corriere.it, 9 luglio 2025
Invalsi 2025, tonfo in italiano e matematica: risultati peggiori anche del periodo Covid. Più studenti col diploma ma senza competenze
La scuola italiana lascia sempre meno studenti a terra. Sette anni fa i giovani che abbandonavano gli studi prima del diploma erano il 14,5 per cento. L’anno scorso per la prima volta sono scesi sotto il 10 per cento (9,8 per cento). Di questo passo si dovrebbe riuscire a tagliare il traguardo del 9 per cento fissato dall’Europa per il 2030 già dal prossimo anno: in attesa dei dati, secondo una proiezione del ministero la dispersione sarebbe già all’8,3. Ma le buone notizie finiscono qui, perché i risultati delle prove Invalsi 2025 sono nettamente al di sotto di quello che ci si aspettava: non c’è un solo segno di miglioramento rispetto al calo dovuto agli anni del Covid, anzi rispetto all’anno scorso stiamo tornando indietro. Sempre più studenti riescono a tagliare il traguardo, ma troppo spesso ci arrivano con competenze gravemente inadeguate alle sfide che li attendono. In italiano poco più del cinquanta per cento di chi affronta la Maturità raggiunge livelli sufficienti, in matematica meno della metà. In alcune regioni come Lazio, Campania, Calabria, soltanto due su cinque (40 per cento); in Sicilia e Sardegna, uno su tre (30 per cento).
Prima e dopo il Covid
È come se i risultati si fossero stabilizzati, ma verso il basso. La possibilità di un ritorno ai livelli pre Covid che l’anno scorso pareva ancora possibile, oggi sembra molto più lontana. Non solo pesano le differenze di partenza degli studenti – lo svantaggio economico sociale, il background migratorio, il sesso (femmine indietro in matematica, maschi in italiano) – ma si confermano gli enormi divari fra macroaree regionali: le scuole del Sud hanno una percentuale di studenti fragili quadrupla rispetto a quelle del Nord e, viceversa, gli studenti eccellenti sono meno di un terzo di quelli settentrionali.
Le gomme lise
Come ha spiegato il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci «l’allargamento della platea scolastica si è tradotto in un aumento della dispersione implicita (la percentuale di studenti con competenze insufficienti in entrambe le materie di base, ndr), un po’ come un’auto che prende a bordo 5 persone anziché quattro ma consuma di più gli pneumatici». Detto altrimenti: la scuola italiana oggi tiene tutti a bordo, ma arrivati a fine corsa c’è chi si ritrova a camminare scalzo.
I risultati alle elementari
Per quanto riguarda l’italiano e la matematica, in seconda e quinta elementare i risultati del 2025 sono stabili rispetto agli anni post Covid, ma rispetto al 2019 il calo è del 4 per cento o anche superiore. Già in questi primi anni di scuola pesano le condizioni di partenza degli studenti, il livello socioeconomico della famiglia e il background migratorio. Ma quello che preoccupa di più è che fin dalla seconda elementare si evidenziano differenze territoriali importanti tra le scuole del Nord e quelle del Sud e delle Isole
Le scuole medie
In terza media gli alunni che raggiungono almeno la sufficienza in italiano sono il 58,6 per cento, ma in Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna si fermano al 48 per cento a fronte del 62 per cento di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. In matematica il risultato è stabile, ma lontano dagli esiti precedenti la pandemia. Poco più della metà degli studenti raggiunge i traguardi attesi: il 55,7, ma soltanto il 40 nel Sud e nelle Isole. «Si riscontra – registra il documento dell’Invalsi – un lento indebolimento degli esiti medi della popolazione. Il fenomeno viene da lontano (nel tempo) e trova riscontro nell’andamento degli esiti di molti Paesi occidentali». Alla fine delle medie, se si scorporano i risultati dell’inglese - che sono tradizionalmente migliori – il 31 per cento degli studenti è in condizioni di «fragilità», cioè insufficiente sia in italiano che in matematica, e dunque a rischio «dispersione implicita», intesa come la condizione di quei giovani che escono dalle superiori talmente impreparati che è «come se» avessero abbandonato gli studi prima di mettersi in tasca il pezzo di carta. In questo quadro fosco, si segnalano i risultati incoraggianti di alcuni interventi messi in campo dal governo nelle scuole elementari e medie delle aree più a rischio (Agenda Sud, Agenda Nord, misure del Pnrr, Piano estate eccetera) che hanno funzionato bene un po’ ovunque salvo che in Sicilia.
Le scuole superiori
I risultati degli studenti della seconda superiore appaiono in linea con quelli delle medie, sia in italiano che in matematica e sono costanti nel post pandemia. A livello nazionale sei studenti su dieci (62,4 per cento) raggiungono la sufficienza in italiano, ma i dati regionali restituiscono un quadro ben più variegato: nel Nordovest e nel Nordest sono quasi sette su dieci ad avere risultati da promozione, mentre nel Sud e nelle Isole sono soltanto il 52,6 per cento. La matematica si conferma lo scoglio maggiore: poco più della metà degli studenti (53,7 per cento) a livello nazionale ottiene almeno la sufficienza, ma in Calabria come in Sardegna sono solo il 36,1 per cento – uno studente su tre – raggiunge la linea di galleggiamento.
Il dato più sorprendente e negativo riguarda gli studenti dell’ultimo anno: in quinta superiore più di uno su due non ha una preparazione accettabile di matematica. Solo il 49 per cento in matematica, il risultato peggiore degli ultimi anni. I timidi segnali di miglioramento dello scorso anno sono polverizzati. Per l’italiano la «caduta» è ancora più evidente: meno quattro punti rispetto allo scorso anno. Si passa dal 56 per cento di studenti sufficienti al 52, un dato distante anni luce dal 64 per cento del pre-Covid.
Brutti anche i dati sui cosiddetti studenti accademicamente eccellenti, che quest’anno sono anche meno di quelli del 2021 (in pieno Covid). Persino nel Nordest, che registra sempre risultati ben oltre la media nazionale, i diciannovenni «forti» in tutte le competenze di base sono diminuiti di dieci punti rispetto al periodo pre pandemico: erano il 28,4 per cento nel 2019, oggi sono il 18,5. L’effetto ripresa dello scorso anno (22,1 per cento) è scomparso del tutto.
Inglese e competenze digitali
Rispetto alla débâcle dell’italiano e della matematica, fa notizia a sé il continuo miglioramento dell’apprendimento dell’inglese, almeno fino alla terza media. Dalla prima volta che sono stati fatti i test nel 2019, i quattordicenni che raggiungono il livello A2 sono aumentati di 9 punti nel «reading» (la lettura) e di 16 nel «listening» (l’ascolto). Peccato che fra i più grandicelli quest’anno si registri la prima battuta d’arresto: in quinta superiore solo il 55 per cento degli studenti raggiunge il livello B2 nella lettura (l’anno scorso erano il 60 per cento); e nella comprensione va pure peggio: solo il 44 per cento.
Per la prima volta quest’anno è stato effettuato un test a campione sulle competenze digitali dei ragazzi di seconda superiore di 500 scuole. I risultati sono incoraggianti: la percentuale di ragazzi che mostrano una buona padronanza nell’utilizzo consapevole e sicuro di Internet oscilla fra l’85 e il 90 per cento.