corriere.it, 10 luglio 2025
Montagna, ci sono 100.000 abitanti in più. Chi sono e perché sono scappati dalla città
Tra il 2018 e il 2023 il numero delle persone che vivono nei comuni di montagna dell’Italia è aumentato di 100.000 unità. Centomila persone in più che hanno scelto nuovi ritmi di vita nella natura ad alta quota. Lo ha certificato il rapporto sulla montagna curato dall’Uncem (Unione delle comunità montane). È finita l’era dello spopolamento e dell’abbandono per le comunità delle Alpi e degli Appennini? Non è così, perché il quadro generale conferma che in molte zone interne dell’Italia i residenti se ne vanno o invecchiano. E allora che cosa si sta muovendo ai piedi delle vette e tra i boschi della penisola?
Il rapporto Uncem (un corposo dossier di circa 800 pagine) fa alcune affermazioni circoscritte: primo, il saldo demografico nei 3.471comuni di montagna segna un +100.000 invertendo una tendenza in atto da anni; secondo, il fenomeno è molto «a macchia di leopardo», si manifesta in aree di Piemonte, Lombardia e Appennino tosco-emiliano (ma comunque interessa 250 comunità montane su 387); terzo: i «nuovi montanari» non sono immigrati extracomunitari (il cui arrivo aveva comunque «salvato la baracca» in anni passati) ma in oltre due casi su tre persone in fuga da aree urbane e in età lavorativa.
«L’età del risveglio»: così il rapporto definisce il cambiamento in atto. Già, perché chi si è trasferito a vivere nella natura non lo ha fatto per «svernare» ma ha dato vita ad attività economiche, turistiche, commerciali che hanno innescato un circolo virtuoso. Che ha avuto come diretta conseguenza lo stop al declino e in alcuni centri addirittura la riapertura di scuole e servizi.
Ma a quali condizioni i paesi montani si sono risvegliati? E perché in alcuni luoghi sì e in altri no? Marco Bussone, torinese delle valli di Lanzo, è il presidente di Uncem e ha seguito da vicino il dossier: «Tante cose sono cambiate – spiega – soprattutto a partire dal Covid: si sono diffuse nuove forme di lavoro, a cominciare da quello da remoto, è migliorata la connettività e diminuito il digital divide. Ma soprattutto: le città per molte famiglie sono ormai insostenibili dal punto di vista economico e ambientale». In altre parole: preferite vivere in una periferia caotica e degradata o in un borgo alpino nella tranquillità e nel verde? Per 100.000 persone la risposta è arrivata da sè.
Il proverbiale «cambio di vita», insomma, è apparso conveniente e realistico. Ma, ovviamente, non tutto viene da sè. «Laddove il ritorno della popolazione sta avendo successo – racconta ancora Bussone – determinante è stato il fatto di aver ragionato non in termini di campanile, di singoli municipi ma di comunità allargate. Una condizione indispensabile per consolidare servizi come trasporti, sanità, scuole». E gli incentivi pubblici? La formula delle case a un euro? Funziona? Bussone sul punto è chiaro: «Il denaro “cash” non basta: servono idee, servono soluzioni e opportunità. Anche questo è stato un fattore determinante nelle comunità che hanno visto i residenti crescere». Ma mentre il mondo reclama competenze elevate e digitali e dove già manca manodopera per l’industria, non stiamo investendo su un’economia “povera”? «Il pil garantito dalla montagna sarà anche inferiore a quello della città, ma è compensato dalla qualità della vita. Molte università lo hanno capito e hanno avviato corsi dedicati all’economia della montagna».
Ostana è un piccolo comune ai piedi del Monviso che è passato in pochi anni da 10 a 150 abitanti; hanno riaperto la panetteria, l’ambulatorio, è nata un’azienda che alleva alpaca, sono comparse camere in affitto per turisti. E il giorno che a Ostana c’è stato bisogno di uno spazzaneve per non rimanere isolati non è stato chiesto aiuto allo Stato: tutti i residenti hanno messo mano al portafogli e se lo sono comprato. Anche questo fa comunità.
A proposito di idee e soluzioni, a Dossena, 900 abitanti tra le valli bergamasche hanno talmente fiducia nel futuro da aver inaugurato di recente una nuova scuola elementare e un asilo nido. Servizi indispensabili ma che hanno alle spalle la rinascita di attività legate al territorio. Compresa la costruzione di una ardita piattaforma panoramica ma che sta attirando nuovi visitatori.
Da un capo all’altro della penisola ecco l’esempio di Castel del Giudice, entroterra molisano: è stato indetto un concorso per aprire in loco nuove imprese. Le candidature sono piovute in prevalenza da laureati under 40: chi vuole trasferirsi qui da Rapallo per aprire un’azienda di permacultura; chi vuole produrre pane con farine locali da distribuire poi in tutto il territorio grazie a vending machines; o chi si è messo in testa di produrre cosmetici dalla coltivazione delle mele.