corriere.it, 11 luglio 2025
Fabrizio Corona condannato a risarcire oltre 40 mila euro alla giudice Marina Corti: «Contro di lei una gogna mediatica»
Ha denigrato, diffamato e minacciato una giudice e ha ammesso di averlo fatto anche per attirare l’attenzione dei suoi follower su Instagram anche usando «gesti plateali», come farsi dei tagli sulle braccia e imbrattarsi il volto con il sangue, esponendo così il magistrato a una «gogna mediatica» talmente pericolosa che le forze dell’ordine hanno dovuto mettere la sua casa sotto vigilanza. Per questo Fabrizio Corona è stato condannato a versare al magistrato 36 mila euro ed altri 7.700 per spese e compensi.
L’11 marzo del 2021 l’ex re dei paparazzi fu protagonista di un arresto a dir poco movimentato dopo che il collegio del Tribunale di sorveglianza di Milano presieduto da Marina Corti, gli aveva revocato la detenzione domiciliare che aveva ottenuto per curarsi dai suoi disturbi psichiatrici perché aveva violato una lunga lista di prescrizioni. Quando la polizia bussò alla porta del suo appartamento di Milano, Corona aveva già postato su Instagram una story in cui lanciava accuse pesanti nei confronti dei giudici. Si mostrò con il viso sporco del sangue che era fuoriuscito da alcuni tagli che si era fatto sulle sue braccia ed era gocciolato sul pavimento.
«Lo vedete il sangue, eccolo, guardalo dottoressa Corti, guardalo il sangue che sprizza e ancora non hai idea di quello che farò dentro quel carcere», aveva postato. «Questo è solo l’inizio», «sono pronto a togliermi la vita», «avete creato un mostro», urlava online prima che Instagram rimuovesse il post e gli agenti gli mettessero le manette in strada. Con un pugno sfondò un vetro dell’autoambulanza che lo avrebbe portato al Niguarda. Quando sei mesi dopo la Cassazione aveva annullato il provvedimento per difetto di motivazione (era stato già sospeso dal Tribunale di sorveglianza) aveva rincarato la dose in televisione: «Sono andato in un’aula di Tribunale con un magistrato che ha scritto il falso su atti di giustizia», «passerò i prossimi anni per avere giustizia contro di voi e farvela pagare».
Sono «accuse gravissime» che non sono «supportate da alcun elemento» di prova e che quindi «non vere», secondo il giudice Alfredo De Leonardis della prima sezione civile del Tribunale di Brescia – che è competente per i casi che riguardano i magistrati di Milano – al quale Corti si è rivolta assistita dagli avvocati Pier Filippo Giuggioli ed Adriano Curti. Il messaggio fatto passare da Corona sui social e in tv, scrive il giudice, «è quello di un magistrato che non esercita le proprie funzioni con imparzialità, indipendenza e diligenza» perché è «mosso da non meglio precisate finalità persecutorie nei suoi confronti» e che «abusa delle sue funzioni per finalità persecutorie, arrivando anche a scrivere il falso per perseguire il suo obiettivo. Una delle accuse più gravi che può essere indirizzata all’operato di un magistrato».
Fabrizio Corona si è difeso sostenendo che aveva reagito ad un provvedimento ingiusto, e si è appellato al diritto di espressione, critica e cronaca. Per il giudice, invece, le sue sono «invettive, minacce, accuse e allusioni» senza prove nei confronti di un giudice che ha minacciato di conseguenze negative. L’ammissione «di aver voluto attirare l’attenzione dei propri followers» fatta nel processo, dimostra «la piena consapevolezza» di diffamare. Il fatto che la decisone di rimandarlo in carcere sia stata poi ribaltata dal Tribunale e dalla Cassazione non giustifica la sua reazione, perché questo dimostra che la strada per contrastare un provvedimento giudiziario non gradito è quella che hanno percorso i suoi legali, che hanno avuto ragione, non quella di offendere i giudici. Corona dovrà far pubblicare la sentenza a proprie spese sui siti di quattro quotidiani.