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 2025  luglio 09 Mercoledì calendario

Crosetto e gli appalti Nato più veloci «Norma utile, la ripresenteremo»

Guido Crosetto percorre di fretta la scalinata che porta al Centro Studi Americani. «L’emendamento del governo sugli appalti per acquistare armi? Sarà ripresentato».
Tiene il punto il ministro della Difesa su una questione politicamente spinosissima, da giorni al centro di uno scontro al vetriolo tra governo e opposizioni. Ovvero la proposta del governo, anticipata dal Messaggero, di allentare i controlli sugli appalti per le forniture militari così velocizzando l’acquisto di armi, munizioni e sistemi per le forze armate italiane in caso di emergenza. Una corsia speciale per le commesse militari pensata per venire incontro alle nuove richieste della Nato e inserita in un emendamento al decreto infrastrutture. Per ora è stato messo nel congelatore da Palazzo Chigi, dopo il polverone di polemiche montato dalle opposizioni che accusano il governo di voler accelerare sul riarmo con buona pace della trasparenza. Accuse che Crosetto rispedisce al mittente parlando con questo giornale. «Si è detto che questo emendamento serviva a velocizzare l’acquisto di armi ma ne è stata data una versione distorta. In realtà riguardava solo alcune forniture particolari, prevedeva sì un’accelerazione ma aumentava anche i controlli con un ulteriore ruolo delle Camere». La notizia però è un’altra. Riprende Crosetto: «Ripresenteremo l’emendamento, magari all’interno di un provvedimento più pertinente ai temi della difesa» fa sapere. Insomma il governo tira dritto sulla corsia preferenziale per il riarmo. Che nelle intenzioni del ministero della Difesa avrebbe dovuto prevedere, in caso di emergenza, appalti in deroga alla normativa vigente: niente controllo preventivo della Corte dei Conti e della Ragioneria, demandato invece a una commissione mista composta da magistrati e appartenenti alle forze armate. Uno sprint, questa la versione data fin dal primo giorno dal governo, per attrezzare le donne e gli uomini in divisa e aggiornare l’equipaggiamento e i sistemi d’arma delle forze armate italiane alle nuove emergenze. «Se siamo pronti? Evidentemente no, non lo siamo abbastanza» spiega Crosetto a questo giornale tenendo il punto: l’emendamento sul riarmo rifarà capolino, quando la polvere si sarà posata. Ammesso che si posi. Le opposizioni, si diceva, sono in trincea. Guida la protesta il presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. «Inquietante – aveva tuonato l’avvocato nei giorni scorsi – lo diciamo subito al governo: fermatevi e ripensateci». In scia quasi tutto il fronte anti-militarista tra i banchi delle minoranze. Ma non solo. «Per quanto riguarda la difesa e l’acquisto di armi e materiale bellico, non dobbiamo ridurre la trasparenza – metteva in guardia ieri dal Pd Stefano Graziano, capogruppo in Commissione difesa – Abbiamo la Corte dei conti che già svolge un egregio lavoro capillare di controllo, quindi non vedo l’esigenza di creare un altro organo appositamente per questo».
LA LINEA
Crosetto però non arretra. E spiega anzi, sull’uscio del Centro Studi Americani – ritrovo secolare dell’élite a stelle e strisce nella capitale, a due passi da Botteghe Oscure – che la corsia rapida per aggiornare le capacità militari italiane è richiesta «dall’impegno del 5 per cento del Pil nelle spese della difesa previsto dalla Nato». «Pensare che l’investimento in Difesa sia un’alternativa all’investimento in sanità o all’investimento in welfare è una follia» ha rincarato dentro, durante la presentazione del libro di Enrico Borghi, senatore di Italia Viva, “Sotto attacco” (Rubbettino), «l’investimento in difesa è il presupposto dell’esistenza di una sanità, di un welfare e di una democrazia».