Il Messaggero, 9 luglio 2025
Il capo dell’Aeronautica «Indipendenza sui satelliti e 10mila uomini in più»
Un mese esatto. È quanto è trascorso dall’ultima audizione in Parlamento di Luca Goretti. Quella nella quale l’allora capo di Stato maggiore dell’Aeronautica aveva voluto tirare una riga, giunto al termine del suo incarico, mettendo a fuoco priorità e sfide per il futuro. Non ultima quella dello Spazio, con parole che erano suonate, a molti, come un’apertura verso Elon Musk e la sua costellazione di satelliti, Starlink. Nel dettaglio, Goretti si era soffermato sulla «crescente disponibilità di satelliti in orbita bassa», utile «per migliorare l’affidabilità delle comunicazioni», e aveva invitato ad agire sulla cooperazione civile-militare «promuovendo l’integrazione dei servizi spaziali commerciali per scopi di sicurezza e difesa». Un indirizzo, rispetto al quale, il suo successore, Antonio Conserva – ieri all’esordio in Senato per l’illustrazione delle linee programmatiche del suo mandato – sembra volersi muovere non esattamente in continuità.
L’AUDIZIONE
Tra le priorità per l’Aeronautica militare, Conserva ha posto il potenziamento delle capacità satellitari per la raccolta di dati intelligence, la navigazione di precisione, le comunicazioni sicure a banda larga, e la gestione delle operazioni remote. Con una premessa chiara: «La dipendenza da sistemi satellitari esterni o non controllati genera vulnerabilità», pertanto, ha aggiunto, «investire nello spazio risulta cruciale per preservare la nostra autonomia strategica». Un orientamento in linea con l’ultimo Consiglio supremo della difesa, dove ha preso corpo la valutazione di una costellazione nazionale per le comunicazioni militari e governative, oltre all’obiettivo di «scongiurare l’occupazione e la militarizzazione dello Spazio». E d’altronde, il piano su cui è al lavoro il governo da qualche mese – in testa il ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso – è quello di dare vita a una nuova costellazione italiana, composta da cento satelliti a orbita bassa, entro i prossimi cinque anni. L’iter prosegue: dopo il primo studio di fattibilità condotto dall’Agenzia spaziale italiana, in queste settimane sono in corso i confronti – che dovrebbero concludersi entro l’estate – con le industrie che potrebbero essere incaricate della realizzazione.
IL PERSONALE
Se sul fronte delle priorità, il numero uno dell’Aeronautica guarda a una via nazionale sui satelliti, tra le necessità per il Corpo che guida, inserisce quelle legate al personale, senza il quale, dice, «nessun sistema d’arma, per quanto tecnologicamente avanzato o sofisticato, può operare efficacemente». Sotto gli occhi c’è, ad oggi, il continuo calo degli organici con cui potrebbe essere più sfidante «gestire un futuro incerto». La soluzione passa, a detta del generale, dal riuscire a «sanare nel breve termine un bisogno impellente e non più procrastinabile»: un incremento di circa diecimila unità aggiuntive, di cui cinquemila riservisti. I nuovi reclutamenti serviranno a favorire il rimpiazzo generazionale, valorizzando nuove competenze specialistiche, ad esempio nel campo della cybersecurity e dell’ingegneria aerospaziale. Quanto ai riservisti, fungerebbero da moltiplicatore di forze, garantendo la continuità operativa.Parlare di personale vuol dire anche badare al suo benessere: per questo, il generale ha definito «fondamentale» dotare i militari di «un’indennità di alloggio fissa e continuativa, parametrata al costo degli affitti». Questo per alleviare i costi di vita di quelle famiglie che sono soggette a trasferimenti repentini.
I SISTEMI ANTI-DRONE
Nella lista delle priorità di Conserva, ampio spazio è dedicato allo sviluppo capacitivo. A partire dall’opportunità di sviluppare una difesa nazionale autonoma, antimissile e anti-drone, in cui siano definiti i focus da attenzionare, visto che, sottolinea, «proteggere l’intero territorio è una grande sfida». Poi, il rafforzamento dei sistemi di comando e controllo mediante l’investimento in algoritmi avanzati, intelligenza artificiale, superiorità dello spettro elettromagnetico e capacità di previsione delle minacce. Tra le urgenze, figura pure la modernizzazione della rete radar italiana, che passa per l’integrazione di sistemi a lungo raggio, in primis su vaste aree e siti critici, nonostante a livello Ue si punti a dare vita a programmi comuni con sensori e radar a lunga gittata. All’aspetto della difesa – non fa eccezione la cyber defence – si somma il potenziale offensivo, «pilastro della deterrenza»: per Conserva sarebbe necessario dotarsi di armamenti con capacità di attacco in profondità contro obiettivi strategici nemici, inclusi missili aria-aria e antinave. Infine, la razionalizzazione degli Alti comandi e dello Stato maggiore, funzionale a eliminare «ridondanze burocratiche». Tutte le strade portano a una maggiore spesa in Difesa, che per Conserva non rappresenta una «scelta dettata dalle pressioni Usa o Nato», ma è una necessità strategica: il «costo da sostenere per restare un Paese rilevante, libero e sicuro».