la Repubblica, 9 luglio 2025
“Soffocati dai selfie” da Capri a Como la crociata anti-turisti
Le imbarcazioni che ogni dieci minuti approdano a Capri traghettano quotidianamente sull’isola 30mila turisti, metà dei quali nelle prime ore del mattino. «Non mi piace parlare di numero chiuso», ribadisce più volte il sindaco, Paolo Falco. Eppure «bisogna fissare un limite – dice – stabilire un massimo di sbarchi per fascia oraria, oltre il quale non è possibile entrare». Un’idea impensabile fino a pochi anni fa, che invece appare oggi sempre più condivisa. Perché se overtourism è una parola che gli amministratori locali faticano a pronunciare, l’emergenza è tale che i comuni si organizzano per porvi un freno o, quantomeno, alleviarne i sintomi.
L’isola campana, prima tra le preferenze dei visitatori stranieri, è tra le mete che scontano una delle più alte pressioni turistiche: «Il territorio, però, non ha capienza illimitata – sottolinea Falco – un numero sostenibile di presenze è anche un diritto dei residenti». Ma sempre più città italiane, che siano costiere, d’arte, affacciate su un lago, diventano bersaglio di viaggiatori che si muovono al passo delle tendenze social. Suggerendo lo scorcio da collezionare a tutti costi sui profili Instagram, influencer più o meno noti sono in grado di muovere economie locali, ma anche di alterare gli equilibri dei luoghi. Non è un caso che la risposta del ministero del Turismo e del Viminale sia il “modello Roccaraso”, la misura nata all’indomani dell’ultimo weekend di gennaio, quando l’appello della tiktoker Rita De Crescenzo portò nel comune montano duecento pullman carichi di turisti. L’idea è di coinvolgere prefettura ed enti locali nei territori a rischio, presentata al tavolo interministeriale del 2 luglio ai comuni firmatari della Carta di Amalfi, di cui fanno parte, tra gli altri, Positano, Taormina e la stessa Capri.
Presente anche Portofino, la perla ligure che dallo scorso anno ha vietato la sosta per selfie nelle zone più suggestive e congestionate della città. Qui la novità dell’estate è l’allerta sovraffollamento: stop agli approdi se si prevede un eccesso di presenze. Dopo il debutto del 16 giugno, con un limite di quattro sbarchi all’ora, il sistema aspira a diventare smart: una app controllerà le celle telefoniche in tempo reale e decreterà il blocco via mare una volta superata la soglia massima.
Banditi anche caddy, risciò e altri mezzi atipici dal centro storico di Firenze, area Unesco, mentre sul “Lake Como”, come è stato ribattezzato dai turisti internazionali, l’omonima città ha deciso di dare battaglia ai gruppi accompagnati dalle guide. Mai più di venticinque persone alla volta, come stabilisce una delibera approvata appena prima dell’estate. Vietato poi stazionare in vicoli e passaggi stretti, creando intralcio alla circolazione, ma anche sovrapporsi ad altre comitive o usare megafoni per le visite guidate in giro per la città. Sotto assalto anche l’altra sponda del lago, quella orientale, dove Varenna, un antico borgo di pescatori in provincia di Lecco, si è trasformata in un «villaggio turistico». Così la definisce il sindaco Mauro Manzoni, amministratore di un territorio di appena 670 abitanti e 18mila visitatori al giorno. La stima è che a fine anno sfioreranno il milione, un numero troppo alto da gestire. Presentata in una lettera al ministero del Turismo, la proposta del primo cittadino è una tassa sui visitatori “mordi e fuggi”. «Contribuirebbe alle spese, dallo smaltimento dei rifiuti al consumo d’acqua, a cui ora facciamo fronte con l’imposta di soggiorno – spiega Manzoni –. Ma chi pernotta ha un impatto minore di chi transita in giornata». L’idea si ispira alle tasse di sbarco, come quella già raddoppiata lo scorso anno a Capri, o al ticket ambientale di Ponza, un onere per le imbarcazioni – fino a tre euro al metro – da pagare anche con Telepass.
Sulla stessa scia, anche l’assessore alla sicurezza di Sirmione ha proposto un biglietto d’ingresso. Ma il piccolo comune sul Lago di Garda, per il momento, ha deciso di rispondere alle migliaia di viaggiatori giornalieri con gli street-tutor. Messi in campo per la prima volta durante il ponte del due giugno, questi operatori «indicano i percorsi da seguire per evitare sovraffollamenti – spiega la sindaca Luisa Lavelli –, gestiscono il flusso in entrata e in uscita e intervengono in difesa del decoro urbano e dei monumenti». Anche Lavelli prospetta di dotarsi in futuro di «uno strumento in grado di stabilire il numero massimo di persone che possono circolare contemporaneamente nel comune». Ma sulla possibilità di bloccare gli accessi, la risposta è sempre la stessa: «Il numero chiuso non mi piace. Piuttosto bisognerebbe ridistribuire le visite».