corriere.it, 11 luglio 2025
Uova alle stelle negli Usa, Trump fa causa alla California: «Prezzi colpa delle sue leggi a tutela degli animali»
L’aumento del costo delle uova, problema particolarmente sentito negli Statu Uniti che ne consumano enormi quantità, diventa oggetto di battaglia legale tra il presidente Donald Trump e lo Stato della California. La Casa Bianca ha avviato una causa legale contestando una legge sul benessere degli animali, peraltro approvata anche dagli elettori, che tutela non solo le galline ovaiole ma anche maiali e vitelli che non possono più essere allevati in gabbie di piccole dimensioni. E proprio a questa legge Trump imputa gli aumenti, dovuti secondo lui ai maggiori oneri che queste norme creano alle aziende produttrici. Oneri che poi si ripercuoterebbero sui consumatori.
In realtà le uova sono aumentate di prezzo in tutto il Paese, anche al di fuori della California, e questo rappresenta un grosso problema per il governo federale, trattandosi di un alimento alla base della dieta della maggior parte degli americani, anche quelli che appartengono alle fasce di reddito più basse. Gli aumenti, che erano stati un cavallo di battaglia di Trump in campagna elettorale, mettono in difficoltà le famiglie e scatenano malumori e questo non giova ovviamente all’immagine del presidente su cui ricade la responsabilità dell’andamento economico.
A generare i rincari sono stati diversi fattori concomitanti ma da più parti è stato riconosciuto come il ruolo principale lo abbiano avuto i focolai di influenza aviaria che hanno portato a numerosi abbattimenti di animali – si parla di milioni di galline ovaiole soppresse – e di conseguenza a una sensibile riduzione della produzione. E in una economia di mercato, quando la domanda è superiore all’offerta, l’aumento dei prezzi è inevitabile. Trump ha deciso comunque di avviare un’azione legale contro la California che, per contro, è lo Stato che ha impugnato il maggior numero dei provvedimenti federali da quando il tycoon è tornato alla Casa Bianca. Ed è anche una roccaforte del Partito Democratico. Insomma, secondo molti osservatori si tratterebbe in realtà di un braccio di ferro più politico che di merito.
«La California ha contribuito all’aumento storico dei prezzi delle uova – hanno scritto gli avvocati di Trump nella causa depositata mercoledì alla Corte distrettuale degli Stati Uniti a Los Angeles – imponendo una burocrazia inutile alla produzione». Il governatore della California Gavin Newsom e il procuratore generale Rob Bonta hanno invece ribadito la necessità di avere una legge sul benessere degli animali e si sono impegnati a difenderla. «Puntare il dito contro di noi – ha aggiunto Bonta in una nota – non cambierà il fatto che sono state le politiche economiche del presidente ad essere state distruttive».
La vicenda approderà dunque in tribunale. La legge, peraltro, è in vigore ormai da diversi anni ed era stata approvata dagli elettori come «Proposta 12» nel 2018 – quindi a distanza di sicurezza dai rincari registrati negli ultimi mesi – e poi confermata dalla Corte Suprema nel 2023. Contro di essa si erano schierate alcune associazioni di categoria degli allevatori, ma il testo ha sempre superato indenne ogni confronto. Il dipartimento della Giustizia sostiene che nessuno Stato dovrebbe avere il diritto di stabilire standard propri sulla produzione che differiscano da quelli stabiliti dal governo federale. Nel testo depositato si sostiene anche che la legge californiana «ha diminuito il potere di acquisto e la prosperità dei lavoratori americani» e che il presidente Trump intende «eliminare oneri normativi schiaccianti» che «hanno determinato scarsità in prodotti e servizi necessari».
Il ricorso evidenzia poi come le leggi e i regolamenti approvati in California abbiano di fatto condizionato anche gli allevatori del resto del Paese che hanno rinunciato a «metodi di produzione agricola che erano largamente in uso e che aiutavano a mantenere le uova economicamente sostenibili». Anche perché gli standard di qualità previsti, a partire dalle modalità di allevamento, valgono non solo per la produzione ma anche per la vendita di uova in California, mercato molto importante a cui nessuno vuole rinunciare. Infine viene evidenziato come i provvedimenti californiani, che vorrebbero garantire anche una maggiore sicurezza alimentare per i consumatori, non sarebbero sostenuti da una adeguata letteratura scientifica. Tuttavia gli stessi produttori di uova californiani, che pure in passato avevano malvisto le nuove norme, oggi sarebbero contrari ad un dietrofront, dopo avere speso milioni di dollari per ammodernare i loro impianti. Anche perché la rimozione delle norme aprirebbe il mercato (eventuali dazi permettendo) a uova di produzione messicana dove non ci sono vincoli legati al benessere degli animali.
Sarcastica e piuttosto tranchant la replica dell’ufficio del governatore sui social: «Trump è tornato al suo hobby preferito: incolpare la California per qualsiasi cosa».