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 2025  luglio 09 Mercoledì calendario

Se la Francia pensa a tassare i super ricchi

Forse perché la parola «égalité» fa parte del motto e dell’identità nazionale, in Francia il dibattito sulle crescenti diseguaglianze è più acceso cha altrove. Il divario tra ricchi e poveri continua ad approfondirsi, e non tutti accolgono questa circostanza come un inevitabile sottoprodotto del capitalismo, da accettare se non ci si vuole trasformare nell’Urss o nel Venezuela. Gli ultimi a proporre un correttivo sono sette premi Nobel per l’economia, che ieri hanno scritto su «Le Monde» un intervento capace di toccare sin dal titolo un altro punto debole dell’animo francese, ovvero l’ambizione all’universalità: «Con l’imposta sugli ultraricchi, la Francia può mostrare la strada al resto del mondo». Daron Acemoglu, George Akerlof, Abhijit Banerjee, Esther Duflo, Simon Johnson, Paul Krugman e Joseph Stiglitz scrivono che «nel momento dell’esplosione della ricchezza estrema, un’imposta minima sui patrimoni dei miliardari dovrebbe essere una priorità». I sette premi Nobel ricordano una semplice verità: grazie a holding varie, i miliardari pagano in proporzione meno tasse dell’impiegato, l’insegnante, il panettiere, insomma il contribuente medio. La proposta è un’imposta minima pari al 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro. Per scoraggiare fughe all’estero, l’imposta verrebbe applicata fino a 5-10 anni dopo l’eventuale partenza. Come nel 1954 con l’Iva, la Francia potrebbe – anzi dovrebbe dicono i Nobel – essere il primo Paese al mondo a chiedere uno sforzo agli ultra-ricchi.