repubblica.it, 11 luglio 2025
Kaufman è atterrato a Roma. L’accusa: “La polizia mi ha picchiato”. Poi il trasferimento in ospedale
L’atterraggio con un volo dell’Aeronautica, poi il viaggio scortato verso il carcere di Rebibbia. Charles Kaufman è tornato a Roma. Il 46enne americano, accusato dell’omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda, è atterrato questa mattina all’aeroporto di Ciampino. Era stato arrestato lo scorso 11 giugno nell’isola di Skiathos, dove era fuggito dopo che quattro giorni prima la polizia aveva trovato il corpo di Anastasia e di Andromeda nel parco di Villa Pamphili.
Una volta toccato il suolo italiano, Kaufman è tornato ad accusare gli agenti, già definiti “mafiosi” in più di un’occasione. Sono stato picchiato dai poliziotti in Grecia, in aereo e qui a Roma. Denuncio tutti”, lo sfogo dopo l’atterraggio. La minaccia, secondo gli investigatori, è solo l’ennesima dimostrazione della personalità del californiano.
Non è finita qui, perché dopo qualche altro minuto l’americano ha spiegato di accusare dolori ed è stato portato in ospedale, al policlinico Tor Vergata. Dopo le eventuali cure, verrà trasferito in cella. Entro 5 giorni, poi, verrà sentito dal giudice per le indagini preliminari, che fisserà l’interrogatorio di garanzia.
A decidere l’estradizione dell’uomo è stato il tribunale di Larissa, che ha accolto la richiesta della procura di Roma. Kaufman, in vista dell’imminente ritorno, mentre era nel carcere greco è stato trasferito in un reparto psichiatrico, dopo aver distrutto la sua cella e aver aggredito verbalmente i secondini. Per questo, questa mattina c’era anche un medico pronto a intervenire in aeroporto.
Kaufman si è sempre dichiarato innocente. Ma per gli investigatori italiani non ci sono dubbi sulle sue responsabilità. Il 46enne ha ucciso la sua compagna Anastasia, poi, con un sacco nero, ha nascosto il corpo e quattro giorni dopo (su questo aspetto le prove sono diverse) ha strangolato anche la figlia. I tre erano arrivati in Italia verso la fine di marzo. Kaufman, che aveva cambiato il suo nome in Rexal Ford, diceva di essere un regista cinematografico e, nella capitale, aveva incontrato diverse case di produzione con la speranza di ottenere dei finanziamenti.
Per uno dei suoi film, Stelle della Notte, grazie alla cooperazione della società Coevolutions di Marco Perotti, Kaufman era riuscito a ottenere un finanziamento di 860mila euro con la formula del tax credit. Sono soldi che il regista americano non ha mai visto e che forse sperava di recuperare incontrando di persona Perotti. In Italia, l’uomo, per non lasciare traccia, utilizzava l’alias di Matteo Capozzi. Con questo nome aveva contattato numerosi affittacamere alla ricerca di un alloggio.
Dopo aver vissuto per qualche settimana in un monolocale al centro, l’americano, insieme alla compagna e alla figlia, era finito a vivere in tenda proprio dentro il parco di Villa Pamphili. La polizia lo aveva fermato diverse volte ubriaco, ma Kaufman, ostentando la sua nazionalità, era riuscito in ogni occasione a eludere controlli approfonditi. Su di lui, come sulla compagna russa e sulla figlia, che si trovavano in Italia senza documenti e per questo motivo sono state identificate solo a distanza di giorni.
Sui mancati accertamenti è stata aperta un’indagine interna della polizia. Intanto, però, restano le zone d’ombra sulla vicenda e sulla vita dell’uomo: dalla dinamica del duplice omicidio, alla finta carriera cinematografica, fino ai precedenti negli Stati Uniti, dove Kaufman era stato denunciato cinque volte. Tante sono le risposte che gli investigatori italiani si aspettano dal 46enne, che da Laguna Beach si era trasferito a Malta per nascondere il suo passato. Li aveva incontrato Anastasia, 28enne siberiana in vacanza sull’isola, che era rimasta incinta dell’uomo.
“Charlie ha la faccia d’angelo e lo charme del diavolo” aveva raccontato a Repubblica la sorella Penelope. “È uno psicopatico. Quando abbiamo visto che aveva avuto una bambina con questa dolcissima ragazza, pregavamo ogni giorno. Eravamo preoccupati che le uccidesse. Poi lo ha fatto. Ci aveva provato anche con mio fratello. È per quello che ha cambiato nome ed è scappato dall’America”.
Era fuggito anche dall’Italia dopo il duplice delitto. A tradirlo è stato il suo telefono, che si è acceso all’improvviso sull’isola di Skiathos l’11 giugno. Un mese dopo Rexal Ford è tornato a Roma. Questa volta però non è un film.