il Fatto Quotidiano, 9 luglio 2025
Lampedusa militarizzata: 3 caserme in arrivo, ma senza i fondi promessi
Lampedusa vorrebbe vivere soltanto di turismo, ma da ormai trent’anni il nome dell’isola è accostato a un’altra parola che fa tremare i cittadini. “Ogni volta che viene pronunciato ‘emergenza Lampedusa’, sorgono nuove strutture militari”: a denunciare quanto accade sull’isola è il comitato cittadino Pelagie Mediterranee, un movimento politico e culturale che si scaglia contro la militarizzazione dell’isola. Per ogni ‘emergenza’, sorgono nuove caserme, utili al governo per risparmiare, dopo anni di affitti pagati e accordi con hotel e ristoranti. L’ultimo edificio militare che prende forma è un commissariato di polizia, con 48 unità, che verrà aperto a ottobre; ma a fare rumore, in un luogo che vive solo di turismo, è anche l’acquisto della Guardia di finanza di un albergo per essere convertito in caserma, nella splendida spiaggia della Guitgia, oggi affollata di turisti, e la prossima costruzione di una caserma della Dogana nell’ex base Loran. “A ogni emergenza e/o tragedia – scrivono dal comitato – si accompagna la produzione di film, di manifestazioni culturali, il riconoscimento di onorificenze alla comunità di Lampedusa e lo stanziamento di finanziamenti straordinari (Berlusconi 2011, Letta 2013, Meloni 2023) di cui puntualmente si perdono le tracce”. Se infatti le strutture militari annunciate nel 2023 sono prossime all’apertura, i fondi sbandierati tardano ad arrivare: “Al momento, dei 45 milioni stanziati dal governo Meloni – scrive il presidente Giacomo Sferlazzo – non si hanno notizie precise. Quei soldi a Lampedusa non sono mai arrivati e sono stati utili solamente alla propaganda del governo di turno. Una propaganda che ha visto alternarsi, a seconda del governo in carica, la retorica dell’isola dell’accoglienza a quella dell’isola dell’invasione”. Nel fine settimana questo tema verrà affrontato da 12 parlamentari del Movimento 5 Stelle, in missione nell’isola per redigere una relazione (e formulare una interrogazione) su questa protesta dei cittadini lampedusani, i quali chiedono di essere trattati da paese normale, quando Lampedusa paese normale non è. Da ormai 30 anni, infatti, l’isola che rappresenta la porta dell’Europa, ha al proprio interno radar militari, italiani e stranieri, e una presenza costante di forze dell’ordine (centinaia di unità) che a rotazione approdano sulla più grande delle Pelagie per la continua “emergenza” relativa ai migranti poi trasportati nel centro di contrada Imbriacola, anche questo, secondo la denuncia del comitato, “imposto con la forza” dal governo di turno. Inizialmente, dopo l’apertura dell’hotspot di contrada Imbriacola, le proteste erano state ammorbidite dall’economia che alcuni avevano fiutato, ricevendo sull’isola, anche fuori stagione, i militari. Adesso però si è creato l’effetto opposto: se da un lato l’acquisizione di alberghi da parte delle forze dell’ordine e la prossima costruzione di caserme ridurrà l’indotto e farà risparmiare al governo, costretto a sottostare ai prezzi imposti (spesso gonfiati) anche per strutture fatiscenti, dall’altro lato le case nei luoghi turistici si svalutano se affiancate da caserme e da radar sui cui effetti sulla popolazione i cittadini hanno già espresso le loro preoccupazioni: “Una militarizzazione così non si era mai vista”.