il Fatto Quotidiano, 11 luglio 2025
Giorgia nell’Indo-Pacifico: l’esodo degli inviati Rai
Si rischia il sovraffollamento di inviati. Con una foresta di microfoni sotto il mento della premier. Come più volte è accaduto in passato, ma negli ultimi anni non succedeva più. Parliamo del viaggio che Giorgia Meloni si appresta a compiere dal 29 agosto al 9 settembre nell’Indo-Pacifico. Lo spunto l’ha dato l’Expo a Osaka, dato che la premier ha deciso di visitarlo, ma nel suo viaggio toccherà pure altri Paesi oltre al Giappone (dove farà tappa anche a Tokyo): Corea del Sud, Vietnam, Singapore e Bangladesh. Un viaggio importante che la Rai vuole seguire alla perfezione, tanto che tutte le testate hanno fatto richiesta di accredito: Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e Radio Rai. Cinque giornalisti al seguito con rispettivi tecnici, perché ogni inviato si muove con due operatori e un montatore, quindi quattro persone per testata. Che diventano un totale di venti persone, per una spesa che si aggira intorno ai 300 mila euro (15 mila euro a persona). Una somma considerevole, specie in questo periodo di vacche magre per la tv pubblica, col vertice che ha imposto un taglio di 26 milioni in due anni, con programmi che saltano o si accorciano, redazioni tagliate e malumori a non finire, specialmente per quanto riguarda l’informazione.
Tanto più che in Rai come policy interna vige la regola che non possono muoversi più di due, al massimo tre, giornalisti per missione, che poi “coprono” anche le testate rimaste scoperte. A meno di chiedere una deroga, che in questo caso è stata chiesta: vogliono esserci tutti. Senza dimenticare che la tv pubblica ha pure un corrispondente da Cina, Giappone e Sud Est asiatico, Aniello Puorto, che può spostarsi in tutta l’area.
Il limite al numero degli inviati venne introdotto dopo le polemiche che seguirono un viaggio di Matteo Renzi come premier a Sydney, in Australia, nel 2014, con cinque microfoni di altrettante testate Rai sotto il suo viso per prendere una dichiarazione di 40 secondi. Da qui l’esigenza di una stretta. E fu in quella occasione che l’allora dg Rai, Luigi Gubitosi, mise a punto il piano newsroom, ovvero la creazione di un’unica grande redazione al lavoro per più testate, che avrebbe portato un risparmio di 70 milioni l’anno in 3 anni e poi di 100 milioni annui a regime. Piano che venne approvato anche in Vigilanza all’unanimità, grazie all’impegno di Michele Anzaldi, e poi in Cda, ma poi Gubitosi lasciò e non se ne fece più nulla: il progetto è ancora lì, lasciato in eredità, dentro qualche cassetto dei dirigenti di Viale Mazzini.
Ora, però, tutti vogliono seguire Giorgia Meloni in questo viaggio e la questione è stata già sottoposta all’attenzione dell’ad Giampaolo Rossi e della direttrice dell’offerta informativa, Monica Maggioni. Una possibile soluzione, che qualcuno ha avanzato, è quella di alternare due giornalisti alla volta a turno: per esempio, nella prima tappa andranno Tg1 e Rainews, nella seconda Tg2 e giornale radio e così via. Questo permetterebbe un risparmio, ma al momento nessuna decisione è stata presa. L’importante, secondo alcuni, è evitare la foresta di microfoni. “Questo è un tema assai sensibile su cui c’è molta più attenzione e sensibilità di prima, dove ognuno faceva come gli pareva. Ma in questo caso va valutata la lunghezza e la lontananza della trasferta, con tutti i problemi di fuso orario che comporta. Per questo è possibile che le deroghe vengano concesse”, fa notare una fonte della tv pubblica. Insomma, Giorgia Meloni il 30 agosto partirà per undici giorni e probabilmente avrà al seguito tutte le cinque testate di mamma Rai.