La Stampa, 11 luglio 2025
L’America a colazione
Un guru del benessere in anticipo sui tempi, una storia familiare fatta di invidie e gelosie, un paese che cambia, l’avvento della televisione e l’arrivo dei pubblicitari alla Mad Men. C’è tutto nella storia di come i cereali Kellogg’s siano diventati non solo uno dei marchi più riconosciuti al mondo, ma anche uno degli strumenti con cui l’America ha esercitato il suo soft power. Intanto il fondatore: il dottor John Kellogg. Cresciuto nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno, che credeva nell’imminente fine del mondo e nella seconda venuta di Cristo, Kellogg nel 1876 assume la direzione di un istituto sanitario fondato dalla chiesa a Battle Creek, nel Michigan, e lo trasforma in un centro benessere frequentato dai ricchi della Gilded Age come i Rockfeller e i Roosevelt.
È dalle cucine di questa spa che nascono i cereali come li conosciamo oggi, una miscela di farina di grano, avena e mais cotta due volte – perché credeva che cuocendo i cereali integrali ad alte temperature diventassero più facilmente digeribili e quindi più salutari – che iniziò a sminuzzare in piccole schegge dopo che una paziente si era rotto un dente mangiandone un pezzo intero. Come scrive lo storico della medicina Howard Markel nel suo libro «The Kelloggs: The Battling Brothers of Battle Creek», rintracciare le origini esatte dei fiocchi di Kellogg è difficile, anche a causa delle versioni contrastanti della storia. Sia il fratello Will che la moglie di Kellogg, Ella, lavoravano con John ed entrambi rivendicano un ruolo nell’invenzione. Secondo la storia dell’azienda, una notte del 1894 un impasto di cereali a base di grano fu accidentalmente lasciato fuori per un lungo periodo di tempo, causandone la fermentazione. Una volta steso in sfoglie sottili, l’impasto leggermente ammuffito produsse fiocchi perfetti, grandi e sottili, che in forno diventarono croccanti e gustosi.
Nei sei anni successivi, fu poi Will a continuare a sperimentare e a scoprire che il mais, anziché il grano, produceva fiocchi ancora più croccanti. E fu sempre lui a vedere l’opportunità di commercializzare i fiocchi a persone comuni in cerca di una colazione leggera e sana, in un momento in cui le abitudini alimentari e di vita degli americani cambiavano, abbandonavano le colazioni a base di carne e patate che andavano bene per il lavoro nei campi a favore di cibi più leggeri. Dopo anni di trattamenti umilianti da parte del fratello, Will acquistò i diritti della ricetta e si mise in proprio, fondando la Battle Creek Toasted Corn Flake Company nel 1906. Aggiungendo malto, zucchero e sale all’impasto, iniziò a produrre i Kellogg’s Corn Flakes in grandi quantità e a investire parte dei profitti in pubblicità.
La seconda idea geniale che sta dietro ai cereali Kellogg riguarda infatti il marketing. Per difendersi dalla concorrenza, per distinguersi dalla massa e per essere appetibili ai bambini, i produttori di cereali si resero conto che dovevano concentrarsi sull’aspetto esteriore del prodotto piuttosto che su ciò che conteneva. La Post Toasties, marca concorrente di Kelloggs prodotta da Post Foods, decise di utilizzare animali dei cartoni animati sulle sue scatole e pagò al suo disegnatore 1,5 milioni di dollari il primo anno. Quel disegnatore era Walt Disney, che utilizzò i guadagni per costruire l’impero Disney. In un momento storico in cui la televisione sorpassa la radio e diventa il primo mezzo, il famoso pubblicitario Leo Burnett inventa programmi specificamente pensati per intrattenere i bambini e vendere i prodotti Kellogg’s, con i personaggi che nel mezzo di uno show iniziano a parlare direttamente a loro pubblico, esaltando le doti del prodotto.
Quando la tv a colori diviene realtà, Burnett convince i brand a usare animali antropomorfi come mascotte. L’idea è che l’animazione avrebbe reso gli spot pubblicitari migliori e più colorati. La prima mascotte che Kellogg’s produce è Tony la Tigre, il cui successo strepitoso viene seguito da centinaia di altre icone dei cartoni animati. Howdy Doody, Roy Rogers, Andy Griffith, Rin Tin Tin, i Beverly Hillbillies, Yogi Bear e Fred Flintstone diventano icone televisive anche così. Da quel momento la scatola di cereali diventa parte integrante di qualsiasi iconografia che parli dell’America, del suo benessere, dei suoi aspetti più banali e innocui, rassicuranti e zuccherosi, metaforicamente ma anche letteralmente nel senso che il consumo di zucchero – di cui i cereali dell’epoca sono pieni – viene venduto come fonte di energia e quindi incoraggiato. «Kellogg’s ha capito che la scatola dei cereali non era solo un semplice imballaggio; era un bene immobiliare di pregio. Colori vivaci catturavano l’attenzione, le mascotte interagivano e puzzle, giochi e promozioni sul retro trasformavano la colazione in un’esperienza interattiva, fidelizzando il consumatore morso dopo morso», ha scritto Natasha Gomes.
Lo sapeva bene Andy Warhol: nel 1964 riempì la Stable Gallery di New York con sculture praticamente indistinguibili da vere scatole di detersivo Brillo e di cereali Kellogg’s. «Volevo qualcosa di ordinario», disse del progetto. Qualcosa che ricordasse la quotidianità americana.