Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  luglio 11 Venerdì calendario

Sofri-Violante, lite sul caso Calabresi

Si racconta che da ragazzo interruppe, nientemeno, Palmiro Togliatti. Oggi Adriano Sofri va all’attacco di Luciano Violante e si potrebbe pensare che sia sempre la stessa storia, quella all’ombra del grande albero della sinistra italiana. Una sinistra divisa, ferocemente, in sette e fazioni, ma qui c’è qualcosa in più a separare i destini di due pesi massimi del mondo progressista, ormai in là con gli anni. Ma non riconciliati, nel sangue del delitto Calabresi. L’età avanzata dovrebbe indurre alla pacificazione e alla comprensione, ma qui c’è di mezzo l’omicidio che ha avvelenato una lunga stagione della vita della Repubblica, ovvero la morte terribile del commissario Luigi Calabresi, abbattuto da un commando terrorista nel cuore di Milano il 17 maggio 1972. Un assassinio che è la porta d’ingresso nella sventura senza fine degli anni di piombo ma è stato anche un rompicapo giudiziario. Un parte dell’intellighenzia progressista si schierò con Adriano Sofri, leader di Lotta continua e intellettuale carismatico, accusato di essere il mandante dell’orrendo misfatto. Su un altro versante della stessa sinistra, Luciano Violante, ex magistrato e a lungo ritenuto il garante del cosiddetto partito dei giudici dentro Botteghe Oscure, puntò il dito contro di lui.

Una circostanza che Sofri, poi condannato e oggi di nuovo libero dopo aver scontato la pena, non ha dimenticato. Così ieri scrive una letterina a Repubblica che afferra quel passato oscuro per il collo e prova a ribaltarlo: “Quando fui coimputato dell’omicidio Calabresi e si sollevarono dubbi sull’imputazione e sulla conduzione dell’indagine, Violante si dichiarò convinto della mia colpevolezza, perché c’era a provarla una fonte non ostensibile’. Interrogato su quale fosse questa fonte, disse di non saperlo. Ora, siccome si fa tardi, chiederei a Violante, se non chi fosse la fonte, almeno chi lo avesse detto a lui, così autorevolmente da persuaderlo della mia colpa”. Storia che si fa carne viva, dunque. E taglia in due, come è successo, le stesse matrici culturali. Ma dal gorgo dell’agguato di via Cherubini si arriva di corsa fino all’attualità: Violante, oggi una delle voci più libere della sinistra italiana, è stato ingaggiato da Pierluigi Diaco per spiegare in tv, a BellaMa, la Costituzione e questo a Sofri non va giù. “Al di là della mia antica curiosità – conclude, rivolgendosi a Francesco Merlo – non crede che la questione abbia a che fare col proposito di spiegare la Costituzione?” Insomma, par di capire, il comportamento non sarebbe all’altezza del ruolo assunto. E una sorta di dovere civico imporrebbe di svelare, almeno in parte, quei segreto così pesante. Ma Violante non ha nessuna intenzione di arretrare e fornire appigli. La parete rimane liscia e scivolosissima, anche se è trascorso tanto tempo, un pezzo lungo di vita, e il duello a distanza fra i due sembra destinato a non ricomporsi più. Come in un celebre racconto di Joseph Conrad dove i contendenti si scontrano e si scontrano ancora, nelle diverse stagioni dell’esistenza. Violante risponde che no, quel nome non lo farà, perché “vincolato” dalla richiesta di riservatezza della fonte. E aggiunge: “Quella era una notizia contro la persona poi condannata. La sentenza si basa su fatti, non su opinioni”.
Sono passati trentasette anni da quando, nel 1988, il nome di Sofri riemerse dal fondo limaccioso degli anni Settanta, ma quei segreti sono destinati a finire nella tomba con i loro protagonisti. E con le opposte interpretazioni di una sentenza che è un chiodo piantato come una contraddizione nel corpo della sinistra italiana.