repubblica.it, 9 luglio 2025
Visibilia, scoppia il caso chat di Santanchè. I legali della ministra: “Non si potevano utilizzare”
Nuovo colpo di scena nel procedimento penale sulla presunta truffa Covid che riguarda Daniela Santanchè. Durante la nuova udienza preliminare, gli avvocati Nicolò Pelanda e Salvatore Pino hanno chiesto l’inutilizzabilità di chat, mail e registrazioni che a vario titolo riguardano la ministra, perché a loro dire andava chiesta l’autorizzazione al Parlamento affinché finissero negli atti dei pm. Il compagno di Santanchè, Dimitri Kunz, ha inoltre parlato per quasi 3 ore davanti alla giudice Tiziana Gueli. La cassa integrazione ai dipendenti che in realtà lavoravano? “Errori del direttore amministrativo, nessuna consapevolezza da parte mia. Ero un normale consigliere e non prendevo decisioni”, il senso delle sue parole. Alla fine, un altro lungo rinvio al 17 ottobre. Ed è “molto probabile” che quel giorno la titolare del Turismo si farà interrogare dalla giudice.
Il caso registrazioni: “Non si potevano usare, mancata autorizzazione a procedere”
I legali hanno opposto una eccezione di inutilizzabilità relativa “all’acquisizione di mail, whatsapp e registrazione di conversazioni ambientali da parte di giornalisti (del gruppo Visibilia, ndr) con riferimento a Santanchè”. Si tratta dunque di messaggi che avevano come destinataria – o tra i destinatari – la ministra. Più “le conversazioni in casa o in ufficio di Santanchè”. Tutto, per gli avvocati, “in violazione” delle tutele costituzionali sull’immunità parlamentare. Cioè senza “autorizzazione a procedere” da parte del Parlamento.
“Le mail escluse da un processo e usate nell’altro”
Nel mirino dei legali, tra l’altro, le mail. Che nell’ambito del fascicolo sul falso in bilancio erano state escluse e segretate proprio per questo problema. Ma solo due mesi dopo, nel fascicolo sulla truffa Covid, “la polizia giudiziaria sollecita un dipendente – Federica Bottiglione – a fornire quella corrispondenza, che era uscita dalla porta ed è rientrata dalla finestra”. Serviva autorizzazione a procedere? “C’è una sentenza sul caso Renzi, la 170/2023, che svolge considerazioni che si attagliano a questo caso. Si tratta di un divieto di inutilizzabilità per la mancata autorizzazione a procedere”.
“La ministra registrata dai dipendenti sul divano di casa”
Sarà la giudice a valutare se il materiale contestato dalla difesa Santanchè era utilizzabile o meno. Quanto peserà l’eventuale inutilizzabilità? “Immagino che nella prospettiva delle accusa siano elementi rilevanti”, dice Pelanda. “Questo è un principio di rango costituzionale che deve valere per tutti i casi. Deve essere un processo giusto. Sono mail in cui la ministra è destinataria, whatsapp in cui è destinataria e ambientali, conversazioni registrate da privati in cui la ministra è presente e partecipa. Le registrazioni in casa della ministra partono dal 2015 e arrivano fino al 2021. Registrazioni fatte dai giornalisti di Pc Professionale (dipendenti del gruppo Visibilia, ndr) sul divano di casa della ministra. Da quelle registrazioni risulta che l’idea di andare in cassa integrazione la danno i giornalisti, sono loro a sollecitare: ‘facciamola’”.
Kunz si difende: “Errore del direttore amministrativo”
Completo blu e camicia, Kunz è arrivato attorno alle 11 nell’aula al settimo piano del Palazzo di giustizia. I legali – Nicolò Pelanda e Salvatore Pino – erano già dentro dalle 10 e avevano sollevato nuove questioni preliminari che riguardavano proprio il loro assistito. Questioni che sono state sciolte subito e che riguardavano il capo d’imputazione. Poi l’udienza è iniziata. Kunz si è ovviamente difeso delle accuse, spiegando anche che lui non aveva ruoli decisionali in merito alla Cassa Covid: “Lui ha colto con sorpresa la telefonata registrata dalla Bottiglione, ha chiarito dei passaggi dove si evince la sua sorpresa nell’apprendere che” la dirigente “era in cassa integrazione a zero ore. Lo ha ritenuto un errore del direttore amministrativo della società, lui si è dichiarato estraneo, abbiamo depositato un documento che lo dimostra. Da parte sua non c’era nessuna consapevolezza che venisse applicata la Cassa a zero ore”. Bottiglione, l’ex manager che ha denunciato la vicenda, secondo gli avvocati non poteva non sapere di essere di essere in cassa integrazione.
Il collaboratore si era assunto la responsabilità
Nella scorsa udienza, il 20 maggio, si era già fatto interrogare Paolo Giuseppe Concordia, ex collaboratore esterno “con funzione di gestione del personale” di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria (anche le due società sono imputate). Concordia aveva scagionato nella sua versione sia la senatrice che il compagno Kunz. “La dottoressa Santanchè si è sempre occupata un po’ della parte vendite – aveva messo a verbale – non è mai entrata nella gestione amministrativa (...) ho sempre avuto autonomia io e non ho mai chiesto”. Sulla cassa integrazione nel periodo Covid, che per l’accusa sarebbe stata ottenuta indebitamente con un raggiro da oltre 126 mila euro perché 13 dipendenti hanno continuato a lavorare, Concordia, difeso dall’avvocato Marcello Elia, aveva detto: “L’ho gestita sempre io”. Ha detto di non aver “mai” sentito sul punto Santanchè, difesa dagli avvocati Pino e Pelanda e all’epoca presidente del Cda di Visibilia Editore e amministratore unico di Concessionaria, né Kunz (stessi legali per lui), ex consigliere ed ex ad di Editore.