe lievemente escoriate e un principio di disidratazione, ma niente di grave”. Mattiauda, Campione e Trecci hanno visto prima il piccolo immobile: “Pensavamo fosse morto, ma poi ha alzato un braccio per toccarsi il naso e abbiamo provato un’emozione enorme. Abbiamo avvertito il 112 che è giunto con il mezzo di soccorso, abbiamo preso il piccolo in braccio e, nel giro di pochi minuti, ha potuto riabbracciare i genitori. È stata una gioia incredibile”.
“È quanto di meglio possa capitare nella carriera di un prefetto – ribadisce Romeo – e voglio davvero fare un plauso a tutti per lo spirito di squadra e per la collaborazione. Questa è la dimostrazione che lo Stato c’è. Grazie a carabinieri, polizia, capitaneria di porto, soccorso alpino, sommozzatori, vigili del fuoco, grazie a tutti i volontari della protezione civile”. Poi un pensiero alla persona che a lungo è stata interrogata nella giornata di sabato.
I sospetti
A un certo punto, mentre il bambino non si trovava, i sospetti si sono concentrati su di lui, anche perché aveva fornito agli inquirenti delle versioni discordanti: “Ma, alla fine, se abbiamo ritrovato il bambino, è perché lui ci ha messo sulla pista giusta. È andato dai carabinieri a dire che aveva aiutato il piccolo ad attraversare e quindi abbiamo iniziato a cercarlo esattamente da quella posizione”. Per gli aspetti giudiziari, “c’è la procura alla quale spetta la competenza”, mentre i vertici locali di polizia, carabinieri e guardia di finanza non aggiungono nulla, a parte il solo comandante dei carabinieri che si limita a dire: “Finche il bambino non è stato nelle nostre mani, abbiamo avuto il compito di seguire tutte le piste”. Che cosa insegna questa storia? “Insegna due cose – conclude il prefetto – Che prima le ricerche vengono attivate e prima si hanno speranze di risolvere positivamente i casi, come qui con la pronta segnalazione di scomparsa da parte dei genitori. E poi insegna che bisogna sempre fare squadra ed essere presenti e che i rapporti di collaborazione tra le forze dell’ordine sono fondamentali”.