il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2025
Zohran Mamdani, New York e i nuovi socialisti “populisti”
Scendere di quota, immettere la sinistra nella corsia di destra, precisamente nella fila per la spesa al supermercato. Cheese, hamburger, senape, maionese, le uova che mancano, il pane che rincara, il bus che non arriva, anzi quanto costa il bus? Cioè: è giusto che in una città immensa come New York il trasporto pubblico sia gratuito per quelli che non ce la fanno, per le zie con la pensione decurtata, i nonni che arrancano, i figli degli amici che non lavorano?
La chiave del successo alle primarie dei democratici per correre da sindaco della Grande Mela di Zohran Mamdani, trentatré anni, ugandese di nascita, musulmano, già rapper, il Mr. Cardamom di Youtube, sul superfavorito Andrew Cuomo è il cambio d’abito della sinistra. Cambio di scena e anche di vocabolario. Ritorno al rosso antico, recupero della fede socialista, riscoperta del popolo e dei suoi problemi quotidiani: quanto costa fare la spesa, quanto è pericoloso tornare di notte a casa, quanto è ingiusto vedersi il salario sempre più rimpicciolito.
Quel che sta accadendo oltreoceano sarà una buona lettura per la sinistra europea e in particolare per quella italiana, senza più voce e – soprattutto – senza una bandiera da issare sul pennone.
La sostituzione funzionale delle parole chiave che ha operato il giovane e ambizioso Mamdani, di sangue africano ma di buonissime letture (tra l’altro i genitori hanno ambedue conseguito la laurea ad Harvard) fanno dire per esempio a Bill de Blasio, che di New York è stato sindaco e di Mamdani è supporter di prima linea, che potrà essere per davvero il primo socialista vincente negli Stati Uniti, il primo musulmano con simpatie nel circuito ebraico, cioè un vero potente Usa, il legittimo erede di Bernie Sanders ma con in più l’età, la scaltrezza, la modernità nel coltivare i legami con la gente che ha smesso di essere il capitale elettorale dei democratici. Mamdani è un cantastorie rosso antico ma estremamente fascinoso e particolare. Colto, empatico, con un sorriso accattivante, trova su un’app di incontri (Hinge) la donna della sua vita: lei è una cartoonist siriana, Rama Duwaji, 28 anni, impegnata nella campagna pro Pal. “Non accetteremo un comunista a New York” ha subito avvertito il già maldisposto Donald Trump fiutando il possibile grande evento avverso nella sua Patria.
Mamdani sta facendo fruttare anche tra i democratici degli altri Stati le sue idee: togliere alla destra le periferie, acquisire nel vocabolario la parola sicurezza, lasciare al proprio destino le Ztl, il centro storico delle città ricche, la borghesia glamour, l’upper class. Parlare basico, senza voli pindarici, senza riflessioni colte, senza proiezioni sul futuro: climate change per esempio non appassiona. Il clima si combatte con l’aria condizionata. Parlare del presente, scavare nel pensiero quotidiano, dare la precedenza massima all’urgenza minima: il bus che costa caro, le buche per strada, l’ambulatorio che non si trova. “Basta ricchi, basta con i miliardari”, ogni comizio di Mamdani è iniziato così. Ripudio della upperclass e dei suoi temi troppo sofisticati.
In scaletta la questione numero uno: quanto costa il cibo per dar da mangiare a una famiglia con un lavoro ma con la carta di credito scaduta, le rate dell’auto da saldare, il mutuo ingestibile anche per i più fortunati. Tracciare un pensiero e abbassare il livello. È gente che traffica sui social e se accende la tv guarda altro. Il grande popolo del crime, per esempio.
E questa diventa la costruzione teorica di un pensiero distintamente e schiettamente popolare, e la serie di coordinate enunciate fanno dire a Bhaskar Sunkara, il giovane pensatore statunitense, fondatore di Jacobin, la voce dell’America che guarda a left, quello che qualche giorno fa ha riassunto sul Fatto come il sistema perfetto per vincere: animare cioè un “populismo di sinistra”. Creare a sinistra un compendio di nuove urgenze e nuovi diritti da contrapporre alle fedi della destra: la patria, la famiglia, la nazione, l’identità.
Allontanarsi dalle battaglie esistenziali, quelle magari alte ma troppo dispendiose, e ritrovarsi invece nella lotta delle piccole conquiste quotidiane. Il sì e il no delle parole da dire e quelle da trascurare capovolgono la piramide dei valori sui quali anche la sinistra italiana declina l’identità e il destino.
Meno pride e più rider, diritti civili da maneggiare con cura, frequentare con minore enfasi i circoli Lgbtq+ e invece darci dentro con gli operai, la previdenza sociale, la sicurezza sul lavoro, il salario. Meno Ztl e più incursioni nei condomini di periferia dove gli immigrati sono dipinti alla stessa maniera di quelli che votano Trump o in Italia Meloni: ci rubano il lavoro, commettono reati, conquistano le nostre figlie e magari poi le chiudono a chiave nelle loro case.
Cibo, casa, sicurezza, più polizia, più carcere. Il fil di ferro di una società impoverita e spaventata e la voglia matta di questo socialista arrembante di trascinare verso di sé quelli che ai democratici stavano sulle scatole.
Ha vinto le primarie con il 43% e de Blasio ora profetizza la scalata verso il successo: “L’unica cosa che non può fare, purtroppo, è candidarsi a presidente degli Stati Uniti”, non essendo nativo Usa. L’uomo nuovo produce nell’antropologia dell’uomo di sinistra una differente scala di valori: la coerenza delle battaglie vince sulla qualità della condotta. Puoi avere anche un passato scuro, ma è la sincerità ad avere la meglio sulla moralità, la trasparenza delle posizioni sull’etica. Si può sbagliare, basta ammetterlo, spiegare il cambio di stagione e parlare chiaro, anche elementare. Più frasi semplici, possibilmente brevi perché la gente – come si sa – non ha tempo di ascoltare e a volte neanche di pensare.