ilfattoquotidiano.it, 10 luglio 2025
Il voto su von der Leyen sgretola il governo. FdI esce dall’aula, la Lega la vuole cacciare. “Sfiduciato pure Fitto”
Ursula von der Leyen sta diventando una figura sempre più divisiva in Europa. Lo dimostra l’ultimo voto sulla mozione di censura presentata dalla destra nei confronti della Commissione ed è ancora più vero se si guarda al panorama italiano. La decisione sul futuro della squadra del Berlaymont ha sgretolato la maggioranza di governo a Roma, andata in ordine sparso e dando modo alle opposizioni di sottolineare come si sia arrivati a una paradossale sfiducia anche nei confronti del commissario Raffaele Fitto.
Le conseguenze più evidenti le patisce l’esecutivo e a sorprendere maggiormente è la mossa di Fratelli d’Italia che, contrariamente a quanto lasciato intendere nelle ore precedenti al voto, ha deciso di non entrare in aula. La mozione di censura contro la Commissione von der Leyen è “un errore, un regalo ai nostri avversari politici. Io voterò contro per difendere il lavoro dell’ex copresidente dell’Ecr e attuale vicepresidente della Commissione europea, l’italiano Raffaele Fitto”, aveva dichiarato Nicola Procaccini nei giorni scorsi. Invece né lui né i suoi 23 compagni di partito figurano nella lista dei votanti. Una mossa alla Ponzio Pilato? Tutt’altro. Un’astensione avrebbe indebolito la mozione di censura nei confronti di von der Leyen, allontanando la possibilità di raggiungere la quota dei due terzi dei presenti necessaria per farla approvare. Mossa che sarebbe andata contro al loro gruppo di riferimento, Ecr, che l’ha presentata. Non entrare in aula, invece, ha un significato diverso: così FdI ha permesso che la quota di voti necessari a raggiungere i due terzi dei presenti si abbassasse, favorendo quindi la mozione.
Un cambio tanto repentino quanto innaturale, quello di Fratelli d’Italia, tanto da stimolare la reazione del Pd che con Elly Schlein evidenzia come questa decisione rappresenti di fatto un atto di sfiducia anche nei confronti del commissario Fitto, dato che il voto riguardava tutta la squadra del Berlaymont: “Il dato politico che emerge dal voto di oggi è che il Vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto è stato sfiduciato dalla maggioranza che lo ha indicato”, ha dichiarato.
Uno sgarbo che non sarà piaciuto a Ursula von der Leyen e che, in parallelo, ha contribuito a evidenziare le divisioni tra i partiti che compongono il governo italiano ogni volta che questi mettono piede fuori dai confini nazionali. Forza Italia, come la stragrande maggioranza del Partito Popolare Europeo, ha confermato compattamente il sostegno alla capa di Palazzo Berlaymont, respingendo quindi la mozione. Posizione opposta a quella della Lega che, invece, si è allineata al gruppo dei Patrioti votando per la censura.
Ad emergere dalla Plenaria è anche l’indecisione dei Socialisti. Alla vigilia del voto il gruppo sembrava diviso con la maggioranza che, secondo quanto raccolto da Ilfattoquotidiano.it sentendo fonti interne, aveva deciso di lanciare un segnale politico con l’astensione: una forma di protesta innocua, che non penalizzava la presidente della Commissione, senza comunque fornirle pieno appoggio. E invece S&D si è dimostrata più compatta di quanto previsto, con la maggioranza che ha deciso di opporsi alla mozione di censura e qualche altro eurodeputato che, invece, non era presente in aula. Nel Pd si è andati in ordine sparso. Dei 21 eurodeputati, 14 hanno votato in favore di von der Leyen, mentre si è registrata l’assenza di altri sette: Elisabetta Gualmini, Matteo Ricci e Giorgio Gori non erano presenti, Brando Benifei non è riuscito a votare a causa di un malfunzionamento della scheda, mentre Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan non risultano aver partecipato al voto.