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 2025  luglio 11 Venerdì calendario

Intervista a Sammy Barbot

Fine anni ’70: in giro per Roma tutta la notte sulla Prinz di Renato Zero.
«Io, lui e Stefania Rotolo».
Di che colore era?
«Verde».
A-ha! Non ricorda? Ai tempi si diceva che portasse sfiga. Se la vedevi transitare bisognava affrettarsi a «passarla» gridando «tua!».
«Mai saputo». 
Sammy Barbot si fa una risata. Cantante, ballerino, conduttore, da fine anni ’70 e per tutti gli ’80 è stato un notissimo volto tv. Oggi ha 70 anni e nessuna nostalgia di quei tempi d’oro.
Meglio così. Vi vedevate spesso?
«Renato veniva a trovarci in studio a via Teulada, quando facevamo Piccolo Slam. Era molto amico di Stefania. Geniale, fuori dal comune».
Estroso.
«Con tutte quelle piume, le frange, le calzamaglie. Portava sempre una valigetta con tutti i trucchi di scena. Dopo lo show si andava a cena e poi al Charlie Club dietro piazza del Popolo. Simpatico, ricordo grandi risate, è stato un bel periodo».
Com’era Stefania?
«Piena di vita e determinata. Non ho mai conosciuto nessuno con tanta voglia di farcela, il suo successo è arrivato anche per questo».
Qua e là incrociava spesso pure l’americanina Heather Parisi.
«Abitava a 100 metri da casa mia. E la sera frequentavamo gli stessi posti. Era legata a Franco Miseria, il nostro coreografo».
Come approdò in Rai?
«Ero dj in un locale, mettevo i dischi e ci cantavo sopra. Mi vide un produttore. “Perché non proponiamo la stessa cosa in tv?”. Marcello Mancini, il fidanzato di Stefania, ebbe l’idea di metterci in coppia. Il programma se lo inventò Bruno Voglino».
La discomusic risuonò su Raiuno. E fu un boom.
«Il successo arrivò all’improvviso. Siamo stati travolti dall’oggi al domani. Non riuscivamo più a girare per strada senza essere assaliti».
Impossibile entrare in un bar a bere il caffè.
«Altrimenti si bloccava tutto. Per cenare sceglievamo ristoranti fuori città. Una volta, per arrivare a un concerto, mi sono sdraiato sul sedile posteriore con una coperta sulla testa».
I fan (e le fan) erano calorosi.
«Sul palco mi lanciavano di tutto, anche i reggiseni. Allora era tutto esasperato, c’è chi si faceva venire crisi di pianto per l’emozione».
Qualche volta ci ha marciato per rimorchiare?
«No, sono stato sempre abbastanza corretto».
Due anni sfolgoranti. Poi la malattia di Stefania.
«Il primo segnale che qualcosa non andava lo ebbe durante un nostro balletto. Stavamo per eseguire un casqué. Io la reggevo col braccio sinistro, lei col destro doveva aggrapparsi al mio collo. Non ci è riuscita ed è caduta a terra. Non aveva più forze. La portarono al pronto soccorso, le fecero le prime analisi, qualcosa non andava, purtroppo».
Morì a 30 anni. Cosa le ha detto l’ultima volta che l’ha vista?
«Aveva sul corpo tutti i segni della malattia, si vedeva che era grave. Ci siamo parlati con lo sguardo, l’ho abbracciata, mi ha sorriso. Capiva che io capivo».
Mina mani d’oro.
«Ero un ragazzino, mi scritturarono alla Bussola per aprire un suo concerto, avevamo due camerini vicini dietro al palco. Per l’occasione mi ero comprato uno smoking bianco. Pochi minuti prima di entrare in scena saltò un bottone. Ero disperato. Passò Mina e mi disse. “Non ti preoccupare, ci penso io”. Si sfilò una forcina dai capelli e fermò il bottone. Certo mi bucò lo smoking».

Tutto non si può avere.
«Fu una grande, aiutò un perfetto sconosciuto, come una mamma».
Silvio Berlusconi la volle ad ogni costo.
«Mi propose un programma per giovani, in quel momento ero il numero 1. E abbiamo inventato Popcorn su Canale 5. Andò fortissimo».
Poi però ha tolto le tende.
«Colpa di certe incomprensioni con Berlusconi. Troppe intromissioni. Lui vedeva le cose in un certo modo, io no. Così ho mollato. E non gli ha fatto piacere».
Non le parlò più.
«Per anni non ci siamo rivisti, però più volte mi ha mandato i suoi saluti attraverso amici comuni. Mi aveva perdonato».
Lei nel frattempo faceva furore a «Happy Circus» su Raiuno.
«Con quasi 10 milioni di spettatori resta il programma del preserale più visto della storia della tv».
La sigla di chiusura «Aria di casa» diventò una hit.
«Pensi che la registrai in garage».
Chi erano i suoi amici tra i colleghi?
«Tutti. Venditti, Baglioni, chiunque. Renzo Arbore mi ha voluto molto bene».
Le consigliò di non lasciare la tv perché poi è difficile rientrare.
«Aveva ragione».
Infatti un giorno è sparito e ancora oggi non è tornato.
«Mi sono dedicato alla musica, quello che amo di più. Giro il mondo con mia moglie a fare concerti alle convention, mi cura un’agenzia di New York».
Non le manca la celebrità?
«No, sto tanto bene così. La popolarità la paghi. Mi capita spesso di farmi qualche selfie quando mi riconoscono per strada, dicono che sono sempre uguale. Vivo più sereno».
È diventato testimone di Geova.
«Negli anni ’80, all’apice del successo, avvertivo un vuoto spirituale in me. L’ho colmato con la parola di Dio».
Va anche lei a citofonare casa per casa con la Bibbia sottobraccio?
«Certo, fa parte della nostra missione».
Sa che siete universalmente considerati degli scocciatori molesti?
(ride) «Sì lo so».
La gente poco vi sopporta.
«Non sempre, dai».
Porte sbattute in faccia?
«Per fortuna non mi è mai successo».
Lei da chi è stato convertito?
«Mi sono convinto da solo. Su di noi dicono tante cattiverie e questo mi dispiace».
La vostra dottrina prevede un sacco di divieti. Non si può fumare.
«Meglio così. Pure sui pacchetti c’è scritto che fa male alla salute».
E nemmeno bere.
«Questo non è vero, si può bere tutto, anche lo champagne».
C’è il divieto di trasfusioni. Concorda pure su questo?
«Sì. E ho tanti amici che sono contrari e non lo farebbero mai, pur non essendo testimoni di Geova».
Le trasfusioni salvano vite.
«Ma comportano altri rischi. Sono scelte».
Proibito festeggiare il compleanno.
«Così dice la parola di Dio. Sono felice di non doverlo fare, è una scocciatura pazzesca. Faccio festa quando mi pare, senza aspettare quell’unico giorno dell’anno».
Ho letto che sarebbe proibito ballare.
«Questo è inventato, si può eccome, il ballo fa parte della cultura umana da sempre».
Sua moglie la asseconda?
«Sì. Paola è testimone di Geova come me, sono sposato da 33 anni, mai un tradimento».

È più felice così?
«Assolutamente sì. Dio non è privazione, ma gioia. Felicità è fare ciò che ti chiede».
Rimpianti per i bei tempi che furono?
«Nessuno, non cambierei la mia vita con un’altra».
In tv ci tornerebbe?
«Sì, non è incompatibile con la mia religione. Ho rifiutato molti reality soltanto perché non mi piacciono. Se arriva qualcosa di meglio potrei pure dire di sì».