corriere.it, 10 luglio 2025
Reggia di Caserta, ruba acqua con un allaccio abusivo da una vasca borbonica: arrestato imprenditore agricolo. La direttrice Maffei: «Danneggiati, prato ingiallito»
Per trasportare l’acqua nel suo fondo agricolo, che si trova non lontano dalla Reggia di Caserta, un imprenditore di 58 anni aveva creato un allaccio abusivo e realizzato una condotta di 145 metri. Ma, soprattutto, per recuperare illegalmente la risorsa idrica, aveva collegato quei tubi a una vasca borbonica dello storico Acquedotto Carolino (bene tutelato dall’ Unesco) della Reggia.
Oltretutto danneggiando in maniera importante quella vasca borbonica, uno dei tanti simboli del palazzo reale vanvitelliano. L’allaccio abusivo è stato scoperto dai carabinieri, che hanno arrestato l’imprenditore agricolo che è stato posto ai domiciliari con le accuse di urto aggravato e continuato di acqua pubblica con danneggiamento di bene culturale patrimonio Unesco, invasione di terreni o edifici dello Stato e attività di gestione di rifiuti agricoli non autorizzata.
L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ed è partita con lo scopo di verificare le cause di un’anomala, quanto evidente, carenza di fornitura idrica presso le vasche e le fontane borboniche dei giardini della Reggia di Caserta. Dopo l’avvio degli accertamenti, i carabinieri sono andati a fare un sopralluogo sul fondo agricolo dell’uomo, situato al confine con il muro del Bosco di san Silvestro (altra area della Reggia protetta come patrimonio Unesco), accertando che il 58enne era solo concessionario del terreno, che in realtà era di proprietà dell’Istituto Diocesano di Sostentamento al Clero di Caserta.
Inoltre è stata bloccata la condotta abusiva: un sistema di tubazioni in polietilene che gli permetteva di sottrarre l’acqua attraverso un foro praticato sul muro di cinta del sito borbonico, la tubazione raggiungeva per l’irrigazione sei diverse zone del fondo agricolo nonché una cisterna di una tonnellata per la raccolta dell’acqua. I carabinieri hanno anche rinvenuto nel fondo una notevole quantità di rifiuti derivanti da attività di taglio e sfalcio di altri terreni agricoli. L’area e il materiale utilizzato per il prelievo dell’acqua sono stati sequestrati.
«Ringrazio il Comando provinciale dei Carabinieri di Caserta e il Nucleo Carabinieri Forestale di Caserta che hanno accolto il nostro grido di allarme», ha dichiarato il direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei. «Sono stati mesi – aggiunge – molto difficili per il Museo, che ha operato per comprendere meglio la complessità del quadro generale, anche rapportandosi con l’Ente Idrico Campano e l’Assessorato all’Ambiente della Regione Campania. Abbiamo tenuto un doveroso silenzio circa la grave mancanza d’acqua del Parco reale, in accordo con le forze dell’ordine, avendo il debito riguardo alle attività di indagine avviate dai carabinieri, rispettosi e fiduciosi nella legge e nelle istituzioni. Tutt’altro che inerti, ma costretti a difficili scelte in relazione anche alle progettualità avviate con il PNNR e alle previste prossime realizzazioni».
«A fronte della carenza idrica della Cascata, delle fontane e delle vasche che vengono alimentate dall’Acquedotto carolino – sottolinea Maffei – non è stato attivato il sistema di irrigazione dei prati della parte alta del Parco reale, limitando l’utilizzo della preziosa risorsa a favore delle alberature monumentali e delle fioriture che necessitano di un minimo apporto di acqua per sopravvivere. La conseguenza è l’ingiallimento delle praterie che seguiranno il ciclo vitale e con le prime piogge autunnali torneranno verdi. Questa scelta non coinvolge il Gran Parterre, dove l’irrigazione funziona con un sistema autonomo rispetto all’Acquedotto carolino».
«Tutelare il patrimonio della Reggia di Caserta e in particolare quello «vivente» significa anche guardare al futuro, grazie al grande lavoro di squadra dei Servizi del Museo. Per la prima volta nella storia della Reggia di Caserta, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono previsti due importanti interventi per il recupero e la valorizzazione delle sorgenti del Fizzo e dell’Acquedotto carolino, e per dotare l’intero complesso di un sistema di irrigazione efficiente e sostenibile, capace di ridurre gli sprechi e proteggere nel tempo il Museo verde», conclude il direttore della Reggia.