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 2025  luglio 11 Venerdì calendario

Il Pnrr avanti, ma ancora troppo a rilento

Qualche passo avanti si vede, ma il dato generale parla ancora di troppa lentezza. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza vede avvicinarsi il fine corsa, a poco più di un anno dalla scadenza fissata per la sua conclusione. Tempo di bilanci parziali, come quello del Forum nazionale del Terzo settore che, in collaborazione con Fondazione Openpolis, ha pubblicato il terzo rapporto civico di monitoraggio, che tratteggia un quadro complesso, segnato da luci e ombre. Comunque un contraltare ai toni esultanti sbandierati a riprese dal governo Meloni. Da un lato, cresce la disponibilità dei dati su uno degli strumenti più rilevanti della politica pubblica degli ultimi decenni. Dall’altro, permangono ritardi sostanziali nella spesa, criticità nella realizzazione e, soprattutto, una difficoltà sistemica nel riconoscere agli enti del Terzo settore (Ets) un ruolo pieno e strutturale nel piano.
I dati del rapporto. La ricerca, basata su dati aggiornati a maggio 2025, è stata illustrata da Chiara Meoli (Forum Terzo settore) e Luca Dal Poggetto (Openpolis). Risultano formalmente attivi oltre 284mila progetti finanziati dal Pnrr, per un valore di circa 172 miliardi di euro. Tuttavia, a fronte dei 122 miliardi incassati (destinati a breve a superare quota 140, quando sarà pagata la settima rata che ha ricevuto da poco il sì preliminare della Commissione Ue) è stato effettivamente speso solo il 33,8% circa del totale dei 194,4 miliardi previsti dal piano, fra prestiti (ben 122 miliardi) e sovvenzioni a fondo perduto: sarebbero quasi 66 miliardi, anche se in una recente intervista Tommaso Foti, il ministro degli Affari europei e del Pnrr, ha detto che la spesa effettuata sarebbe oggi un po’ più alta, intorno agli 80 miliardi. Questo dato, sebbene in leggero miglioramento rispetto a fine 2024, resta indicativo della lentezza con cui il piano sta procedendo. I fondi spesi nel 2024 sono 18,8 miliardi, meno della metà del programmato. E anche sul numero di milestone (traguardi, legati soprattutto a norme e riforme) e target (obiettivi, più misurabili praticamente) siamo al 54% rispetto ai 621 totali, indice che quasi la metà vanno ancora realizzati in questa volata finale. Colpiscono poi le lacune: per 25 misure, pari a un importo di 32,6 miliardi, mancano totalmente dati di dettaglio, per non dire del fatto che non tutti i fondi sono stati assegnati mediante gare pubbliche (in totale sono oltre 168mila per un controvalore di 113,4 miliardi, 92mila quelle concluse).
È una lentezza che si riflette anche nella vita dei territori, dove molte opere sono ancora in fase embrionale, ostacolate pure dalla complessità amministrativa. In testa alla spesa c’è il Veneto, col 35% rispetto al valore totale dei progetti assegnati, seguito dal Trentino Alto Adige col 29% e da Toscana e Lombardia col 24%; chiude invece la graduatoria la Calabia, con appena il 13%. Sostanzialmente rispettata, comunque, è la clausola voluta dall’inizio per il Sud, a cui risulta destinato il 39,8% delle risorse.
Il flop asili-nido. Un’anomalia del tutto particolare è quella segnalata in relazione agli asili-nido e ai servizi per l’infanzia. Da sempre sbandierate come un’esigenza molto avvertita nella popolazione, queste misure (pur finanziate con ben 3,24 miliardi) sono quelle che incontrano le maggiori difficoltà: le domande per i bandi non sono state sufficienti per esaurire i fondi e addirittura 535 milioni sono stati rimessi in circolo dopo rinunce da parte di soggetti ammessi al finanziamento dei bandi precedenti. Una cripiù ticità spiegata in parte col problema di non avere certezze sugli investimenti necessari per la gestione futura di tali strutture. Risultato: i nuovi posti previsti negli asili da 260mila sono già scesi a 150.480.
La partecipazione del mondo del Terzo settore. Al centro dell’indagine c’è anche il tentativo di valutare il suo ruolo. I dati indicano che è ancora troppo marginale: 4.491 progetti attivi vedono il coinvolgimento, a vario titolo, di almeno un Ets, per un valore complessivo che supera i 3,1 miliardi. Tuttavia, non si può stabilire con certezza quale quota di risorse sia effettivamente arrivata nelle casse degli enti coinvolti, rendendo parziale la lettura dell’impatto economico sul comparto. Un dato significativo riguarda la co-progettazione, forma avanzata di partenariato pubblico-privato prevista dal codice del Terzo settore per attuare politiche realmente partecipate. Nel Piano solo 173 interventi hanno previsto questa modalità, per un valore globale di circa 213 milioni di euro. Il rapporto mette in evidenza anche problemi sistemici di trasparenza e qualità dei dati. La conseguenza è che la valutazione dell’efficacia e dell’impatto delle politiche risulta ancora piuttosto limitata. Anche la Corte dei conti, nella sua relazione semestrale, ha sottolineato molte criticità illustrate dal rapporto: l’inefficacia di alcune anticipazioni di liquidità, i ritardi negli iter procedurali e le difficoltà di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Le missioni più in difficoltà sono proprio quelle che riguardano l’inclusione sociale e la salute, ossia i settori nei quali il contributo del Terzo settore sarebbe più strategico. Nel frattempo, l’Italia ha avviato numerose revisioni del piano, ben 5 tra luglio 2023 e maggio 2025, cui si aggiunge una sesta in fase avanzata. L’inclusione della “missione 7” (RepowerEu), il definanziamento di alcune misure e il rifinanziamento di altre, ne hanno trasformato la struttura.
A fronte di queste mutazioni, il Forum del Terzo settore rinnova l’appello per una governance più inclusiva. «Il rischio – dice Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo settore – è ridurre il Pnrr a un mero esercizio contabile, senza lasciare una reale eredità trasformativa. E il numero ancora esiguo di cooperazioni con gli Ets conferma come la cultura della collaborazione tra amministrazioni e Terzo settore fatichi ad affermarsi». Ma con oltre 100 miliardi ancora da spendere effettivamente, il destino del Pnrr è tutt’altro che scritto del tutto. Ma sarà una corsa contro il tempo.